Ci mancherà. Per il suo modo di fare incredibilmente diretto, in un mondo artificioso come quello della Formula Uno. Per il suo linguaggio che a volte è gergale e a volte sembra addirittura in codice (è l’effetto dello slang australiano mescolato alle espressioni tipiche dei box). Per il personaggio che si è creato - a sua insaputa, magari controvoglia - con questi pochi e semplici ingredienti, Mark Webber non è mai stato un campione del mondo, e ben difficilmente lo sarà nel 2013, anno del suo addio ai Gran Premi. Probabilmente non è mai stato un campione e basta, ha vissuto tanti anni in un tranquillo anonimato, massacrato da Vettel in Red Bull non appena i due si sono ritrovati in squadra