L'editoriale del direttore: Chi esige rispetto lo deve anche dare

L'editoriale del direttore: Chi esige rispetto lo deve anche dare

Sul numero in edicola di Autosprint, tutti gli approfondimenti sulla farsa vista a Spa

Andrea Cordovani

30.08.2021 10:00

Prima di tutto la sicurezza. Sì, di essere stati tutti presi in giro in una domenica di fine agosto con la commedia del Gp di Spa dove vengono assegnati punti in una gara che non s’è corsa e dopo una stucchevole, infinita, attesa.

Una totale mancanza di rispetto per chi ha atteso ore e ore sotto la pioggia pagando il prezzo di un biglietto per uno spettacolo mortificante. Una noia infinita davanti alla tv (anche questa a pagamento) a vedere l’effetto che fa uno sport che si contorce su se stesso perdendosi in mille cavilli regolamentari, attorcigliandosi intorno a uno show che non può andare avanti perché alla base di tutto non si scherza con la vita dei piloti ma dall’altro lato neanche con la pazienza di un popolo di appassionati giustamente irritato.

Ed è paradossale che a una scena del genere si assista proprio in quel dove si invita in ogni momento al rispetto, richiamando valori e principi. Stavolta il messaggio non è arrivato. Stavolta la F.1 è affogata sotto il diluvio del Gp del Belgio mandando in onda qualcosa che non si era mai visto.

Racconta Lewis Hamilton: "I due giri che abbiamo percorso? È tutta una questione di soldi. Qui tutti prendono soldi e credo che anche i fan dovrebbero avere la possibilità di riprendersi i loro visto che non sono riusciti a vedere ciò per cui avevano pagato. È un peccato non poter fare la gara domani. Amo questa pista, e sono dispiaciuto dal non aver potuto correre oggi, perché non è stato di certo un Gran Premio. Penso che il nostro sport oggi abbia fatto una scelta infelice, c’è solo una ragione per cui ci hanno mandato fuori, e questo mi fa sentir male per i fan".

Ci sono logiche impazzite in questa F.1 dove l’unica decisione che riesce a prendere è quella di rimandare il problema di minuto in minuto, in attesa di un colpo di bacchetta che faccia smettere di incazzarsi a Giove Pluvio.

Si va a caccia dello spettacolo e poi si manda in scena una rappresentazione pessima. Un errore gigantesco che deve far riflettere per poter dire che non succederà mai più. Qui non si tratta della trita storia dei Cavalieri del Rischio, qui si tirano in ballo gli sbagli dei Cavalieri del Fischio.

Domenica scorsa il direttore di gara Michael Masi si è trovato sulle spalle tutta la responsabilità e ha deciso di non decidere. Non possiamo metterlo in croce per questo, solo evidenziare che in quattro ore non si è cavato fuori un ragno dal buco in attesa degli eventi.

Forse sarebbe stato meglio far calare il sipario prima ed evitare che il balletto dell’indecisione si prendesse tutta la scena lasciandoci delusi, amareggiati, sbigottiti.

E poi la festa del podio. Con tutto il rispetto: ce la potevamo risparmiare.

Esattamente 60 anni fa, il primo settembre del 1961 usciva in edicola il numero 1 di Autosprint. E se sfogliate tutta la collezione del nostro giornale non troverete mai il racconto di un Gp come quello del Belgio.

A volte ci rifugiamo nel passato perché il presente non ci piace e il futuro un po’ ci inquieta. Il delirio di Spa ci deve far riflettere tutti. Senza sputare sentenze come di moda nei social ai giorni nostri dove circola odio e poca intelligenza. La F.1 è un bene co- mune e va difesa. Ma stavolta il sistema ha toppato. La credibilità è in picchiata


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