GP Messico F1, il circuito: vario, veloce e "alto"

GP Messico F1, il circuito: vario, veloce e "alto"

L'autodromo dedicato ai fratelli Rodriguez è caratterizzato da lunghi rettilinei ma soprattutto dalla posizione ad alta quota che influisce sensibilmente dal punto di vista aerodinamico

Maurizio Voltini

25.10.2019 ( Aggiornata il 25.10.2019 03:29 )

Inaugurato nel 1962, l'Autodromo Hermanos Rodriguez è situato alla periferia di Città del Messico e ha ospitato tutte le edizioni del GP messicano, quando si è disputato: quella attuale è la sedicesima volta. Dopo l'abbandono nel '92, è rientrato nel Mondiale F1 nel 2015 con una versione rivista del tracciato, che ora si sviluppa per 4.304 metri e presenta 17 curve totali. Il circuito si caratterizza per il lungo rettifilo di partenza, dove è stato possibile superare i 370 km/h, ma presenta altri due allunghi sensibili, due zone con curve lente e anche una serie di esse veloci: è dunque abbastanza vario e non rende difficili i sorpassi, possibili pure in partenza.

La caratteristica principale e più problematica è tuttavia la collocazione ad alta quota: si trova a più di 2.200 metri sul livello del mare, fatto che comporta una sensibile rarefazione dell'aria. Ciò influisce relativamente sui motori, visto che i turbo risentono meno di questo fattore, fermo restando che però bisogna stare attenti a non sforzare troppo le turbine; anche il raffreddamento ne risente, per la minor quantità d'aria che attraversa i radiatori. Ma è soprattutto l'aerodinamica a peggiorare: le superfici riescono a fornire molta meno deportanza e così, nonostante i lunghi rettilinei, si scelgono configurazioni alari molto spinte, con carico medio-alto. In pratica solo a MonteCarlo si usano ali più deportanti.

Ciò nonostante, la deportanza effettivamente ottenuta resta piuttosto bassa e il comportamento delle monoposto è scivoloso. Ciò causa una certa tendenza al graining per i pneumatici, fattore che unito alle velocità raggiunte ha convinto la Pirelli a portare mescole più dure di uno step rispetto allo scorso anno: C2 hard, C3 medium e C4 soft. Un ulteriore motivo di questa scelta è che la sosta ai box è abbastanza penalizzante e di conseguenza i team tendono il più possibile a fare un solo pit-stop in gara (salvo safety car): avere mescole più dure e "resistenti" permette così di non dover amministrare troppo le gomme con tali strategie.

Infine, rispetto all'anno scorso non sono state effettuate modifiche al tracciato, però le zone di attivazione dell'ala mobile passano da due a tre: il DRS potrà essere utilizzato in tutti e tre gli allunghi principali, quello della partenza, quello da curva 3 a curva 4 (il detection point è lo stesso per entrambi, in curva 15) e quello da curva 11 a curva 12.


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