Ferrari e la strategia su Leclerc, Binotto: decisione di buon senso

Ferrari e la strategia su Leclerc, Binotto: decisione di buon senso© Ferrari

La strategia decisa dalla Ferrari nel finale di corsa a Silverstone ha lasciato molti interrogativi, il team principal torna sugli episodi per spiegare l'operato del muretto

Fabiano Polimeni

05.07.2022 ( Aggiornata il 05.07.2022 09:20 )

Da Silverstone direzione Zeltweg con il ritorno alla vittoria, dopo tanto, troppo tempo. Causa errori, causa difetto di affidabilità, causa anche un avversario fortissimo, prima di tornare a mettere il confronto su un piano non così inclinato.

La Ferrari deve raccogliere quanto di positivo che ha prodotto il GP di Gran Bretagna. Poi c'è la questione strategica, il dover rendere spiegazioni ai tifosi sul perché il leader della corsa non sia stato fermato in occasione della safety car nel finale di gara, per montare gomme morbide e mettersi al riparo dagli attacchi di chi alle sue spalle ha avuto la meglio alla ripartenza.

Sterzi a parte: Ma che bello ritrovare Hamilton!

Mattia Binotto torna sull'episodio chiave della gara di Silverstone. Leclerc da un parziale di +19 punti recuperati a Verstappen, potenziale prima dell'ingresso della SC, a un ben più magro recupero di 6 punti.

Leclerc meritava la vittoria

"La delusione di Charles è anche la nostra: si vince e si perde insieme. Nessuno può dirsi soddisfatto del suo risultato, perché ieri Charles ha guidato in maniera straordinaria e ha dimostrato per l’ennesima volta il suo eccezionale talento come pilota. Si meritava senz’altro la vittoria, e non ci fosse stata la safety car l’avrebbe conquistata", introduce l'analisi della scelta più discussa,  Mattia Binotto.

Quei 5-6 secondi necessari per un doppio pit-stop erano in essere nell'affrontare Leclerc l'Hangar Straight, metri per dare tempo al team di valutare cosa fare. Dentro Sainz, fuori Leclerc.

Perché non è stato fermato Charles

"In una situazione simile il buon senso dice di dare priorità a chi sta davanti perché non perda posizioni in pista. Non c’è niente di strano nella nostra strategia. La priorità era come sempre chi sta davanti, in questo caso Charles. 

Aveva gomme più fresche, se lo avessimo fermato i nostri avversari avrebbero optato per una strategia opposta e avrebbero guadagnato posizioni, avendo peraltro delle gomme quasi nuove. È la stessa strategia utilizzata per Lewis Hamilton nella gara di Abu Dhabi lo scorso anno: non è rientrato ai box.

Al contempo, con Carlos abbiamo optato per una strategia opposta in modo da non perdere nessuna possibilità. Se non l’avessimo fatto, mettendo entrambi i piloti sulla medesima strategia, avremmo rischiato di perdere la gara consegnando letteralmente la vittoria ai nostri avversari", spiega Binotto.

Sainz, gli ordini di scuderia quand'è stato necessario

Non è l'unico elemento di delusione per Leclerc. Certo il più evidente e impattante. Nel dopogara, Charles, ha valutato anche i giri passati vicino a Sainz con ancora Verstappen in pista e al comando della corsa.

Un ordine di invertire le posizioni giunto nel momento in cui Sainz non è riuscito a girare sui tempi chiesti dal muretto. Un'indicazione tardiva? "In quel momento non era necessario farlo e c’era ancora molto tempo per prendere quella decisione. Per noi la priorità continua a essere massimizzare il risultato di squadra. Gli ordini di scuderia arrivano solo quando questo è a repentaglio. È successo durante il secondo stint, quando abbiamo chiesto a Carlos di cedere la posizione perché non era abbastanza veloce e i nostri avversari ci stavano per raggiungere".

10 macchine dietro Leclerc

Strettamente legata alla decisione di non fermare Leclerc e lasciarlo in pista con gomma dura più lenta delle morbide - su pochi giri residui e macchine leggere - è stata l'indicazione data a Sainz (e giustamente rimandata al mittente) di restare a distanza da Charles per non portare il gruppo addosso al leader della corsa ed esporlo agli attacchi, alla ripartenza. Dieci macchine è il limite massimo entro il quale restare, salvo incappare in penalità. 

"Assolutamente no, Carlos non ha ignorato le indicazioni della squadra, ci ha chiarito che doveva proteggersi dai nostri avversari, e in questo modo stava anche proteggendo il nostro vantaggio. Eravamo tutti allineati su questo. 

Mi rendo conto che, senza avere un quadro completo della situazione, si possa avere la sensazione che Carlos non sia un team player. Pensiamo però che pochi giri prima aveva ceduto la sua posizione senza alcuna esitazione o lamentela, dimostrando chiaramente che per lui la squadra viene prima di tutto", spiega Binotto.

Classifica mondiale Costruttori


  • Link copiato

Commenti

Leggi autosprint su tutti i tuoi dispositivi