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1° maggio 1994, il Grande Spirito lascia questa terra

Ricordo di Ayrton Senna, morto al GP di Imola di 23 anni fa per colpa di un banale pezzo di metallo. Se fosse successo oggi forse sarebbe ancora vivo. 

Alberto SabbatiniAlberto Sabbatini

1 mag 2017 (Aggiornato alle 13:27)

Questa bellissima immagine di Norio Koike, fotografo giapponese di F1 e ritrattista personale di Ayrton Senna, è l'omaggio che può ricordare meglio Ayrton a 23 anni dalla morte. Un'immagine intensa, come intensa e raramente sorridente era sempre l'espressione del volto di Senna. Perennemente diviso fra la tensione e la concentrazione.

Ma proprio in quel primo maggio 1994 Senna, in tutte le immagini dell'epoca che si ritrovano sul web, era sempre ritratto con un'espressione particolarmente triste. Era per via del dramma vissuto poche ore prima, a causa della morte di Roland Ratzenberger, deceduto in un incidente alla curva Villenueve durante le qualifiche di quello stesso GP di San Marino. Senna era stato l'unico pilota a recarsi sul punto dell'incidente. Voleva capire. Forse voleva anche pregare lui, che era intimamente religioso, tanto da tenere sempre una bibbia sul comodino dell'hotel. 

Sappiamo che Senna era rimasto talmente scosso dalla tragedia di Ratzenberger da aver collocato nell'abitacolo della sua Williams il giorno della gara una bandiera austriaca: l'avrebbe sventolata nel giro d'onore, in omaggio al pilota austriaco, qualora avesse vinto il GP. Perché Ayrton era sicuro di vincerlo. Aveva finalmente fatto modificare durante la notte dai suoi meccanici il piantone dello sterzo della sua Williams, così che gli risultasse più facile guidare senza tenere i polsi troppo piegati come era stato costretto a subire nelle prime tre gare dell'anno per via di un abitacolo scomodo.

Purtroppo Ayrton non avrebbe sventolato mai quella bandiera austriaca. Erano le 14.17 del 1 maggio di 23 anni fa, il 1994. Quando la Williams-Renault di Ayrton Senna si schiantò alla curva del Tamburello di Imola uccidendo quello che tanti considerano il miglior pilota F1 di tutti i tempi. Di quell'incidente, nel corso di tanti anni, abbiamo saputo tutto. Dal piantone dello sterzo che si è rotto, all'impatto devastante contro il muro di cemento del Tamburello calcolato dalla telemetria di bordo a 211 km orari, fino alla incredibile e drammatica causa reale della morte di Ayrton.

Fu il braccetto della sospensione anteriore destra che, spezzandosi, si ripiegò su se stesso colpendo il casco, a provocare la ferita mortale. Fu un'incredibile e irripetibile dinamica. Di quelle che capitano una volta su un milione di casi. Purtroppo capitò quel giorno  al Migliore di tutti. L'impatto contro il muro ha divelto l'anello dell'uniball di fissaggio al telaio del braccetto della sospensione. L'energia ha slabbrato l'anello trasformando il braccetto da un innocuo pezzo di metallo in una specie di lancia con una punta metallica acuminata; questa è penetrata nel casco proprio dove era più vulnerabile, ferendo mortalmente Senna alla testa. Fosse passato un paio di centimetri più in alto, la curvatura della calotta avrebbe deviato il braccetto dall'obiettivo. Sfiga ha voluto che il braccetto, trasformato in lama, sia entrato appena più sotto, dove c'erano la visiera e la guarnizione di gomma e non c'è la fibra del casco ad opporre resistenza. La lama ha penetrato la testa di Ayrton all'altezza della tempia provocando le mortali lesioni al cervello che l'hanno ucciso praticamente sul colpo.

Con i caschi F1 di oggi, che dopo l'incidente di Massa del 2009 sono obbligatoriamente dotati di una striscia protettiva in carbonio più rigido proprio per sigilliare e proteggere lo spazio fra calotta e visiera, non sarebbe finita in quel tragico modo. Purtroppo le corse sono piene di episodi in cui il senno di poi e le tecnologie più moderne avrebbero fatto cambiare la storia. Si può solo pensare che all'inequivocabilità del destino.

Di quell'incidente e dei drammatici istanti trasmessi in diretta TV ci ricorderemo per sempre l'immagine di quell'ultimo sussulto di Senna ferito nella monoposto ferma e distrutta in pista. Quel sussulto che molti, frettolosamente, hanno scambiato per un segno positivo: l'impressione che Senna stesse riscuotendosi dall'intontimento dopo la violenta botta. E che invece il dottor Sid Watkins, il medico della Fia responsabile del soccorso medico, definì con azzeccate parole più tardi come "il momento in cui lo spirito di Ayrton ha lasciato il suo corpo terreno". E ha ucciso il miglior pilota di F1 di tutti i tempi.

Senna: la vera storia dello sterzo rotto

 

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