Mercedes e Red Bull: equilibrio fenomenale nel Mondiale F1 2021

Mercedes e Red Bull: equilibrio fenomenale nel Mondiale F1 2021© Getty Images

Mai come in questo campionato sarebbe stato giusto premiare entrambi i grandi protagonisti del 2021. Quello tra Verstappen ed Hamilton, Red Bull e Mercedes è stato un testa a testa che ha tenuto col fiato sospeso dall’inizio alla fine di uno dei Mondiali più belli della storia della F.1. Scopriamo perché

Giorgio Ferro

28.12.2021 10:00

La Storia la scrive chi vince. Pertanto onore a Max Verstappen che ha conquistato il titolo nel più bel Mondiale di F.1 degli ultimi anni. E altrettanto onore a Lewis Hamilton per aver contribuito a mantenere in perfetto equilibrio fino all’ultima curva un duello di livello assoluto. Mai come in questo 2021 sarebbe stato giusto premiare entrambi i Fenomeni al volante. Si dà però il caso che nel Motorsport – e nello sport in generale – solo uno si porti a casa la coppa più grande. Ed è bello così. Che ci sarebbe stato equilibrio al vertice in questo campionato lo avevamo capito fin dalle prime uscite. Qualcosa non sembrava perfettamente “rotondo” sulla nuova Mercedes W12 e, al contempo, a Milton Keynes telaisti e motoristi avevano realizzato un prodotto decisamente competitivo, nonostante la semi-blindatura dei regolamenti tecnici. Il gap tra le due vetture si era vistosamente assottigliato e le possibilità che sotto la bandiera a scacchi non passasse per prima sempre e solo una stella d’argento erano assai concrete.

È stato proprio così, in una sinfonia che ha alternato solisti e tempi in modo armonioso per dieci mesi. Il campionato è scivolato via senza farci pesare la sua notevole lunghezza. 22 GP (nel calendario originale sarebbero stati 23) sono volati via fluidi proprio perché ad ogni appuntamento c’era un motivo valido per rimanere incollati davanti agli schermi. Era probabile – viste le caratteristiche del circuito – che Hamilton sarebbe andato a pareggiare Verstappen in Arabia. Ed era altrettanto evidente che, nell’ultimo atto di Abu Dhabi, tutto si sarebbe risolto per un dettaglio. Un’incollatura, come si dice nell’ippica. Che avrebbe poi sicuramente dato adito a discussioni e polemiche per tutto il periodo invernale, visti i caratteri degli attori. Avevamo auspicato che gli organi preposti al controllo tecnico e sportivo tenessero la barra diritta per disincentivare al massimo le occasioni di contatto che – considerate le “attitudini” di uno dei due protagonisti sistematicamente portato a cercare la rissa – sarebbero state estremamente probabili, punendo in modo rigorosamente omogeneo gli eventuali colpevoli. E comunque, sarebbe stato opportuno che non ci fossero interferenze nel duello tecnico-sportivo tra i due super guerrieri, supportati alle spalle dai loro potenti eserciti. Se la sarebbero dovuta giocare loro su un terreno di battaglia dai confini comunque perfettamente regolari. Purtroppo non è stato così. Se consideriamo lo spettacolo, il finale è stato degno del più emozionante thriller americano. Dal punto di vista sportivo, invece, è stato decisamente deludente. Un po’ come quando, al cinema, l’ultima scena rovina il film appassionante a cui abbiamo assistito, rapiti, per ore.

Michael Masi – il direttore di gara che, va detto, sembrava inizialmente intenzionato a rimanere in tutti i modi giustamente fuori da qualsiasi interferenza – è entrato a gamba tesa proprio nel momento più inopportuno. A quattro giri dalla fine di un GP che era stato sportivamente molto chiaro. Hamilton e la Mercedes avevano dominato, punto. Nonostante le scelte strategiche intelligenti della Red Bull, che commenteremo dopo, facessero pensare ad un maggior equilibrio. Masi ha scavalcato stewards e compagnia cantante con decisioni poco ortodosse, condizionando con le sue decisioni l’esito di un campionato che, come detto, era stato meravigliosamente equilibrato e meritava di terminare proprio come stava accadendo. Sul campo e senza invadenze al limite dell’arbitrarietà. Invece il suo assolo finale ha favorito palesemente uno dei due contendenti – che meritava sicuramente il titolo tanto quanto l’altro – ma che non era di fatto quello che se lo stava conquistando sul campo. Peccato. Un Mondiale così grandioso avrebbe meritato un finale più dignitoso. Anche perché, ritornando sul terreno puramente tecnico-sportivo, i due Super Team – perché, ragazzi, a Brackley e Milton Keynes ci sono due concentrati di competenze di altissimo livello – avevano preparato il weekend al meglio.

In particolare in Red Bull – consci del fatto che negli ultimi anni ad Abu Dhabi aveva sempre vinto chi era partito dalla pole – avevano puntato tutte le loro fiches sulla qualifica. Anche a costo di non essere perfettamente a posto per la gara. Obiettivo assoluto partire davanti a Lewis. E poi ci avrebbe pensato Max, in qualche modo, a non farsi superare. Così pensavano a Milton Keynes. Ecco dunque spiegata la scelta di andare estremamente scarichi aerodinamicamente. Infatti, per la prima volta nella stagione (e aggiungiamoci pure gli anni precedenti), la Red Bull è stata la più veloce alla fine del lungo rettilineo dov’era posizionata la speed trap. E sulla nostra Mappatura delle Efficienze ecco che i punti caratteristici delle due Red Bull si sono portati molto a destra, là dove l’efficienza in rettilineo è massima. Era chiaro che così Verstappen e Perez sarebbero andati in sofferenza nelle curve per la carenza di downforce. Ecco allora l’idea di partire con le gomme soft, le rosse, compensando un po’ con il maggior grip la perdita di efficienza in curva conseguente alla scelta aerodinamica. Poi Max, dall’alto del suo enorme talento, avrebbe saputo gestire la “leggerezza” della vettura anche nei tratti più guidati cercando di non perdere troppo rispetto a Hamilton. Una scelta, quella dei tecnici Red Bull, che non riteniamo sia quindi stata obbligata dopo lo spiattellamento di uno pneumatico a mescola media nel Q2 fatto in frenata dal pilota olandese. È stata piuttosto una scelta strategica pensata e concettualmente intelligente per puntare tutto sulla partenza. Poi però, come abbiamo visto, il film non è iniziato come ipotizzato in Red Bull. Proprio nella fase in cui Max avrebbe dovuto fare la differenza, ovvero lo start, è stato battuto da Lewis che ha così potuto iniziare la sua cavalcata. L’ora e mezza successiva la ricordiamo bene e non ci torniamo più sopra.

Abu Dhabi ha dunque rappresentato per la Red Bull una svolta strategicamente radicale nella definizione del set-up della RB16B. Nel confronto con la Mercedes, questa vettura aveva mostrato fin dall’inizio dell’anno una migliore efficienza in curva, conseguenza di un ottimo bilanciamento meccanico ed aerodinamico su un livello di downforce sempre molto elevato. È stato grazie a questa qualità della sua vettura che Verstappen ha potuto attaccare la leadership di Hamilton alle prese, al contrario, con una W12 piuttosto scorbutica nell’affrontare le curve. Certo la Mercedes è riuscita sempre a compensare con una migliore efficienza in rettilineo, nonostante i vistosi passi avanti della powerunit Honda. E poi c’era Lewis a metterci del suo… 

Insomma, se vogliamo sintetizzare questa stagione in poche righe, possiamo dire che – Abu Dhabi esclusa – la Red Bull è stata praticamente sempre più performante della Mercedes nei settori guidati dei circuiti, perdendo ancora qualcosa negli allunghi. Quindi migliore efficienza in curva praticamente dappertutto e peggiore efficienza in rettilineo. Il mix di questi due parametri ingegneristici di sintesi ha però fatto sì che le prestazioni delle due vetture – guidate da quei due Fenomeni assoluti – fossero praticamente equivalenti quasi dappertutto. Ne è nato un campionato bellissimo che ricorderemo negli anni, anche se gli ultimi dieci minuti hanno fatto barcollare la passione di molti.

Visto che ora siamo alle porte di una rivoluzione tecnica importante, c’è da auspicare che anche altri team possano avvicinare prestazionalmente i prodotti che Mercedes e Red Bull metteranno in pista – perché, statene certi, da quelle parti dominano la materia e non è certo un cambio di regole del gioco a farli tremare. Speriamo così che il parterre dei pretendenti alle vittorie si arricchisca. E, già che ci siamo, c’è da sperare anche che gli ultimi dieci minuti di Abu Dhabi e magari anche qualche altro episodio controverso capitato nei weekend precedenti, inducano ad una revisione intelligente di regole sportive e anche ruoli. Poche regole, applicate con rigore ed uniformità da giudici competenti ma non protagonisti. Perché la Storia la devono scrivere piloti e tecnici.


  • Link copiato

Commenti

Leggi autosprint su tutti i tuoi dispositivi