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Giorgio Ferro
22 apr 2025
Il weekend del Mondiale di F1 a Jeddah ci ha insegnato che i piloti fanno ancora la differenza. Anche nella F1 dei giorni nostri. Chi l’avrebbe mai detto… È chiaro che un pilota, per quanto Fenomeno, non potrà mai ripianare totalmente le carenze prestazionali di una vettura. Tuttavia, stiamo vedendo che il pilota può condizionare non poco il rendimento complessivo del sistema vettura-pilota, intervenendo in modo anche consistente sulla graduatoria attesa dalle potenzialità puramente tecniche delle macchine. Proviamo a spiegarci.
La McLaren MCL39 è chiaramente una vettura di categoria superiore, almeno per ora. Però, non tutti e due i piloti sono riusciti finora a sfruttarne appieno le potenzialità ed a prendere quel distacco – in gara e in campionato – che ci si poteva aspettare. Perlomeno, non sempre. Come abbiamo già scritto nei nostri precedenti debriefing, Norris e Piastri non hanno infatti mostrato finora quella consistenza che li avrebbe potuti promuovere al rango di piloti con la P maiuscola. E gli avrebbe consentito di dominare qualifiche e gare con una certa serenità, vista la vettura che hanno la fortuna di guidare. I loro weekend sono stati invece a turno costellati di errori che gli hanno complicato la vita, ma soprattutto hanno limitato l’entità della fuga in classifica.
Dopo 5 Gp è Piastri quello che ha sbagliato di meno, mostrando una maggiore capacità di fronteggiare la pressione di avere tra le mani una vettura vincente. Ha gettato alle ortiche l’esordio in Australia, ma poi ha portato a casa tre vittorie. Nella sua carriera in F1, Oscar ha vinto il 10% delle gare effettuate (che non è poco…), contro il 4% di Lando. Una bella differenza, soprattutto se concentriamo lo sguardo su questo 2025 in cui l’inglese è salito in cima al podio solo una volta e si è perso per la pista in più di un’occasione.
Se si confermasse il trend di questo primo scorcio di stagione, si potrebbe pensare che il lavoro di gestione dei piloti che Andrea Stella dovrà affrontare durante la stagione sarà facilitato, grazie ad un’identificazione più chiara di chi sarà la prima guida su cui puntare. Ma attenzione perché, perdendo punti per strada, la Classifica Piloti potrebbe lasciare spazio alle velleità di qualche altro avversario dal rendimento eccellente, pur se alla guida di vetture prestazionalmente inferiori. In altre parole, la McLaren sembra essere una vettura di altra categoria. I suoi piloti no.
Quando parliamo di piloti dal rendimento eccellente che possono entrare in gioco per il titolo ci riferiamo ovviamente a Max Verstappen, l’avete intuito. L’olandese è stato protagonista di un’altra impresa titanica nella qualifica di sabato che gli ha consentito di affrontare in prima classe la gara della domenica. Il che conferma ciò che dicevamo all’inizio. In questa F1 il talento e la determinazione di Max stanno mettendo in buona parte a tacere le carenze di una Red Bull non particolarmente ben riuscita. Ed ecco che il “sistema RedBull-Verstappen” ha oggi solo 12 punti di ritardo dal leader Piastri e 2 da Norris. Ok, Max è Max e non ce ne sono tanti come lui, ma l’importanza percentuale del pilota sul risultato finale di questo campionato è innegabilmente salita, come confermato anche da altri piloti a metà schieramento. E ci farà probabilmente divertire fino a fine anno.
Chi continua a divertirsi poco è invece la sponda F1 della Scuderia Ferrari. Già perché, al contrario, lo straordinario squadrone guidato da Antonello Coletta procede spedito a suon di vittorie nel Mondiale Endurance. E lasciateci aggiungere, da anni. Proprio nello stesso periodo in cui in F1 il team sta continuando a navigare in acque tempestose. Quindi non tutto è tragedia a Maranello…
Rimanendo in F1, va detto che la gara di Jeddah ha dato perlomeno qualche piccolo segnale positivo. Preferiamo sottolineare “piccolo” perché anche nel giro secco in Arabia la Rossa ha infatti dato segnali di bizzarria comportamentale, facendo soffrire i propri piloti, chi più chi meno. Tre i decimi presi ancora una volta da Leclerc e addirittura nove quelli che hanno relegato un Hamilton sempre più triste a partire dalla quarta fila. Poi è successo che in un segmento di gara si è visto un Leclerc gestire apparentemente in modo agevole una vettura che, oltre ad essere visivamente più omogenea e stabile – o forse proprio per questa ragione – andava oggettivamente piuttosto forte. Poca euforia, quindi, anche perché questo “exploit” è arrivato di sorpresa. Sembra anche per i tecnici del Cavallino…
Insomma, il percorso di comprensione della Ferrari sembra essere ancora piuttosto impervio. E la messa a punto del set-up sembra essere ancora piuttosto casuale o, in ogni caso, una questione di compromesso che fa sì che la guidabilità della Rossa sia buona o accettabile solamente in alcune curve del tracciato. Oppure in certe condizioni di carico carburante, come sembra sia accaduto proprio ieri a Jeddah quando la vettura di Leclerc si è alleggerita.
La SF-25 sembra ancora sempre passare con una certa dose di imprevedibilità dal sottosterzo che inibisce la direzionalità dell’avantreno all’instabilità del retrotreno. E se vuoi togliere il sottosterzo in inserimento, ecco che ti trovi a guidare una saponetta. Dappertutto. Ma non sempre… Bel casino.
Sembra essere sempre più probabile che la SF-25 abbia una configurazione aerodinamica troppo, troppo sensibile alle variazioni di altezza da terra. Le sue mappature aerodinamiche devono purtroppo avere una zona di utilizzo troppo ristretta per cui diventa un’impresa non banale trovare il set-up che minimizzi le irrequietezze della vettura. Manca probabilmente anche carico aerodinamico globale rispetto a quanto messo in pista dalla Mc Laren. Ma è abbastanza evidente che – al variare delle altezze da terra – il centro di pressione aerodinamica si sposti troppo tra gli assi, andando a variare in modo troppo brutale la guidabilità della vettura nelle varie fasi di percorrenza di una curva, sia essa a bassa o alta velocità.
Dopo 5 Gp, Leclerc è sicuramente il pilota meno in difficoltà, in quanto predilige da sempre un avantreno molto direzionale anche a scapito di un posteriore instabile, confidando nelle sue capacità di governo. E riesce a massimizzare i risultati anche con un set-up appena accettabile. Hamilton no. E sta dietro, molto indietro. Deludendo se stesso in primis e poi i tifosi, illusi dai proclami mondiali esternati prima che i giochi iniziassero.
L’amore dei Ferraristi per Lewis sembra essere già finito. È vecchio… non ha più voglia… non si impegna… Francamente non siamo per nulla d’accordo, perché bisognerebbe tenere ben presente che Hamilton, da sempre, predilige una vettura stabile e sincera. Un vestito tagliato su misura, non uno toro meccanico col quale lottare curva dopo curva. Da sempre. I suoi anni mondiali in Mercedes gli hanno dato la possibilità di esaltarsi perché tutte quelle vetture andavano sui binari. Oggi no, la SF-25 è tutto meno che sincera. Scivola dappertutto, come ha più volte ripetuto nei team radio anche ieri.
Ma Lewis merita rispetto e non critiche. Innanzitutto, perché è il primo a starci male. In secondo luogo, perché, da vero professionista, non ha mai espresso una sola parola critica nei confronti della vettura e del team. Anzi dice sempre e solo “è colpa mia che mi devo adattare alla vettura”… Forse, aldilà delle scelte di marketing che hanno portato Lewis a Maranello con grandi squilli di trombe, si sarebbero potuti considerare anche gli aspetti tecnici che vanno ad amplificare o smorzare il contributo e l’adattamento di un pilota in un team. E pensare che avere due piloti con uno stile di guida e delle esigenze così diverse non avrebbe di certo favorito il rendimento globale del team. Ma tant’è…
Oggi è evidente che – se dovesse rimanere questo il “carattere” della SF-25 – le strade (impervie, lo abbiamo detto) che portano alla messa a punto della vettura – e aggiungiamoci anche gli sviluppi futuri – devono essere forzatamente diverse per i due piloti. Altrimenti sarà ovvio che uno dei due sarà sempre penalizzato pesantemente.
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