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Sul numero di Autosprint in edicola, il weekend dai due volti della Ferrari
11 lug 2023 (Aggiornato alle 17:18)
Sulle montagne russe di un Mondiale F.1 che ha solo due certezze (Max Verstappen e Red Bull) si agitano da una settimana all’altra sentimenti totalmente contrapposti. La Ferrari che sembrava aver trovato finalmente il bandolo della matassa a Zeltweg si ingarbuglia di nuovo a Silverstone. Dalla prestazione più tosta della stagione al deludente passo indietro di domenica scorsa il passo è davvero breve. La SF-23 si smarrisce in Inghilterra e rimedia tre punti in una trasferta che poteva essere e non è stata. Per la serie la cucina del gambero rosso: il Cavallino sprofonda nel giorno in cui McLaren stupisce il mondo e si ritrova a dover rialzare la testa dove aver fatto sperare di essersi lasciata alle spalle ogni titubanza. La Rossa che gioca in difesa e si smarrisce seguendo strategie che ancora una volta la ricacciano indietro in classica. Alle spalle anche alla Williams che sulla pista di casa edifica una prestazione di tutto rispetto.
Non è così che si pensava dovessero andare le cose in quella Silverstone temuta alla vigilia per i suoi curvoni veloci che avrebbero potuto mandare in crisi la gestione delle gomme. Non si nasconde dietro a un dito il team principal Fred Vasseur che a fine gara ammette: «Questa è una lezione importante per noi che ci portiamo a casa. Resta la sensazione che avremmo potuto fare un lavoro molto migliore qui a Silverstone con il pacchetto di cui disponiamo ora. La prossima gara sarà in Ungheria, su un tipo di pista molto diverso e con temperature più calde: riuscire ad adattare il pacchetto vettura alle varie piste sulle quali andremo a correre sarà un elemento cruciale. Stiamo continuando a sviluppare la macchina e presto avremo nuove componenti, ma è chiaro che lottiamo in un campionato in cui i valori tra la seconda e la decima posizione sono così serrati che ogni piccolo dettaglio può fare una enorme differenza».
Già, la differenza. Nel Mondiale Endurance, ancora una volta, è il Bop a dettare fin troppo la linea di demarcazione. Alla 6 Ore di Monza la Toyota si è presa la rivincita sulla Ferrari dopo la sconfitta di Le Mans. Ma sul risultato pesano diverse decisioni che hanno lasciato molto amaro in bocca e condizionato un week end che ha regalato un grandissimo spettacolo per i tanti appassionati che hanno trasformato l’autodromo nel tempio della felicità per un Mondiale Endurance che sta crescendo in maniera esponenziale grazie a una Ferrari, che al di là della seconda piazza, fa sognare tutto il suo popolo dopo la clamorosa impresa della 24 Ore sul circuito della Sarthe. Inutile fare dribbling dialettici: l’aggiustamento del Balance of Performance pubblicato il lunedì precedente alla gara, ha finito col rendere la vita difficile alla 499P, che, rispetto alle specifiche con cui ha corso a Le Mans, a fronte di un aumento di peso di 5 kg ha inoltre dovuto privarsi di 12 kw di potenza massima e di 15 MJ di energia disponibile per stint, ritrovandosi così decisamente penalizzata nella gara di casa. I rettilinei di Monza sono così divenuti molto più lunghi per le Hypercar del Cavallino, in chiara difficoltà in accelerazione e carenti in quello che era stata una delle chiavi del successo nel circuito della Sarthe, la velocità di punta. Un deficit che in Ferrari si è cercato di limitare adottando una strategia coraggiosa sulla scelta delle gomme da utilizzare in gara, dove si è optato per montare la mescola Hard sul lato sinistro, quello più sollecitato a Monza, e scegliere le Medium a destra, quando Toyota, Cadillac e le Porsche Penske hanno preso tutte il via su quattro Hard, scelta più conservativa visti gli oltre 50°c di temperatura dell’asfalto. Il secondo posto di Monza, complica le cose nella ricorsa al titolo iridato, ma non mette certo la parola fine a un confronto che da ora in poi si fa più duro che mai. Alla fine del campionato mancano ancora due round e la Ferrari, che non è mai scesa dal podio dall’inizio della stagione ha già una gran voglia di rivincita da giocare magari senza quelle zavorre che hanno reso Monza una montagna da scalare.
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