GP Miami: i 5 temi del fine settimana

Una rimonta inesorabile di Verstappen che sa tanto di mazzata al morale di Perez, il tutto mentre la Red Bull resta imprendibile per chiunque; Alonso una certezza, Mercedes e Ferrari alla "finestra", mentre lo show nel pre gara...

08.05.2023 ( Aggiornata il 08.05.2023 11:35 )

Incostanza sovrana

Tre interviste in tre momenti diversi, eppure il filone tematico era il medesimo. Per Vasseur, Leclerc e Sainz il problema, il vero problema, è questa benedetta incostanza sul passo gara. Bene solo a tratti, in determinati giri, ed in determinate condizioni. Non si può spingere troppo per far surriscaldare le gomme, non si può uscire dalla finestra di utilizzo pena perdita di competitività e, male peggiore, non si sa nemmeno quando la macchina smetterà di funzionare. E quando due piloti vivono l'incubo inverso nell'abitacolo per poi uscire e dire di non sapere il perché, allora sì che c'è bisogno di preoccuparsi.

Non è che ci giravano intorno, il team principal ed i piloti. E' che proprio, oltre a parlare di “incostanza”, non sanno cosa dire. Perché individuare il problema è certamente un passo avanti ma non significa risolverlo, e non è detto si sappia quale sia la via per farlo. Che la SF-23 abbia un problema alla domenica è evidente e non serviva arrivare a Miami per scoprirlo: è come risolvere questo guaio, la vera ombra delle domeniche ferrariste. Le sfaccettature poi sono state diverse: Leclerc ha parlato di finestra ristrettissima (con un buon potenziale “dentro” alla finestra: il problema è che uscire è facile e una volta fuori sono dolori), Vasseur ci ha tenuto a spiegare che non si tratti nemmeno di degrado e Sainz non ha smentito né l'uno né l'altro.

Da tempo si esalta la meccanica della Red Bull, e sembra proprio questo il punto: la SF-23 non ha una meccanica all'altezza. Nell'errore del sabato di Leclerc è evidente come, riguardando le immagini al rallentatore, il posteriore “balli” molto di più rispetto a quello della Red Bull. Sulla RB19 l'anteriore ha un'escursione verticale appena accentuata mentre l'altezza del posteriore resta pressoché invariata; sulla SF-23 invece il posteriore fa su e giù, fino a toccare l'asfalto, sigillare il fondo e facendo così perdere carico in maniera improvvisa alla macchina: con un posteriore a quel punto privo di carico, il pilota non è più autista ma passeggero, perché il posteriore non segue più l'anteriore e si perde il controllo. Attenzione: questo non significa dire che l'errore di Leclerc è figlio della macchina. L'errore è e resta del pilota, che dovrebbe conoscere i limiti della proprio vettura, ma a questo errore si può dare una lettura tecnica che porta a pensare che sulla SF-23 la risposta del gruppo sospensivo posteriore non sia all'altezza. E questo spiegherebbe anche l'incapacità di far funzionare la macchina alla domenica: con più benzina, la dinamica delle sospensioni non riesce a rispondere come dovrebbe, fornendo ai piloti una monoposto ballerina: da qui una piattaforma aerodinamica instabile, figlia però non di un difetto aerodinamico, ma appunto meccanico, quello delle sospensioni. E dire che la sospensione posteriore, nella F1-75 del 2022, sembrava essere un piccolo capolavoro, e in parte lo era: basti ricordare come andasse forte la Rossa, in trazione, nelle prime fasi dello scorso mondiale.

Se la situazione fosse esattamente questa, si spiegherebbe anche perché Vasseur stia mettendo le mani avanti sui futuri aggiornamenti. Perché se davvero buona parte del problema è nella meccanica, allora sono dolori: mica facile, rinnovare le sospensioni in corso d'opera. Avrebbe senso continuare a lavorare nella compresione totale del pacchetto, per arrivare ad assetti rigidi abbastanza per evitare questo fenomeno, ma al tempo stesso non troppo per rendere la macchina eccessivamente critica nei tratti più lenti. Qui tornano le parole di Leclerc al sabato, che aveva scommesso su sé stesso accettando un assetto più difficile da domare ma con più potenziale teorico: il suo 7° posto in qualifica ha vanificato parte di questa scelta, anche perché a quanto pare la scommessa era quella di posizionarsi più in alto possibile in griglia. Mancato questo obiettivo, il fine settimana di Charles è diventato più difficile di quello di Sainz, ma alla fine è cambiato poco: 5° e 7°, a 15” uno dall'altro sul traguardo (poi diventati 10” per la penalità allo spagnolo).

Il nuovo fondo arrivato a Miami non poteva, da solo, far andare di colpo la SF-23. Gli ultimi pezzi del primo macro-aggiornamento stagionale arriveranno a Barcellona, con una tappa intermedia ad Imola (a Monaco, pista atipica per eccellenza, si lavora su assetti ed adattamenti, non si portano pezzi nuovi). Il lavoro, adesso, è capire il comportamento di questa macchina imbizzarrita, che passa da momenti di competitività a momenti di sconcertante difficoltà con estrema facilità. E non si tratta di un lavoro facile.

Vasseur: "Siamo troppo incostanti e non sappiamo perché"


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