Briatore si, massa no: la F1 e l’insostenibile arroganza del potere

Briatore si, massa no: la F1 e l’insostenibile arroganza del potere

Uno striscione “Felipe Massa campione del mondo 2008” fatto rimuovere con un pretesto farsa. Poi l’invito a non presentarsi per l’ex ferrarista che reclama quel titolo mentre chi ha ordito l’imbroglio fa parte del Circus con tutti gli onori. l’ultimo atto di prepotenza posto in essere dalla FIA e da Liberty

Stefano Tamburini

06.09.2023 10:35

Certi volti che sfilano con sorriso beffardo sono di per sé uno schiaffo alla giustizia e al tempo stesso un atto di estrema arroganza di un Sistema di potere senza vergogna che da anni gover- na la Formula Uno, prima con il despota assoluto Bernie Ecclestone e successivamente con Chase Carey e Stefano Domenicali. Che hanno il merito, con l’avvento di Liberty Media, di aver rappresentato un punto di cesura con un passato imbarazzante. Ma non hanno saputo completare l’opera di pulizia dell’immagine, grazie anche e soprattutto a comportamenti imbarazzanti al cospetto dei Paesi canaglia sul fronte dei diritti umani e civili. E anche con qualche legame non troppo edificante sul piano dell’etica.

E dunque i volti imbarazzanti non sono quelli dei capi ma quello di chi in passato ha avuto a che fare con il Gran Premio più truccato della storia e ora è lì a far passerella al fianco delle autorità, prima dell’esecuzione dell’inno nazionale e del sorvolo delle Frecce Tricolori.

E così, a Monza, l’ostentazione del “qui comandiamo noi” è andata oltre l’imbarazzante rimozione di uno striscione esposto dal Club Ferrari di Caprino Bergamasco sul rettilineo principale. Nulla di offensivo, semplicemente cinque parole e un anno: “Felipe Massa campione del mondo 2008”. Ufficialmente la richiesta, che in realtà è un ordine, è legata a una presunta e mendace posizione di ostacolo alla vista degli spettatori. Quello striscione è ben al di sotto della linea ideale dello sguardo di qualsiasi spettatore della tribuna retrostante. In realtà non disturba nessuno se non il manovratore con la coda di paglia.

Quelle come queste sono imposizioni che fanno chiasso ben più di quello che avrebbe fatto lo striscione pro-Massa, lasciato lì in mezzo a tanti altri. Sarebbe stata sufficiente una disposizione alla regia internazionale di non inquadrarlo mai e sarebbe potuta finire lì. No, non bastava perché il Potere, questo tipo di potere, ha bisogno di esercitare l’insostenibile pesantezza dell’arroganza. Perché non c’è solo l’odiosa rimozione dello striscione a sostegno di un’azione legittima e condivisibile – intrapresa dall’ex ferrarista Felipe Massa per rimettere quantomeno in discussio- ne il verdetto della stagione 2008, chiusa con il titolo di Lewis Hamilton (allora su McLaren) con appena un punto di vantaggio grazie a un quinto posto acciuffato all’ultimo giro per via di un sorpasso su Timo Glock. Il tedesco della Toyota girava con gomme da asciutto su pista bagnata perché non era potuto rientrare a cambiarle, con la pit-line già bloccata per la cerimonia di premiazione.

Il servizio prosegue nella prossima scheda


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