Leclerc e la prima volta in Ferrari con Jules Bianchi: "Pensavo fosse la fabbrica di cioccolato"

Leclerc e la prima volta in Ferrari con Jules Bianchi: "Pensavo fosse la fabbrica di cioccolato"© Getty Images

Il monegasco in un'intervista racconta che a 11 anni pensava di trovare gli Umpa Lumpa a Maranello, quando si trovò insieme all'amico Jules davanti ai cancelli della fabbrica del Cavallino

10.08.2022 ( Aggiornata il 10.08.2022 11:46 )

La fantasia di un bambino di 11 anni è qualcosa di incredibilmente sorprendente. Soprattutto se quel bimbo sogna la Ferrari e vorrebbe entrare nella fabbrica di Maranello. Così Charles Leclerc bravama il Cavallino più di ogni cosa, come ha raccotato in un'intervista al magazine GQ. La voglia di fare il pilota di Formula 1 e di mettersi al volante di una Rossa era il suo chiodo fisso, tant'è che ogni giorno si trovava a immaginare come doveva essere il lavoro in fabbrica e chi erano le persone che avevano la fortuna di passare tutti i giorni in quel posto magico.

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La prima volta insieme a Jules

Eppure la prima volta che il monegasco si trovò davanti ai cancelli di Maranello, non entrò. Un racconto che fa sorridere anche l'ormai 24enne: "Avevo 11 o 12 anni, fui accompagnato da Jules Bianchi (scomparso nel 2015 a soli 25 anni), mio amico di famiglia che a quell'epoca era già in impiegato nella Ferrari Driver Academy- ha detto Charles-. Non entrai ma rimasi seduto nel parcheggio per due ore e intanto cercavo di immaginare come fosse l’interno della sede. Nella mente mi figuravo di ammirare una struttura simile a quella vista in Charlie e la Fabbrica di Cioccolato. Con gli Umpa Lumpa che scorrazzavano in giro. Ora va al di là di quello che immaginavo". 

La forza di mamma Pascale e l'amore di papà Hervé

Adesso che Charles ha coronato il suo sogno da piccolo e fa quello che voleva fare da "grande", quella fabbrica e quella realtà dolcissima se la gode più che mai, con l'affetto dei meccanici, che gli hanno regalato una collana d’oro portafortuna che vorrebbe mettere ad ogni gara ma non può per le nuove norme di sicurezza in F1. Chi resta invece preoccupato nel vederlo correre a 300 km/h ogni weekend è la mamma Pascale, che si divide tra la F1 per Charles e la F2 per Arhtur: "La preoccupazione di mia madre è grandissima - continua Leclerc -. E non so cosa dirle. Oltre al fatto che amo il mio lavoro. Non c’è nulla in particolare che possa aggiungere per farla sentire meglio. Non le dirò che starò attento. Sarebbe una falsità. Farò del mio meglio, in ogni caso. Lei lo sa bene: è uno sport pericoloso. Nel corso degli anni è diventato molto più sicuro, ma rimarrà sempre un’attività dove il rischio esiste. Mamma sa che sono l’uomo più felice al mondo quando sono in macchina".

La passione per il motorsport è un orticello che papà Hervé finché ha potuto, essendo scomparso nel 2017 a soli 54 anni dopo una lunga malattia, ha coltivato con amore e cura insieme ai suoi due figli, educandoli sempre alla sportività e al rispetto degli avversari e di se stessi: "Quando hai sette anni e vinci due gare di fila, pensi di essere imbattibile. Mio padre mi ha detto: 'Sii sempre umile, anche nei momenti positivi e soprattutto quando pensi di essere imbattibile'".


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