L'editoriale del direttore: cose da Hyperstar

L'editoriale del direttore: cose da Hyperstar

Sul fascicolo di Autosprint in edicola, il racconto del podio della 499P a Portimao e un doveroso tributo alla memoria di Craig Breen

Andrea Cordovani

18.04.2023 10:27

Mondiale Endurance è uno spettacolo sempre più sulla rampa di lancio. In un fine settimana dove la grande sfida della Hypercar s’è presa tutta la scena, con la F.1 a motori spenti e polemiche accese, quello che è successo sulla pista di Portimao conferma che ci sono tutti i presupposti per assistere a uno show capace di generare interesse e passione. Pieno di emozioni e nel contesto di una sfida tecnica davvero affascinante.

Dopo l’apertura di Sebring anche in Portogallo è stata la Toyota a mettere alle spalle una concorrenza che sta crescendo e che promette di alzare ulteriormente l’asticella delle prestazioni. Il 42esimo successo della Casa giapponese nel WEC è figlio di una cavalcata vincente della Toyota numero 8 condotta da Hartley-Buemi-Hirakawa che dopo aver subito l’iniziale sorpasso da parte dei compagni di squadra, ha poi preso il largo quando sulla vettura gemella c’è stato un problema al sensore della coppia che trasmette dati alla Fia. Un inconveniente che ha costretto il team a richiamare la vettura ai box perdendo sei giri. Una sfida che è stata anche tanta sofferenza quella andata in scena in Algarve con i guai di affidabilità che hanno tenuto tutti col fiato sospeso.

Rispetto al primo round stagionale in Florida, Toyota non ha centrato la doppietta. Un mezzo passo falso del quale ha prontamente approfittato la Ferrari che ha colto un meritatissimo secondo posto con Fuoco-Molina e Nielsen. Per la seconda volta nella stagione la 499P numero 50 sale sul podio. La prima Hypercar del Cavallino prosegue il suo percorso di crescita costante e in Algarve è stata costantemente ai vertici della classifica. Affidata in partenza a Nielsen la n° 50 ha occupato subito i piani alti passando in seconda posizione col ritiro della Toyota n° 7. Molina ha poi consolidato la posizione prima di lasciare il volante a Fuoco che è transitato sotto alla bandiera a scacchi con un distacco di 1 giro dalla Toyota vincitrice. La gara dei loro compagni di squadra è stata invece condizionata da un inconveniente al sistema brake-by-wire che si è manifestato nella prima parte della corsa. Un problema che ha rallentato il passo della 499P n° 51. L’abilità nella gestione della vettura ha consentito ai piloti di completare la prova conquistando otto punti. Adesso la classifica del Mondiale Endurance vede la Toyota al comando con 64 punti davanti alla Ferrari che ha 42 lunghezze. Tra due settimane si torna in pista a Spa, forse il primo circuito meno anomalo del campionato. Per ora il primato dei giapponesi non sembra essere in discussione, ma il Cavallino ha una gran voglia di rovinargli tutti i piani.

La tragedia di Breen

Piomba come una cappa pesantissima sul motorsport la morte di Craig Breen durante un test in Croazia. Una tragica fatalità si abbatte sul Mondiale Rally e spezza la vita al 33enne pilota irlandese della Hyundai, spegne quel sorriso col quale aveva conquistato tanti appassionati. L’impatto laterale della sua vettura contro una staccionata di legno risulta fatale. Si parla di incidente beffardo nelle prime ricostruzioni, non di velocità incontrollate. Secondo i primi dati arrivati la vettura di Craig che stava viaggiando a una velocità di 60kmh, è parsa quasi fuori dalla traiettoria ideale. La vettura ha concluso la sua corsa contro la struttura in legno. Breen è morto sul colpo mentre il suo navigatore è rimasto illeso. Un destino cinico e baro ha spezzato la vita a questo caro ragazzo irlandese che aveva l’Italia nel cuore. Ora mentre il dolore si fa forte ci si interroga sulle corse e sulla loro pericolosità, una compagna di viaggio insita nel motorsport, resta il ricordo di Craig un vero appassionato di rally, una carriera tutta in parabola ascendente nel Mondiale. Ha corso 82 rally iridati Breen senza mai assaporare il gusto della vittoria. Sono in molti a pensare che quest’anno avrebbe potuto coronare anche questo sogno. Ma quella curva, quella maledetta, tragica fatalità su quella strada novanta chilometri a nord di Zagabria ha trasformato in tragedia il finale di quello che poteva, doveva, essere una favola...


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