GP Messico: i 5 temi del fine settimana

<p>GP Messico: i 5 temi del fine settimana</p>
© Getty Images

Con la vittoria in casa di Perez Max Verstappen mette a segno il nuovo record di successi in una singola stagione e va sempre più a spasso nella storia, negando ancora la vittoria ad Hamilton; bravissimo Ricciardo, mentre la Ferrari e Gasly...

31.10.2022 10:34

Tu mi turbi

Analizzare la prestazione della Ferrari al GP del Messico in un lunedì mattina di Halloween, favorisce la battutaccia: le Rosse si sono vestite da fantasma e sono scomparse. Prenderla con ironia significa prenderla alla larga, prima di addentrarsi nelle trame del peggior fine settimana dell'anno per il Cavallino Rampante.

Mentre dall'altra parte del mondo, ad Imola, la nuova Hypercar 499P provava a regalare un sogno, a Città del Messico la F1-75 viveva gli incubi peggiori. Non si era mai vista, una Rossa 2022 così opaca, lenta e lontanissima (senza la minima possibilità di replica) non solo dalla Red Bull ma anche dalla Mercedes. I distacchi, sul traguardo, sono stati impietosi: 58”123 tra Verstappen e Sainz, 1'08”774 tra Max e Leclerc. Ma fa paura pure il ritardo dalla miglior Mercedes, quella di Hamilton, davanti di oltre 40” sullo spagnolo. Numeri orribili, altro che Halloween.

La nota positiva, se c'è, è che la tappa messicana è unica dal punto di vista dell'altitudine: si trova ad oltre 2200 metri sul livello del mare, il triplo rispetto ai 760 metri di Interlagos (la prossima tappa) ed ai 700 di Spielberg, dove per la cronaca la Ferrari aveva vinto (pur sé nell'unica giornata in cui la Red Bull aveva completamente cannato l'assetto). E' chiaro, comunque, che le criticità del Messico sono moltiplicate rispetto a quelle che si presentano in Austria ed in Brasile, e forse sta qui la spiegazione delle differenze tra la tappa sul Red Bull Ring e quella sul circuito dei fratelli Rodriguez. Premesso che sul primo tracciato si è corso più di 5 mesi fa (e 5 mesi di sviluppo sono una quantità incredibile, in F1), sul secondo l'altitudine è ben maggiore ed i compromessi sono più stringenti. Binotto ci ha tenuto a specificare che in Messico non ha funzionato niente tra potenza, trazione e bilanciamento, ammettendo che mancasse un po' di tutto alla Rossa e di non avere, a caldo, una spiegazione per quella che a tutti gli effetti è una debacle. La ragione, probabilmente, è un insieme di fattori, principalmente due: uno di assetto, l'altro di motore. Ragioni che possono anche essere legate tra loro.

Senza entrare nello specifico, Sainz a mezza bocca ha ammesso che il Cavallino sapeva sin dalla vigilia di dover fare dei compromessi. Su cosa, si può scommettere fosse il turbo. Quest'ultimo è un elemento molto sollecitato in Messico per via dell'aria rarefatta (serve una rotazione maggiore per avere la stessa spinta che si ha sul livello del mare) ed è un elemento che ha sofferto di affidabilità sulla F1-75. Per cui, i tecnici hanno deciso per un utilizzo prudente, anche a costo di sacrificare parte della prestazione. La deduzione logica, è che il turbo Ferrari sia più piccolo rispetto a quello della concorrenza, ma non è una certezza matematica.

Ridurre la spinta del turbo significava accettare una perdita di tempo nei rettilineo, e da qui sono partiti i “giochi” sull'assetto. Tanto carico nelle FP1, ali più scariche nelle FP2 (dove l'incidente di Leclerc ha fatto perdere un chilometraggio importante per avere più dati da confrontare con Sainz) e nelle FP3 (proprio perché, avendo girato poco il giorno prima, Charles aveva bisogno di un'altra verifica con quell'assetto), fino alla marcia indietro prima delle qualifiche, anticipata tra l'altro da un altro intervento nel corso delle libere 3. Questo ha dato nelle mani dei piloti una macchina con cui, visivamente, nessuno dei due si trovava bene: tanti rischi in qualifica, tante correzioni, un'altalena nei tempi in gara figlia di una macchina che trasmetteva poca fiducia e tipica proprio di situazioni in cui la macchina è nervosa. Probabilmente, l'aver fatto avanti e indietro su un assetto senza invece lavorare passo passo in una direzione chiara ha fatto sì che i piloti non si abituassero alla vettura, troppo diversa tra una sessione e l'altra, il tutto senza riuscire a trovare la giusta quadra per qualifica e gara, con una monoposto rimasta con tante criticità irrisolte.

In Messico la Rossa non ha avuto un punto di forza e sin da subito, nell'abitacolo, al box ed al muretto, tutti quanti si sono rassegnati a vagare nella terra di nessuno. Nemmeno Russell, 4°, è potuto essere una preda raggiungibile, mentre dietro invece il resto del gruppo era troppo lento per rappresentare una minaccia per le Rosse. Poco da inventarsi con la strategia, e poco da inventarsi anche tra di loro: stavolta Sainz ne aveva chiaramente più di Leclerc e così non si è posto nemmeno il problema di una (inutile) battaglia per la quinta posizione. Una sensazione di impotenza che ha dato fastidio, ma che doveva per forza essere accettata.

Leclerc: "Delusione enorme"


  • Link copiato

Commenti

Leggi autosprint su tutti i tuoi dispositivi