La squadra di Faenza replica alle teorie fantasiose di un ritiro "ad arte", costruito dalla responsabile delle strategie Red Bull per favorire Verstappen
Mancava la teoria cospirazionista, intorno ai fatti che hanno visto protagonisti Tsunoda e AlphaTauri. Arriva inevitabilmente dai social, con accuse rivolte al team di Faenza e alla responsabile della strategia Red Bull, Hannah Schmitz, artefice quest'anno di più di un successo ottenuto da Verstappen e Perez grazie a letture tattiche eccellenti.
Intorno ai fatti il mondo social spesso ha la "necessità" e di certo il vizio di costruire l'immancabile "chissà cos'altro c'è dietro".
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I fatti: Tsunoda dopo il secondo pit-stop sente un problema in macchina, la sensazione di una ruota non fissata bene, tanto l'AlphaTauri necessita di correzioni anche sul dritto.
Il muretto conferma al pilota che il pit è andato come previsto. Tsunoda, fermatosi a bordo pista, allenta le cinture ma viene istruito dal muretto a riportare la macchina al box.
Alla ripartenza, con i problemi che persistono, l'indicazione di parcheggiare la monoposto in un posto sicuro. La manovra porta alla Virtual Safety Car, sfruttata da Red Bull per effettuare il pit-stop con Verstappen, montare gomma morbida e risparmiare il 40% del tempo ordinariamente previsto per la sosta. Il vantaggio è nella corsa per la vittoria, contro le Mercedes.
Il dettaglio del "ritiro-più-VSC-e-pit-di-Verstappen" è sfruttato dai cospirazionisti per immaginare uno scenario creato ad hoc, da AlphaTauri e Red Bull. Come se la Red Bull, il Verstappen, visti in Olanda avessero bisogno di tali espedienti per contendere la vittoria.
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