Formula 1 Brasile, Verstappen: elogio della follia

Formula 1 Brasile, Verstappen: elogio della follia

Max Verstappen "olandese volante" sotto la pioggia di Interlagos. Erede di Senna? Intanto un buon antidoto contro la "FormulaNoia"

Alberto Sabbatini

13.11.2016 21:59

Per Max Verstappen si sono sprecati i paragoni con Ayrton Senna dopo il GP Brasile. Sarà che si correva a Interlagos, a casa di Ayrton e la similitudine veniva spontanea, sarà che ha costruito un’impresa sotto il bagnato con dei sorpassi spettacolari e una guida arrembante. Ma improvvisamente le polemiche sulla sua pericolosità, sulla aggressività eccessiva e sulla guida “sporca” si sono sciolte come neve al sole.

Verstappen si è riconquistato l’ammirazione dei tifosi di F1 e il GP del Brasile ha restituito alla F1 quell’idolo che inseguiva disperatamente.  Non ha vinto il GP solo perché le arrischiate scelte della Red Bull in fatto di strategia lo hanno fregato. Il box gli ha fatto montare le gomme intermedie ben due volte, al 13°e al 43° giro. L’ultima volta con un azzardo eccessivo proprio quando già da un po’ di minuti i radar e le previsioni meteo parlavano di ritorno della pioggia pesante mentre la Red Bull, chissà perché è andata a scommettere sul progressivo asciugarsi dell’asfalto che non c’è stato.  

Così la gara fantastica di Verstappen, che sull’acqua volava e si capiva ad occhio quale superiorità avesse, è stata ricompensata soltanto dal podio invece che dalla vittoria piena.   Nella prima partenza dopo la safety car, ha subito infilato alla prima staccata Raikkonen guadagnandogli una quindicina di metri in frenata con una facilità disarmante.

Vero che la Ferrari aveva il cronico problema di non riuscire a portare subito in temperatura le gomme e quindi Raikkonen forse non aveva grip sugli pneumatici per staccare forte senza slittare, ma la manovra di Verstappen è stata da manuale.   Poi in gara ha agguantato di prepotenza tutti gli avversari dopo essere risalito dopo alla seconda sosta dal 13° posto in cui era al 55° giro fino al 3° in appena 16 giri. Scavalcava gli avversari come fossero birilli; ha raggiunto, agguantato e superato Vettel umiliandolo (ma anche spostandolo con un po’ di malizia e cattiveria fuori pista in uscita di curva) e girava 2” al giro più rapido dei suoi rivali con le full wet nuove da poco montate. La fatica più grande l’ha fatta per scavalcare Perez e impadronirsi del terzo posto negli ultimi giri: il messicano non voleva mollare e gli ha risposto per due curve affiancandolo e non lasciandogli la strada finchè non si è dovuto arrendere. Non ci fosse stata la disgraziata strategia della Red Bull, Verstappen ci avrebbe regalato un fantastico duello con Hamilton, che è uno che se può battersi in condizioni estreme, non si tira certo indietro. Ne avremmo visto delle belle anche perchè nei primi giri lo aveva quasi raggiunto.

A fine gara Verstappen si è meritato anche i complimenti di Lauda che pure gli aveva tirato le orecchie per l’eccessiva foga solo pochi giorni prima al GP Messico: “Ha fatto cose incredibili - ha detto di lui Niki - Sapevo che era uno buono. Ha dimostrato ancora una volta il suo potenziale”.  La cosa che ha stupito tutti è come ha eseguito certi sorpassi. Con una traiettoria diversa da tutti gli altri piloti. Specie alla uscita della “esse Senna”, quella dopo il traguardo. Lì Max ha passato il quasi campione del mondo Rosberg sverniciandolo. E tanti altri alla stessa maniera.  

La bravura di Verstappen era stringere la seconda parte della esse, quella a destra, e allargare la traiettoria per percorrere l’ultima controcurva a sinistra che immette sul lungo rettilineo completamente sulla linea esterna. Apparentemente una follia perché si fa molta più strada. Perché Max lo faceva allora? Astuzia e intelligenza. Sul bagnato non si devono percorrere le stesse traiettorie che si fanno su pista asciutta perché in quei punti si deposita gomma sull’asfalto che con l’acqua diventa scivolosissima. Per cui la bravura del pilota quando piove è trovare la parte di pista dove c'è più aderenza e mettere le ruote lì. Anche se per la fisica non è la traiettoria ideale. Ma sul bagnato conta molto di più scaricare bene la potenza a terra e accelerare senza slittare, piuttosto che fare meno strada che è la regola su asciutto.  

Verstappen così ha trovato una traiettoria anomala in uscita dalla “esse Senna" che non percorreva nessuno. Ma estremamente proficua perché gli permetteva di aprire prima il gas in accelerazione e prendere velocità meglio sul rettifilo. Ha superato metà degli avversari in quel modo. Anche se a fine gara ha minimizzato la scelta, forse perché non voleva rivelare il suo segreto. “Le mie traiettorie? - ha detto - facevo così perché per gran parte della gara sono stato dietro a molte vetture quindi dovevo prendere una linea diversa per riuscire a vedere davanti a me ed evitare gli spruzzi d’acqua”.  

Certo, qualcuno dice che i paragoni con Senna siano ancora eccessivi. Jacques Villenueve a fine corsa ha un po’ gettato acqua sul fuoco dell’entusiasmo. E qualcuno ha ricordato che Senna in condizioni analoghe sotto il diluvio a Montecarlo 1984 la gara l’aveva quasi praticamente vinta, non era giunto “solo” terzo. E che la Red Bull, con quel fenomeno di deportanza che si ritrova, è naturalmente più efficace delle altre F1 sul bagnato. Ma un Verstaappen così ce lo dobbiamo tenere e portare in palmo di mano perché è una delle poche ricette contro la F1Noia. Non discuterlo o provare a fargli cambiare carattere.


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