L’editoriale del Direttore: Ferrari, orgoglio italiano

L’editoriale del Direttore: Ferrari, orgoglio italiano

Nuovo numero di Autosprint in edicola, tutto dedicato alla vittoria Ferrari a Le Mans

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Andrea Cordovani

13.06.2023 09:53

Adrenalina tracimante sull’asfalto tra ghiaia e leggenda. Sospesi in bilico dentro un’impresa incredibile, di quelle che fanno riscrivere la sto- ria. E ci rimangono per sempre. Gli interminabili ultimi minuti sembrano altre 24 ore dentro a un Centenario spettacolare. La telecamera che indugia nell’on-board della 499P, le mani di Alessandro Pier Guidi sul volante, il sogno mostruosamente proibito che sta per avverarsi, la tensione che sale, l’ansia che aumenta.

Poi il nostro tricolore issato sul pennone più alto di Le Mans. In sala stampa urlano i colleghi italiani mentre intorno il silenzio si trasforma in un rumore fragoroso. È un successo che ammutolisce e lascia attoniti, quello conquistato dalla Ferrari nella sfida di durata più famosa del mondo che festeggia 100 anni e ci regala un futuro con scenari accecanti. Sarà anche che come canta Paolo Conte “i francesi s’incazzano che le palle ancor gli girano” quando vedono noi cugini d’Oltralpe festeggiare contro di loro. Ma stavolta debbono farsene una ragione e dire solo una cosa: chapeau! Trecentoquarantadue giri totalmente sotto pres- sione, col cuore in gola a ogni curva, a riscrivere la storia tra una piega e l’altra, danzando tra i cordoli, lanciandosi sui rettilinei per accorciare la distanza e piazzare l’impresa. La 499P davanti a tutti. Fin dai test pre-gara e di seguito con la strepitosa pole artigliata da Antonio Fuoco, che già da sola pote- va rappresentare qualcosa di straordinario per una squadra e una vettura al debutto nella Corsa-Mito. E invece no. La Ferrari è salita ancora più in alto prendendosi tutta la scena, andando a vincere come solo i grandi sanno fare. Dopo cinquant’anni Maranello torna e lascia un segno indelebile, una firma clamorosa dentro Le Mans e nell’endurance. Nessuno avrebbe potuto pensare che potesse avvenire qualcosa del genere, nessuno tranne questa Ferrari pronta a gettare il cuore oltre l’ostacolo andando a cercare l’impossibile.

La Rossa del Presidente

Questa è la Rossa del presidente John Elkann, quello che ha reso possibile questo straordinario ritorno, quello che ha puntato senza più nessuna titubanza verso il progetto che riporta la Ferrari al centro della scena dell’endurance, il vero Dna del Cavallino. Lo raccontava ad Autosprint due anni fa proprio il presidente: «Riteniamo che la Hypercar sarà un modo straordinario per esprimere l’ingegnosità e la creatività di Ferrari per poter competere ed imparare cose che creeranno macchine diverse da quelle che abbiamo oggi. Normalmente pensando alla Ferrari viene esclusivamente in mente la F.1. Nella realtà Ferrari nasce facendo correre prototipi...». Questo fantastico ritorno nell’endurance da parte del Cavallino porta la firma del numero uno di Maranello e della sua idea di squadra, di azienda, di approccio alle corse. «Oggi abbiamo vissuto una giornata indimenticabile, che dedico a tutti coloro che lavorano in Ferrari - ha dichiarato il presidente - Dopo 50 anni siamo tornati a partecipare alla massima categoria dell’endurance, che ha segnato la nostra storia e quella dello sport automobili stico. Siamo orgogliosi di avere portato l’Italia sul gradino più alto del podio della 24 Ore di Le Mans, celebrando nel modo migliore il centenario della gara più importante al mondo nella categoria. La vittoria che Antonello Coletta, Amato Ferrari e tutta la squadra Ferrari, dai meccanici ai piloti, hanno conquistato in condizioni difficili - per la stessa durata della gara, per il meteo incerto e per i nostri avversari fortissimi - deve essere di esempio per tutti noi. L’emozione che hanno regalato ai nostri tifosi in una giornata storica lega passato, presente e futuro e ci ricorda l’importanza di avere il coraggio e l’umiltà di migliorare sempre. Con entusiasmo e felicità voglio ringraziare tutti i nostri colleghi che ci hanno portato a una grande vittoria: un successo che celebriamo con i nostri tifosi e il nostro Paese».

C’era tutto lo stato maggiore della Ferrari a Le Mans: è un bagno di gloria che genera orgoglio e voglia di continuare a regalare gioie al popolo rosso. Un successo che potrebbe anche rappresentare una chiara linea da seguire pure in F.1 dove certe vittorie sembrano divenute così impossibili da assaporare. Ma guai a creare contrapposizioni: la Ferrari è una soltanto. Lavora, combatte, gioca da squadra. Mentre la 499P numero 51 sfilava nel paddock, con Pier Guidi al volante, Calado e Giovinazzi sulla carrozzeria, Antonello Coletta e Amato Ferrari si sono lasciati andare a un abbraccio intenso, di quelli che fanno scaricare quantità industriali di adrenalina. Gioia e commozione. Lacrime agli occhi mentre il rosso si prendeva tutta la scena e gli sguardi era- no ancora increduli. Vincere la 24 Ore di Le Mans del Centenario era una roba da visionari perché tutto questo solo un anno fa era un sogno. Una corsa lunga un giorno, più un anno di preparazione. E poi questo fantastico trionfo, il primo della Ferrari con un prototipo moderno a Le Mans, il primo strepitoso capitolo di una storia che si riscrive senza per forza andare a rileggere il passato. Per il Cavallino Rampante si tratta della decima vittoria assoluta alla 24 Ore di Le Mans, dopo quelle ottenute nel 1949, 1954, 1958, 1960-1965. Il numero complessivo di successi sale così a 39, includendo i 29 di classe messi in bacheca nella storia di Ferrari a Le Mans.

Endurance, che sfida

Una 24 Ore come quella del Centenario è un evento che rimarrà nella storia aprendo scenari tutti da (ri) scoprire negli anni a venire. Non è un caso se tanti altri Costruttori stanno pensando di gettarsi nell’avventura già dal 2024. L’endurance in modulazione Hypercar è un sogno che si avvera perché una lotta come quella andata in scena quest’anno era da molto tempo che non si vedeva. Una fantastica pagina di motorsport dentro a una stagione dove la monotonia, e in questo caso stiamo parlando di F.1, l’ha fatta da padrona, dentro il dominio anestetizzante di una Red Bull devastante. Qui non si tratta di mettere in contrapposizione due mondi che possono convivere tranquillamente, senza per forza dover fare una classifica di merito, ma di chiarire che il Mondiale Endurance non può più es- sere guardato dall’alto in basso come fosse una specialità minore. Con l’introduzione delle Hypercar il mondo delle gare di durata ha ricevuto una clamorosa energia vitaminizzante, alzando a livelli straordinari il confronto tra i vari Costruttori. Lo spettacolo offerto da questa gara-icona è stato fantastico. Le Mans è qualcosa di unico e continua a raccontarci una meravigliosa storia da corsa dove passato, tra- dizione, presente e futuro si fondono senza bisogno di artifizi. Questa è una gara vera, che non fa sconti a nessuno, altamente spettacolare a ogni latitudine di classifica, sempre pronta a riscrivere un copione tutt’altro che scontato e a regalare scampoli di gloria un po’ a tutti i concorrenti lungo quest’asfalto dove niente è impossibile.

Il grande richiamo del Cavallino

Certo la presenza della Ferrari ha reso tutto elettrizzante. La Rossa ha fatto da grande richiamo accendendo riflettori giganteschi su questa specialità uscita dai giorni difficili di una crisi d’identità e ora tornata in parabola ascendente, capace di regalare uno spettacolo e delle emozioni che fanno tornare indietro nel tempo. Ma Le Mans è un mito che si rinnova senza perdere una goccia della sua magnifica essenza. Una poesia epica delle corse declamata per 24 ore e che trova la sua vera sublimazione nella notte. Quella notte da sempre decisiva nelle sor- ti della Grande Corsa, intrigante custode dei segreti più intimi, portatrice di sogni o di incubi in un tourbillon di emozioni e cuore in gola. Un richiamo potente, una corsa capace di legare assieme passato presente e futuro per regalare ogni volta una storia pazzesca e mai banale da raccontare. Ogni anno al- la fine della corsa viene sciolto solo il grande enigma sui nomi dei vincitori, ma l’affascinante mistero di fondo del suo fascino immenso resta.

Una Rossa da prendere a esempio

La vittoria della Ferrari a Le Mans con la prima Hypercar della sua storia è anche la storia più bella che Autosprint si trova a raccontare negli ultimi de- cenni, dopo aver a più riprese caldeggiato il ritorno del Cavallino in forma ufficiale nelle corse di più al- to livello dell’endurance. È un sogno che si avvera anche per tanti ferraristi che in quella straordinaria epopea avevano lasciato il cuore e bruciato passioni da corsa. Le Mans è una gara che da sola vale tutta una stagione, ma con questo successo la Rossa tor- na anche prepotentemente in lizza per il titolo iridato. Dopo questa 24 Ore niente sarà più come prima. La stagione è ancora lunga. E questa è una Ferrari che ha dimostrato di non mollare mai la presa e che si esalta soprattutto quando le sfide sembrano davvero impossibili. Questa è una Rossa da prendere come esempio. Questa è la Ferrari che scende in pista con la consapevolezza di avere un solo obiettivo: la vittoria. Questa è soprattutto una grande squadra per la quale battiamo Le Mans.

Orgoglio tricolore

E poi al di là di tutto c’è l’orgoglio tricolore a tracimare dopo un week end come quello andato in sce- na. Un trionfo biancorossoverde che va oltre ogni tipo di risultato. In questa impresa destinata a entrare nella leggenda, ha stravinto l’Italia con la sua vettura e anche con i suoi piloti. È la fantastica af- fermazione di Alessandro Pier Guidi, il cavallino che Maranello ha cresciuto dal GT, e la rivincita di Antonio Giovinazzi dopo i troppi bocconi amari buttati giù. Ma è anche l’orgoglio per la Hyperpole catturata da Antonio Fuoco che per la seconda volta ha trascinato in pole la 499P. Tre italiani dal piede destro estremamente pesante in questa categoria dove serve tutto meno che l’impreparazione. Senza assolutamente dimenticare il contributo determinante di Calado, Nielsen e Molina che vanno a completare un sestetto clamorosamente compatto. Una squadra tutta italiana quella AF Corse-Ferrari capace di conquistare un successo la cui portata è davvero gigantesca. Un trionfo nato tra Piacenza e Fiorano, il cuore pulsante di un team che non ha mai avuto timore nell’affrontare un sfida da far tremare i polsi. È il trionfo di un made in Italy che ha un bisogno assoluto di vivere avventure come questa, favole che si trasformano in realtà e ci raccontano la voglia di emergere, di non farsela più raccontare da nessuno, che il genio esiste anche da noi.


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