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Arrivabene e la scalata Ferrari

Il team principal ricorda come a inizio stagione sembrasse di avere di fronte una montagna
Arrivabene e la scalata Ferrari

29 nov 2015

Da Maurizio Arrivabene arrivano, dopo la gara conclusiva della stagione, i ringraziamenti per tutto quello che i componenti del team Ferrari hanno fatto in questa stagione, a partire ovviamente dai piloti ma non solo loro: «Kimi oggi ha fatto un’ottima gara, come mi aspettavo, e Seb è stato capace di risalire dalla quindicesima alla quarta posizione. È un risultato che in un certo senso riassume tutta la stagione: già al primo test invernale avevamo avuto buone sensazioni, ma sapevamo bene che davanti a noi c’era una montagna da scalare. E i ragazzi della squadra, sia sui circuiti che in fabbrica, l’hanno fatto, passo dopo passo, chiodo dopo chiodo». Quindi puntualizza, con un pensiero anche a Marchionne: «È stato uno sforzo complessivo di tutto il team, in cui ciascuno ha dato il massimo per fare bene. Ringrazio tutti, sono stati fantastici, e per me meritano il massimo dei voti. Il nostro grazie va anche al Presidente, che da dietro le quinte non ha mai smesso di spronarci e darci il suo supporto. Ora sappiamo che per l’anno prossimo ci aspetta una sfida ancora più grande: non basta più raggiungere gli avversari, dobbiamo tentare di stare davanti». Gli viene allora riportato come Rosberg avesse già accennato alla "minaccia Ferrari" nel parlare della prossima stagione. «Se ci reputa una minaccia va benissimo - risponde Arrivabene - noi dobbiamo confermare ciò che abbiamo fatto e lavorare sodo col solito mantra - "piedi per terra" - per diventare una minaccia vera. Mettere sotto pressione la Mercedes è la chiave, perché se metti la macchina davanti in partenza poi c’è più consumo di gomme. Il gap piano piano s’è chiuso, poi ci vuole il colpo di reni per vincere la gara. La cosa più difficile è recuperare quei 3-4 decimi che mancano. L’anno difficile non è stato questo, perché quando esci da una stagione nera va comunque bene. L’anno in cui dovremo far vedere davvero chi siamo è il prossimo». Maurizio Voltini

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