GP Miami: i 5 temi del fine settimana

GP Miami: i 5 temi del fine settimana© Getty Images

Una corsa fisicamente molto dura per tutti i piloti ha premiato Verstappen e la gestione delle gomme della sua Red Bull, sotto questo punto di vista superiore alla Ferrari, mentre dal fondo sono rinvenuti alla grande Ocon ed Albon

09.05.2022 ( Aggiornata il 09.05.2022 12:11 )

Senza fretta, ma senza sosta

Da una prima fila ad un doppio podio, ma senza stazionare sul gradino più alto, il passo è stato piuttosto breve. Nella consapevolezza che in gara sia effettivamente mancato qualcosa, nel pacchetto complessivo. Con una F1-75 che se l'è giocata, senza averne abbastanza per mettersi dietro una Red Bull che ha dato continuità alle prestazioni di Imola, ma su una pista completamente diversa. Il leitmotiv generale è stato lo stesso di inizio anno: Red Bull a valorizzare un'efficienza aerodinamica che fa invidia a chiunque in griglia, la Ferrari tentata a capitalizzare uscita e percorrenza di curva, valori aggiunti del progetto 2022. Cosa è mancato? La gestione della gomma, in sintesi. Gomma media, ad essere precisi. Su quanto nel primo stint abbiano inciso macchina e pilota separatamente è difficile esprimere una percentuale precisa, ciò che serve valutare è il risultato complessivo, quello che ha restituito una Red Bull molto più in palla su mescola C3 rispetto alla Ferrari.

Avere un po' più di carico pareva poter essere un vantaggio nella gestione, ed invece così non è stato; inoltre, in trazione, la Red Bull è riuscita a trovare delle prestazioni che hanno sorpreso la Ferrari stessa, che ha dovuto osservare impassibile, soprattutto nei giri finali, quanto Max riuscisse ad uscire forte da curva 16, quella che immetteva nel lunghissimo rettilineo verso la 17. Là sarebbe dovuto arrivare un attacco che in realtà non c'è stato, un attacco molto più complicato da portare rispetto a quello che Verstappen era riuscito a mettere in pratica sul rettilineo di partenza tra giro 8 e 9, nei metri del sorpasso decisivo. Oltre ad una perfetta uscita di curva, la Red Bull aveva dalla sua una velocità di punta inavvicinabile: e quando è così, è dura. A Maranello si chiederanno, un po' come a Jeddah, quanto siano stati conservativi nella scelta dell'assetto aerodinamico: l'impossibilità di attaccare nel finale dice troppo, ma la crisi nel primo stint dice l'esatto contrario. Per cui, ci sarà da lavorare su questo, in attesa di vedere i primi, veri sviluppi prestazionali promessi sulla F1-75 per Barcellona (e da non confondere con gli adattamenti di Miami): sviluppi che da qui in avanti andranno introdotti senza frenesia, senza l'ansia di dover sempre e comunque rispondere alla Red Bull, ma senza sosta, nel senso che gli interventi, seppur minimi, dovranno essere ravvicinati di gara in gara e possibilmente continui.

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