Massimo rispetto per i campioni di oggi, ma la F.1 eroica era un'altra cosa. Diretto e sincero, Nigel Mansell spiega il suo punto di vista sul Circus di oggi in un'intervista al Daily Mail, facendo confronti tra la sua epoca e quella attuale.
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Lo struggente ricordo di Gilles
Un episodio che Nigel non dimenticherà mai è quello che portò alla morte di Gilles Villeneuve: "Ai miei tempi le persone morivano regolarmente, e questo poteva avere serie ripercussioni sulla tua psiche. Gilles divenne mio amico, avevamo un rapporto stretto. Mi diede ottimi consigli. Per questo non dimenticherò mai la tragedia che gli capitò a Zolder fino alla fine dei miei giorni. Ero nella macchina dietro ed osservai tutto. Lo vidi sollevarsi in aria e ricadere giù, lo vidi volar via dall'auto e finire contro le barriere. Andai oltre e ricordo che pensai che non avrebbe avuto speranze. E' stata la cosa più scioccante a cui abbia mai assistito, rimasi sconvolto e lo sono tutt'ora".
La F.1 degli anni '80 e '90
Prosegue Mansell: "La Formula 1 negli anni '80 e '90 era una faccenda molto seria. Se non morivi, potevi comunque rimanere ferito, con le barriere ai limiti dei circuiti. Non potevi mai sapere che cosa sarebbe successo". Poi arrivò la morte di Ratzenberger e Senna: "Il giorno della scomparsa di Ayrton fu una catastrofe per il motorsport, e cambiò il mondo delle corse per sempre".
La Formula 1 di oggi
Il motorsport ha fatto passi avanti, ma non tutto è migliorato: "E' migliorato sotto molti aspetti, ma peggiorato sotto altri, perché ad esempio i circuiti in tutto il mondo sono stati sterilizzati. Questo è un grande errore. La Formula 1 era uno sport incredibile, dove eri ricompensato se guidavi bene e penalizzato se guidavi male. Non potevi andare a 200 miglia orarie in una curva se non ne avevi le capacità. Ora questo è incredibilmente cambiato. Lewis Hamilton avrebbe fatto bene anche in quelle circostanze, ma è molto difficile fare paragoni tra le epoche. Allora anche tanti bravi piloti hanno avuto un semplice incidente e ne sono usciti con braccia, gambe o qualcos'altro rotto e non hanno potuto continuare la loro carriera. Ora i buoni piloti fanno errori grossolani e non si fanno niente. Sudano raramente in macchina. A fine gara sembra quasi siano usciti dal parrucchiere. La cosa bella ai miei giorni era che se facevi 180 Gp ed eri ancora vivo ti davi una pacca sulla spalla da solo e potevi dire di aver avuto una grande carriera".
Fangio il più grande
Su chi sia il migliore di sempre il Leone ha pochi dubbi: "Non Hamilton, ho sempre detto Fangio, perché ha guidato in un'epoca in cui, e Lewis sarà d'accordo con me, i piloti erano dei veri eroi perché non avevano cinture di sicurezza, dei veri caschi, dei veri occhiali e talvolta neanche i guanti. Avevano il serbatoio della benzina tra le gambe e se avevi un incidente c'era il 50-50 % di possibilità di essere sbalzato fuori oppure di morire. Comunque, Lewis sta facendo molto bene".