Mercedes-Ferrari: un mondiale di Formula 1 che ribalta gli stereotipi

Mercedes-Ferrari: un mondiale di Formula 1 che ribalta gli stereotipi© sutton-images.com

Ferrari forte sulle piste lente, Mercedes competitiva sui circuiti più impegnativi e veloci. Cliché del passato. Il mondiale 2018 regala una Ferrari competitiva su piste solitamente ostiche, Mercedes volta in Ungheria e a Singapore. Il ping pong tecnico della stagione

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Fabiano Polimeni

21.10.2018 18:47

22 febbraio 2018, Maranello. Mattia Binotto spiega la SF71H, racconta una Ferrari un po’ più lunga nel passo, progetto nato per sanare i punti deboli della SF70H. Dovrà essere una macchina molto più competitiva sulle piste veloci, dovrà garantire l’affidabilità mancata nella trasferta asiatica di fine stagione 2017. Premesse alla verifica della pista. Melbourne, alba mondiale. Hamilton al sabato annichilisce tutti, ma a festeggiare in gara è la Ferrari. Il mondiale 2018 è vissuto di momenti, passaggi chiave dal punto di vista sportivo e tecnico.

È la miglior macchina di inizio campionato, la Ferrari SF71H? A leggere le prestazioni in qualifica, sì. Pole in Bahrain, in Cina, a Baku. Semmai, è il raccolto (punti in cascina) a essere inferiore al potenziale.

Mercedes, debutto australiano a parte - e solo con Hamilton, ricordando il pessimo inizio di Valtteri Bottas - si ritrova una sfida inattesa per la competitività che la GES a Maranello ha saputo portare in dote alla SF71H. Che in Bahrain si conferma essere gentile sulle gomme, caratteristica invariata dalla stagione precedente.

Una macchina competitiva e veloce sarà anche in Cina, solitamente terreno di caccia Mercedes, che gentile, sulle gomme, ancora non lo è a inizio anno. È un confronto più che mai alla pari, il più equilibrato delle prime tre gare, in Cina. Tant’è che Bottas, quella gara, l’avrebbe vinta, non fosse stato per la VSC e la tattica Red Bull azzeccata. 

A Baku è ancora super-Ferrari, nel potenziale tecnico. La SF71H dà fastidio nella sua velocità, dalla Mercedes si sollecita la Federazione a investigare sulle strategie d'uso della parte elettrica, indizi di presunte irregolarità - secondo i rivali - da cercare nel pacco batterie del sistema ibrido della power unit. Gole profonde, gli ex tecnici di Maranello, a conoscere i segreti di un componente , il pacco batterie sdoppiato, unico sin dal 2014. Verifiche continue, dalle quali è sempre emersa regolare la SF71H. Che si rivela velocissima, la power unit 062 Evo ha colmato il gap che la separava dalla Mercedes e le prestazioni in qualifica lo testimoniano. Più cavalli, possibilità di girare un po’ più carichi e ottenere pole position su circuiti fino a un anno prima ostici. 

IN AZERBAIJAN DIVENTA PUBBLICO IL TEMA BATTERIE

Baku segnala la vivacità tecnica Ferrari con la novità degli specchietti attaccati all’Halo, zona grigia del regolamento esplorata a fondo, tanto da sviluppare una soluzione poi bandita dalla FIA. E' solo una delle consuete ricerche nei meandri di norme tecniche nelle quali tutti ricercano il dettaglio vincente.

Soffre nel primo terzo di campionato, Mercedes. La superiorità di un anno prima è svanita, le scelte strategiche sono troppo spesso sbagliate, le gomme posteriori non lavorano al meglio. Tra Australia e Canada, la rincorsa che si trova a compiere sul piano tecnico non va alla deriva nel punteggio di Hamilton nel mondiale, anzi.

MONACO, IL LENTO NON PIACE PIÙ ALLA ROSSA

Si scopre un rovescio della medaglia inedito per la Ferrari 2018. Un progetto enormemente migliorato sulle piste più veloci, soffre, invece, sul lento. Montecarlo è un week end targato Red Bull, Vettel si limita a fare secondo e non approfitta dei 160 cavalli in meno che Ricciardo sconta per il cedimento del MGU-K in gara. Hamilton, nel frattempo, è in marcatura: terzo. Ed è un primo indizio di una Mercedes meno in crisi sulle piste lente e tortuose di quanto non fosse nel 2017. W09 accorciatasi un po’ nel passo, in inverno. 

Il momento di massima brillantezza ferrarista si registra in Canada. Mercedes manca l’esordio della power unit evoluta: non è abbastanza affidabile. È un colpo duro per chi ha dominato l’era turbo ibrida. A Montreal, dopo 14 anni, torna a vincere la Ferrari. Hamilton, sulla sua pista, deve accontentarsi, farà solo quinto, con un motore a fine vita. Gran Premio del Canada che può simboleggiare bene il capovolgimento di fronte che ha prodotto il mondiale 2018 sulla stagione precedente. 

Gli aggiornamenti sulla SF71H sono continui, l’area del fondo è la più sviluppata, spesso con interventi di dettaglio, che funzionano. 

Un ping-pong, Ferrari-Mercedes, che vede la W09 tornare competitiva al Paul Ricard. Arriva la power unit evoluta e anche affidabile, la Ferrari paga dazio in qualifica, va meglio in gara, ma gli eventi al via condizionano la gara di Vettel. Quella gara, probabilmente, anche con una partenza diversa, Seb non l'avrebbe comunque vinta.

MERCEDES, CAPORETTO AUSTRIACA

Il brusco risveglio per la Mercedes arriva in Austria, dove la W09 si presenta in veste completamente rinnovata. Segue la filosofia aerodinamica della Ferrari, riscrive del tutto la configurazione delle pance, va alla ricerca di un’efficienza superiore sul dritto. Hamilton e Bottas volano, ma in gara entrambi sono costretti al ritiro. È la misura di quanto sia posta in alto l’asticella del confronto. C’è di più: il muretto torna a sbagliare tattica, non richiama Hamilton nel momento del ritiro di Bottas e la gara, a prescindere dal successivo ritiro di Lewis, è persa in quell’istante. 

SILVERSTONE: FERRARI RUGGISCE A CASA LORO

Il clima da crisi esistenziale si materializza appieno a Silverstone, con le accuse post-gara di James Allison su una presunta volontarietà nell'incidente in partenza tra Raikkonen e Hamilton. Lewis fa la pole, ma le Ferrari sono competitive come da anni non avveniva “in casa loro”, di Mercedes. In gara, gli episodi scrivono un film che vedrà nel finale lottare le due Ferrari e le due Mercedes, Vettel vince sul terreno più ostico tra tutti, la W09 non trova il vantaggio atteso, com'era avvenuto, invece, a Barcellona. 

Un equilibrio che si regge su differenze minime, il confronto al vertice. A Hockenheim, la differenza, in negativo, la fanno Hamilton al sabato e Vettel domenica. Pesantissimo l’errore sul bagnato di Sebastian, mentre il problema idraulico/errore di guida di Lewis in Q2, che lo relegano in quattordicesima posizione vengono cancellati con una domenica da protagonista, in rimonta. È il crocevia del mondiale. Vettel perde una gara in pugno, soprattutto perde tanti punti nel confronto con Hamilton e finalmente il muretto Mercedes contribuisce con una chiamata decisiva alla vittoria di Lewis.

A BUDAPEST MERCEDES C'È, OLTRE LA PIOGGIA

Da Hockehneim in poi, si ribalta il copione tecnico. Mercedes risorge, la Ferrari soffre su piste che avrebbero dovuto esserle favorevoli. In Ungheria, la pioggia (ancora) scompagina le qualifiche e porta Hamilton in pole. Magistrale. Vettel, forse con i fantasmi di Hockenheim, non trova la prestazione prodotta invece da Raikkonen. La Mercedes, in sintesi, adesso è competitiva anche sulle piste lente. I test post-gran premio consentiranno di sviluppare al meglio la sospensione posteriore, superare i problemi di surriscaldamento delle gomme, e imprimere un deciso cambio di ritmo. 

Al rientro dalla pausa estiva, è ancora super-Ferrari. Le piste veloci esaltano il pacchetto SF71H, la superiorità con la quale Vettel passa Hamilton al primo giro di Spa è esemplare. Eppure, c’è sempre quel dettaglio: la SF71H non è competitiva sull'acqua, scenario nel quale si disputano le qualifiche. Nella concitazione di una Q3 improvvisamente bagnata, il muretto sbaglia il timing con Raikkonen. I rumours sull’utilizzo della potenza elettrica da parte della power unit Ferrari proseguono, si protrarranno nelle settimane successive, la FIA ribadisce la liceità del sistema. Il calo di prestazioni che si leggerà dopo Monza non è collegato al monitoraggio più stringente effettuato sull’utilizzo dell’energia. 

MONZA, SABATO DA SBALLO

Monza, dicevamo. Tralasciando il tema sportivo-umano, altra chiave di lettura di questo mondiale, la SF71H ruggisce là dove un anno prima annaspava. E da Monza 2017 nacque il progetto SF71H, le esigenze di miglioramento da trasferire sulla nuova macchina. In gara Mercedes realizza al meglio il gioco di squadra, la cattiva gestione delle gomme sulle due Ferrari è una conseguenza di scenari di gara precisi. 

TRITTICO DA DIMENTICARE

È l’ultimo acuto della SF71H. Singapore, poi Sochi, Suzuka, marcano un preoccupante crollo della competitività. Gli sviluppi introdotti non funzionano, Mercedes al contrario va fortissimo a Marina Bay, è la macchina migliore sulle piste lente. Un capovolgimento di fronte imprevedibile. Le gomme posteriori lavorano al meglio anche grazie ai nuovi cerchi introdotti a Spa, sviluppati per migliorare l'estrazione del calore dall’impianto frenante, così da ridurre le il calore trasferito sui cerchi e, quindi, sulle gomme.

AUSTIN, LAMPI DI RIPRESA

Singapore e Sochi sono gare da Profondo Rosso, la SF71H è in difficoltà e Suzuka solo in parte, nel rendimento in gara, sembra riportare il team sulla giusta strada. Fino ad arrivare a Austin, che riporta in scena una Ferrari veloce sull’asciutto, sebbene con una monoposto che compie un radicale indietreggiamento sui passi percorsi nello sviluppo. Vince Raikkonen, Vettel sottolinea il dato preoccupante di una macchina veloce sì ma nella specifica di 4 mesi prima. La sperimentazione continua, negli USA si testano un nuovo fondo, nuovi deviatori di flusso, l’ala anteriore introdotta a Sochi. La ricerca non è certo venuta meno, a mancare sono state le risposte delle soluzioni validate in fabbrica una volta portate in pista, con il preoccupante black-out tra Singapore e Sochi. Città del Messico diventa ultimo passaggio da ratifica di un risultato già scritto, il titolo mondiale di Lewis Hamilton.

Partita chiusa per il titolo Piloti, un match che ha visto confrontarsi con la massima potenza di fuoco disponibile reparti tecnici che hanno portato in pista monoposto nel complesso della stagione bilanciatesi, tema tecnico sul quale si è innestato il fattore umano. Decisivo. 


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