Formula 1 Ungheria, analisi gara: la battaglia dei secondi

Formula 1 Ungheria, analisi gara: la battaglia dei secondi© sutton-images.com
Bottas protagonista nel proteggere la vittoria di Hamilton, con Raikkonen che a sua volta spalleggia Vettel: ecco com'è andata a Budapest

Maurizio Voltini

29.07.2018 19:52

Quale sarebbe stato il ruolo delle "seconde guide" nel GP a Budapest, lo si è visto già nei primi metri di gara. Le Mercedes scattano bene al via - le contromisure prese dopo alcune brutte partenze sembrano funzionare - con Lewis Hamilton che approfitta al massimo della pole position conquistata a pieno merito nel sabato bagnato, mentre Valtteri Bottas alle sue spalle controlla Kimi Raikkonen. Partendo con gomme soft contro le ultrasoft degli altri, Sebastian Vettel non può giocarsela allo scatto, ma comunque mantiene la coda dei tre e quando prende l'esterno di curva 2 Kimi gli lascia spazio per passare 3° senza resistere.

Da questo momento Lewis non fa che tenere l'andatura al ritmo che sa imporre, mentre Valtteri gli guarda le spalle. Tanto che quando Raikkonen effettua un anticipatissimo pit-stop a fine giro 14, Bottas viene fatto sostare a quello subito successivo per "marcare" il connazionale. Un fatto decisivo per la sua gara, dato che poi proseguirà con queste gomme (soft) fino al traguardo. E senza "amministrare", anzi. Analizzeremo meglio a parte quella che è stata una gara dalle tantissime sfaccettature, quella di Valtteri, ma di fatto risulta decisiva nell'economia di tutto il GP. Questo per come tira fuori giri veloci quando serve - anche per questo Vettel finisce dietro dopo il lento pit-stop - e poi per come tiene a bada il tedesco nonostante le gomme più performanti del rivale.

Alla fine c'è il (gran) sorpasso, ma quando ormai è impossibile pensare di andare a impensierire il vincitore. Un sorpasso che Bottas cerca di restituire, venendo però al contatto con Vettel (anche questo un episodio che merita di essere approfondito a parte): un incidente che verrà solo "notato" dalla direzione di gara, e per fortuna che non danneggia la macchina di Vettel più di tanto. Da tener presente come, nell'episodio, Raikkonen abbia volutamente rinunciato ad approfittarne nei confronti del tedesco - avrebbe potuto scavalcarlo facilmente quando era finito fuori traiettoria - lasciandogli la seconda posizione fino al traguardo.

Invece Bottas rimedia un danno all'ala, fattore che faciliterà il successivo contatto con Ricciardo nel cercare di resistere all'attacco all'esterno dell'australiano, arrivando però al bloccaggio delle ruote e allo "speronamento". Questo incidente sarà invece investigato a fine gara, e porterà a una sanzione di 10 secondi (e 2 punti licenza) per Bottas, che comunque non influiranno sul suo 5° posto finale. Entrambi finiscono con le macchine seriamente danneggiate ma sempre "funzionanti", con Daniel Ricciardo in grado di ottenere un insperato 4° posto finale dopo un urto al via con Ericsson che l'aveva fatto finire 16°. Questo mentre Max Verstappen è costretto a ritirarsi dopo 5 giri, dopo un'ottima partenza in cui "entra" di misura su Sainz alla prima curva guadagnando il 5° posto.

La manovra perfetta di Verstappen, manda però leggermente largo Carlos Sainz (partito su soft e poi messo su medie: non la migliore strategia) e subito ne approfitta Pierre Gasly, che da questo momento costruirà la sua miglior gara di carriera: velocissimo in tutte le fasi della corsa, nessuna minima sbavatura, riesce a tenere sempre a distanza di sicurezza un mastino come Kevin Magnussen (anche lui bravo nel finire 7°) e conquista un fantastico 6° posto finale, preziosissimo anche per la Toro Rosso e per la Honda. Oltretutto, che non sia fortunoso e che la STR13 nippomotorizzata oggi fosse competitiva, lo dimostra pure Brendon Hartley con il suo 11° posto, ottenuto a pochissima distanza da chi lo precede al traguardo, cioè Carlos Sainz 9° e Romain Grosjean 10°.

Tra i piloti citati, alla fine si classifica 8° Fernando Alonso, anche stavolta in grado di massimizzare tutte le occasioni di gara come lui sa fare. Ma stavolta la questione su cui la McLaren sarebbe meglio riflettesse, è che finché è rimasto in gara (prima di essere tradito dalla trasmissione) Stoffel Vandoorne era subito alle spalle dello spagnolo. Insomma - e questo dovrebbe valere come discorso generale per tanti "appassionati" - forse sarebbe meglio ascoltare i piloti quando dicono che qualcosa non va, invece di prenderli in giro parlando di "scuse": oppure è un caso che appena sostituiti scocca (con una vecchia, peraltro) e fondo, la sua macchina abbia ripreso ad andare?

Più indietro, stavolta Nico Hulkenberg, Esteban Ocon e Sergio Perez devono accontentarsi di finire nell'ordine, da 12° in poi, il loro duello. Sempre meglio che Sauber e Williams: sia Marcus Ericsson che Charles Leclerc sono stati presi a sandwich al via, con danni alle macchine e il monegasco costretto a fermarsi quasi subito, mentre Sergey Sirotkin e Lance Stroll (il canadese partito dalla pitlane) si sono dovuti accontentare di "navigare": i due non saranno al livello di chi lotta per il campionato, ma almeno meriterebbero una macchina che possa far dimostrare di cosa sono capaci, tanto o poco che sia.


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