Briatore si, massa no: la F1 e l’insostenibile arroganza del potere

Briatore si, massa no: la F1 e l’insostenibile arroganza del potere

Uno striscione “Felipe Massa campione del mondo 2008” fatto rimuovere con un pretesto farsa. Poi l’invito a non presentarsi per l’ex ferrarista che reclama quel titolo mentre chi ha ordito l’imbroglio fa parte del Circus con tutti gli onori. l’ultimo atto di prepotenza posto in essere dalla FIA e da Liberty

Stefano Tamburini

06.09.2023 10:35

Il crash gate di Singapore

Massa però non contesta quel sorpasso di per sé già abbastanza indegno di un Mondiale di Formula Uno. Il vero imbroglio era di qualche settimana prima, a Singapore, nel quartultimo appuntamento della stagione, in quello che poi si rivelerà il Gran Premio più truccato della storia. Lo vincerà Fernando Alonso con la Renault, grazie a un colossale imbroglio (poi definito crash gate) organizzato dal responsabile della sua scuderia, Flavio Briatore, e dal capo degli ingegneri, Pat Symonds. Il dinamico duo convince l’altro pilota della scuderia – Nelson Piquet junior – ad andare a schiantarsi contro un muretto per favorire l’ingresso della safety car e la conseguente rimonta di Alonso. Si scoprirà tutto l’anno successivo, anche se i sospetti c’erano già prima, quando Piquet viene licenziato per scarso rendimento e vuota il sacco. Dapprima la Renault nega tutto, poi si trova di fronte alla confessione di Symonds. Così Briatore e lo stesso Symonds perdo- no il posto, la Federazione internazionale radia il primo, squalifica per cinque anni il secondo e per due la scuderia. Per la Renault, che resta nel paddock gra- zie alla condizionale, sarà un disastro di immagine, al punto che lo sponsor principale, il gruppo bancario Ing, scioglierà il contratto e chiederà l’immediata cancellazione dei propri marchi dalle livree delle monoposto. Poi, nel 2010, il Tribunal de Grande Instance di Parigi annullerà le sanzioni per Briatore e Symonds ma solo per un vizio procedurale e tanto basterà per disporre anche un risarcimento per i due. Ma l’imbroglio è confermato e sarà il fresco di nomina presidente della Federazione, Jean Todt, a decidere di chiuderla con un compromesso poco onorevole rinunciando a proseguire sulla strada della verità. E, purtroppo, senza mai entrare nel merito del risultato del Gran Premio vergognosamente truccato, perché il principale danneggiato è il fer- rarista Felipe Massa che senza quell’ingresso della safety car provocato da un’azione invereconda non sarebbe stato costretto a un rientro forzato ai box e a finire danneggiato da una pistola del rifornimento incastrata nel bocchettone. La mediazione poterà a due anni di squalifica per i dirigenti e al perdono di Piquet. E Alonso? Ne esce indenne perché era all’oscuro della manovra e si tiene il primo posto, men- tre Massa butta via una vittoria quasi certa grazie a quell’incidente ai box.

A distanza di tempo, uno come Bernie Ecclestone, dall’alto del suo pelo sullo stomaco alto come gli al- beri di una foresta amazzonica, dirà che quella ga- ra avrebbero dovuto annullarla e che di conseguenza quel Mondiale non sarebbe dovuto andare a Lewis Hamilton ma al ferrarista Felipe Massa. La confessio- ne è dello scorso marzo, grazie a un’intervista – mai smentita – alla testata F1-Insider: «Io e Max Mosley (l’allora presidente della Federazione, nda) siamo stati informati durante la stagione 2008 di quanto era accaduto nella gara di Singapore. Piquet Junior aveva confessato a suo padre Nelson che gli era stato chiesto dal team di andare a sbattere contro il muro per far scattare la safety car e aiutare così il suo compagno di squadra Alonso a vincere».

«Avevamo prove a sufficienza - ha aggiunto Ecclestone – per intervenire sulla questione in tempo. Secondo lo statuto, dato ciò avremmo dovuto annullare la gara di Singapore. Tutto questo significa che non sarebbe stata valida per la classifica del Mondiale. A quel punto Felipe Massa sarebbe diventato campione del mondo e non Lewis Hamilton».

 

Il servizio prosegue nella prossima scheda


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