Autosprint

L'editoriale del Direttore: celebrando Schumi 2004

Nell'agosto di vent'anni fa la Ferrari e Schumacher celebravano l'ennesimo titolo iridato consecutivo, ottenuto con una delle monoposto più veloci e perfette della storia della F.1

Andrea CordovaniAndrea Cordovani

20 ago 2024 (Aggiornato alle 10:53)

Mentre il Mondiale di F1 torna a riaccendere le sue insegne e piazza le tende a Zandvoort per la ripresa di un campionato che si annuncia sempre più combattuto e aperto a qualsiasi sorpresa, questo numero di Autosprint celebra il ventennale di un trionfo che, a ripensarci adesso, mette ancora più brividi. Venti anni fa, proprio di questi tempi, Michael Schumacher vinceva il suo ultimo mondiale, il settimo titolo iridato dentro a una carriera leggendaria. Succedeva il 29 agosto del 2004 in Belgio sull’asfalto sacro di Spa- Francorchamps.

Schumi e la Ferrari F2004, accoppiata imbattibile

Quello del settimo e ultimo mondiale firmato Schumi è, al netto dei regolamenti, l’anno in cui la Ferrari raggiunge la massima maturità tecnica sotto la guida del presidente Luca Cordero di Montezemolo, correggendo gli errori della monoposto precedente e creando un’icona della perfezione progettuale.

Quanto sia mostruoso il potenziale della nuova macchina, accoppiata alle gomme Bridgestone, si nota già dai test di febbraio. La F2004 è cosi veloce da sorprendere gli stessi tecnici. Rispetto alle previsioni, il divario prestazionale, il cosiddetto delta, è quasi un secondo. È ancora inverno, la stagione non è neppure iniziata e la Ferrari sa già di averla in pugno. Michael vince dodici delle prime tredici gare. Fra l’Australia e l’Ungheria, un giro del mondo trionfale, con l’unico zero in casella a Monte Carlo, dove si qualifica solo quinto e, ripartendo in testa dietro la safety car, si aggancia nel tunnel con Montoya. Poi la serie di vittorie riprende e si arresta di nuovo solo in Belgio.

Schumacher: simply the best

Nella gara che lo consacra campione del mondo per la settima volta, la quinta consecutiva con la Ferrari, Schumi non riesce a vincere sul “suo” circuito. Battuto da Kimi Raikkonen, al suo unico successo stagionale con la McLaren. È una corsa incasinata, interrotta più volte dalla safety car. Sul podio Schumacher spruzza lo champagne, abbraccia Rubens Barrichello e Ross Brawn, fa festa con tutta la squadra. Eppure quel pomeriggio non è del tutto contento, come non può essere contento un pilota che sa di non aver fatto il massimo. Quel giorno l’inviato di Autosprint Alberto Antonini scrive nel servizio da Spa: “Simply The Best: semplicemente, il migliore". Ron Dennis questo complimento lo riservava ad Ayrton Senna. La Ferrari lo ha scritto su un tabellone esposto da muretto, lungo la salita che porta al tornante della Source. Proprio mentre Michael Schumacher tagliava l’ennesimo traguardo storico.

«La Ferrari - diceva Dennis - ha fatto un lavoro incredibile, ma se c’è una piccola soddisfazione aggiuntiva per noi è che ora non potranno vincere tutte le gare della stagione tranne una, come facemmo noi nel 1988. Forse è l’inizio del loro declino, almeno lo spero». Parole quasi profetiche quelle dell’ex boss della McLaren, visto che dopo quel trionfo in Belgio nel 2004, Ferrari ha avuto altre pochissime occasioni per festeggiare titoli iridati. Venti anni fa eravamo all’apice dei trionfi di Schumi e della Rossa in una sbornia da trionfo collettivo. Adesso rimane l’orgoglio per quei giorni di gloria e un rimpianto che monta di stagione in stagione, in attesa dell’occasione buona per tornare a riveder le stelle sul tetto del mondo della F.1.

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