Leclerc, la faccia dopo il GP d'Arabia Saudita è una conferenza stampa

Leclerc, la faccia dopo il GP d'Arabia Saudita è una conferenza stampa© Getty Images

Le espressioni sfoderate da Charles in occasione e al termine del GP di Jeddah rappresentano la più grande descrizione di uno stato dei fatti in casa Ferrari, che chiede interventi. Per far sì che la primavera non si tramuti in un temutissimo e precoce autunno

Giorgio Terruzzi

21.03.2023 ( Aggiornata il 22.03.2023 09:27 )

Siamo qui, con una faccia un po’ cosi?... come quella di Leclerc nella notte araba. Stravol- ta, un po’ dalla fatica, un po’ dal sospetto che questa Ferrari non riesca a togliersi di dosso qualche guaio ormai cronico. Il tema, al cospetto di una corsa che inchioda i nostri eroi dietro Red Bull, Aston Martin e addirittura Mercedes, è quello di sempre. Macchine lente, sin troppo, sul passo, soprattutto con gomme dure. L’handicap di ieri e dell’altroieri, incancellabile a quanto pare, dopo un inverno di lavoro scopo toglierlo di mezzo, dopo il limbo che ha separato le prime due prove del Mondiale, certi di venirne fuori o, almeno, di non ritrovare oggi i soliti fantasmi. Macchè.

Una gara al di sotto delle aspettative, con annesso qualche problema strategico, in parte dovuto ad una ennesima safety car rognosa e cacciata in pista senza un motivo comprensibile, in parte connesso al- la scelta di non sparigliare le strategie, montando magari le coperture medie a Leclerc, partito con le morbide.

Le pagelle di Jeddah

Morale della favoletta: di vincere non se ne parla, mentre pare complicato tenere il passo di quelli bravini, tutta gente in crescita, Mercedes compresa, descritta come malnata, malridotta, malinconica al punto da richiedere profondi lifting. Ora, non pare giusto star qui ad emettere verdetti, anche perchè non abbiamo la competenza e il fisico. Però, pare sfinente sentir parlare di lavoro, lavoro, lavoro, considerato che proprio un gran lavoro è stato fatto proprio per eliminare i guai che rendono amaro il cammino anche di questa Ferrari. Il fatto è che non si capisce come possa accadere che una macchina fili di brutto in qualifica e si pianti regolarmente in gara. Se fossimo dei tipi arrogantelli come i tifosi delle cose calcistiche, impiegheremmo pochi minuti per elencare responsabilità che risultano invece occulte.

Trattasi di difetto congenito? Trattasi di macchina che non viene toccata come si deve in pista? E’ davvero, ancora questione di tempo? Sono queste le domande che frullano qui dove risposte non abbiamo. Sperando che le risposte siano già nella testa, nei computer insomma da qualche parte a Maranello, in modo da evitare un’altra gogna, con tutto il corredo di sgradevolezze tipiche, soprattutto per le persone che alla Ferrari lavorano.

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