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Dopo le multe a Verstappen e Leclerc per due parolacce, l'associazione dei piloti scende in campo contro il presidente Ben Sulayem: l'obiettivo della FIA non deve essere quello di controllare il linguaggio di persone adulte e vaccinate
11 nov 2024 (Aggiornato il 12 nov 2024 alle 12:20)
Tirando la staccata con colpevole ritardo, i piloti della F.1 entrano finalmente in controsterzo sui deliri di chi vuole insegnare loro a stare al mondo. È arrivata l’ora di dire basta. E di finirla una volta per tutte con questo atteggiamento totalmente inconcepibile da parte della FIA con in testa il presidente Mohammed Ben Sulayem, nel ruolo di grande moralizzatore. Il bacchettone che bacchetta, con grande sprezzo del ridicolo, gente adulta e vaccinata limitandone clamorosamente le libertà, perdendo il senso della misura, arrogandosi diritti che non ha e accendendo polemiche delle quali sinceramente non se ne sentiva il bisogno.
Perché il senso di tutta la storia sta proprio qui. Chi è questo signore per decidere se i piloti possono o meno indossare orecchini o mutande non gradite e che sbanda se sente un’esclamazione pubblica poco garbata che non è un insulto a una persona, ma che è diretta a una macchina, al maltempo o a un oggetto inanimato non comprendendo la differenza che passa tra un’offesa o una banale imprecazione che, si metta l’anima in pace una volte per tutte, dicono anche i bambini? Ecco non è nessuno per stabilire questo ed è bene che l’associazione piloti inizi a ricordarglielo perché la piega presa non è più solo fastidiosa ma anche autoritaria. E di certi atteggiamenti non se può proprio più.
Quello che lanciano i piloti è un grido di libertà. Sono stufi di essere trattati come bambini o peggio come marionette, devono essere considerati persone autonome, mature, responsabili senza bisogno di qualcuno che dica loro cosa è giusto o che cosa è sbagliato. Max Vestappen si è visto infliggere lavori socialmente utili per aver detto «questa fottuta macchina» parlando della sua RB20 al GP di Singapore. Charles Leclerc si è beccato un multone reo di aver usato un’espressione colorita in Messico, un “vaffa” che si è immediatamente rimangiato con tanto di scuse. Colpevoli di aver usato espressioni colorite come quello che impreca per aver inavvertitamente urtato a piedi nudi lo spigolo del comodino? Al presidente della FIA è mai successa una cosa del genere? E nel caso che cosa ha proferito la sua bocca di rosa? Suvvia!
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Così la GPDA ha confermato una posizione ferma a supporto di Verstappen e Leclerc, sottolineando il peso differente tra un’imprecazione informale ed un’offesa. La FIA è stata inoltre invitata ad una maggiore disponibilità al dialogo con i piloti e ad una maggiore trasparenza in merito all’utilizzo dei fondi che la Federazione Internazionale incassa attraverso le sanzioni. Nel frattempo però non ci sono solo i piloti della F1 a finire nel mirino dell’integerrimo Sulayem. Il presidente è entrato a gamba tesa anche nel Mondiale Rally ed ha punito con un’ammenda di 30mila euro l’otto volte campione del mondo Sebastien Ogier colpevole di aver detto una parolaccia durante il Rally dell’Acropoli. No, non ci siamo. Non è questo il compito che deve avere la FIA ed è arrivato il momento di dirlo chiaro. Il lavoro socialmente utile è quello di smetterla con questi atteggiamenti, fuori dal mondo, fuori dal tempo, fuori da ogni tipo di contesto. In questa storia non sono i piloti ad aver perso il senso della misura, ma è il presidente della FIA ad aver smarrito la rotta.
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