GP Olanda: i 5 temi del fine settimana

GP Olanda: i 5 temi del fine settimana© @RedBullRacing

Il "Max Express" continua a raccogliere vittorie e record, anche in una gara resa caotica dalla pioggia; in questo contesto emergono Alonso e Gasly, mentre la Merceds sbaglia e Sainz salva il bilancio Ferrari

28.08.2023 11:13

Aspettando la 676

La notizia migliore di tutto il fine settimana olandese, se proprio vogliamo trovare un aspetto positivo, è stato l'intervento di Enrico Cardile ai microfoni. Il direttore tecnico in pectore ha parlato dell'attuale vettura ma soprattutto di quella che verrà, ammettendo verità scomode: e cioè non solo che questa è una macchina da rifare (aspetto intuibile dai risultati), ma che bisognerà applicare un profondo cambiamento nei concetti di base, non solo aerodinamici. Insomma, la vettura 676, quella che sta prendendo forma a Maranello e che scenderà in pista nel 2024, sarà molto diversa dalla SF-23. E questa sì, che è una buona notizia.

Per il resto, sull'Olanda la Ferrari ha molto da analizzare e molto poco da dire. Il sospetto che Zandvoort potesse essere una pista non adatta alla SF-23 era forte, mentre la certezza si è materializzata subito. Il tracciato olandese ha messo a nudo difetti intrinsechi di progetto, esponendo al massimo le debolezze strutturali della vettura 2023: nata con un anteriore apparso “debole” sin dai test in Bahrain, nei Paesi Bassi questo sottosterzo “naturale” è stato portato all'estremo su un tracciato da massimo carico. Per farla breve: a Zandvoort servono livelli di carico che si raggiungono non tanto e non solo con l'alettone anteriore, quanto piuttosto con ala posteriore, fondo e diffusore, senza mai dimenticare l'apporto che le sospensioni danno in questa generazione di vetture per “stabilizzare” la macchina. Montando però la specifica da alto carico al posteriore, nel team di Maranello si sono resi conto che la vettura risultava fin troppo sbilanciata, con un sottosterzo che era molto più accentuato. Per questo si è stati costretti a ricorrere ad una specifica che garantiva un carico inferiore al posteriore, ma che nel complesso dava un risultato migliore nel bilanciamento generale (pessimo in realtà, ma che sarebbe stato ancora peggiore se fosse stata montata l'ala da altissimo carico al retrotreno). Facile dire: ma non bastava aumentare ancora il carico all'anteriore? No, non bastava, perché la SF-23 era già al limite e l'assetto deliberato per qualifiche e gara, alla fine, era quello che garantiva nel complesso la prestazione migliore possibile. L'ala anteriore non è l'elemento principale nel fornire deportanza, ma è il primo elemento che impatta con l'aria, dunque è l'elemento che indirizza i flussi: se fondo e diffusore sono pensati e studiati per un determinato disegno dell'ala anteriore, non si può pensare di montare o impostare un'ala anteriore completamente diversa rispetto a quella preparata in fabbrica, perché la mappa aerodinamica ne trarrebbe comunque più danni che benefici. I piloti si sono resi subito conto delle criticità della SF-23 a Zandvoort, sin dalle prove del venerdì, ma dopo varie analisi comparate si è capito che non c'era molto altro da fare: bisognava stringere i denti e correre con quell'ala posteriore lì, accettando di essere rapidi in rettilineo in cambio di una marcata sofferenza in tutto il resto della pista. La SF-23 non è macchina da piste da alto carico, perché predilige tracciati veloci con frenate e ripartenze; tuttavia, non aver potuto nemmeno ricorrere alle specifiche da massimo carico in assoluto è stato un qualcosa di tremendamente increscioso, per una squadra come la Ferrari.

In un contesto così, difficile per qualunque squadra e pilota, si sono viste le differenze tra la pragmaticità di Carlos Sainz e la voglia di “evadere”, diciamo così, di Charles Leclerc. Charles ha provato con tutto sé stesso a tirare fuori il sangue da una rapa, e dopo una qualifica fatta di brividi (e tanti rischi), alla fine ha pagato il conto: a muro in Q3 e nono posto. Sainz, al contrario, ha provato a massimizzare il risultato, dimostrando di essere anche un pelo più a suo agio con la difficile SF-23 in versione olandese. Per quanto riguarda la gara, inutile fare confronti sul passo visto che Charles ha avuto problemi da subito (una paratia conficcata nel fondo sin dal primo giro, circa 60 punti di carico persi), però nell'approccio c'è stata un'altra differenza: colpevole o meno in un contatto costato molto più del previsto, Charles si è fatto tradire dalla bagarre, Carlitos no. Ed è stato lui, alla fine, a salvare la baracca: il 5° posto non era un piazzamento alla portata della Rossa di Zandvoort, ma con calma e pazienza lo spagnolo è riuscito a salvare il salvabile in un fine settimana che, viste le premesse, prometteva un risultato anche peggiore. Occorre prendere atto di questa situazione, aspettando la 676: non sarà magari una macchina da titolo, ma di certo con lei si spera di non vivere più situazioni al limite del paradossale come con la SF-23 di Zandvoort.

GP Olanda: l'analisi di Vasseur


  • Link copiato

Commenti

Leggi autosprint su tutti i tuoi dispositivi