L'editoriale del Direttore: Mauro Forghieri, il saluto al migliore

L'editoriale del Direttore: Mauro Forghieri, il saluto al migliore

"Forghieri era il migliore perché il più completo. Della macchina progettava tutto" queste le parole di Giampaolo Dallara sull'ingegnere recentemente scomparso. Sul numero di Autosprint in edicola, l'omaggio a Furia

Andrea Cordovani

08.11.2022 11:18

Dico ancora una volta grazie all'ingegnere

«Mè, però, a dégh ancàrra ‘na volta grazie all’ingegnere». È un altro dei suoi ex ragazzi a voler ringraziare per l’ennesima volta il Grande Maestro. Davanti alla Basilica di San Pietro nel cuore di Modena si sono radunati tanti suoi ex colleghi di lavoro. Ragazzi di una volta, cresciuti al fianco del Genio, tra urla e carezze, bastone e carota. Perché - dicono quasi in coro - Mauro prima ti sparava ma dopo pochi minuti era lì che voleva estrarre la pallottola dal corpo. «Una volta - racconta ancora Corradini - facevo una gran fatica a lavorare sulla monoposto, ero costretto quasi a fare delle contorsioni e di questo mi lamentai con Forghieri. Sai quale fu la sua risposta? Tirò fuori la matita dal taschino e mi disse: la prossima volta disegnala te, la macchina...».

Intervistato dalla Gazzetta di Modena Ermanno Cuoghi ricorda: «Ai tempi di Lauda nelle trasferte, ci portavamo dietro ciò che serviva per cucinare un buon piatto di pasta. Un giorno Forghieri si improvvisò cuoco e cucinò un orribile piatto di carbonara: sembrava stucco. Era decisamente molto meglio come ingegnere che come cuoco».

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Una vita unica e impareggiabile

Dici Mauro Forghieri e si apre un mondo straordinario. Una storia meravigliosa all’interno di una vita da corsa unica e impareggiabile, premiata da 4 titoli mondiali Piloti, 7 titoli Costruttori, 9 campionati del mondo per vetture Sport e GT e oltre 70 prototipi e monoposto che portano la sua inequivocabile firma. Nella sua rubrica il Tunnel su Autosprint quasi venti anni fa Franco Gozzi, per oltre 40 anni uomo di fiducia del Commendatore, scriveva: «Ferrari poteva discutere in modo molto, ma molto animato, con tutti i suoi collaboratori, ingegneri o tecnici che fossero. Mai con Mauro del quale accettava la superiorità. Solo se si spingeva troppo in alto lo bloccava; era già accaduto anche con l’ingegner Chiti: “Piano col definirla la mia macchina, è una Ferrari e porta il mio nome”.

Mauro Forghieri, ventiquattrenne e neolaureato, varca i cancelli di Maranello il 2 dicembre del 1959. Due anni più tardi Enzo Ferrari decapita d’un colpo i vertici aziendali (Carlo Chiti, Giotto Bizzarrini e Romolo Tavoni tra gli altri) e mette nelle mani di questo giovane ingegnere la responsabilità di tutte le vetture da competizione del Cavallino. Una scommessa folle e vincente. Ricordava Giulio Borsari, uno dei meccanici mito del Cavallino nel libro scritto assieme a Cesare De Agostini nel 1981: «Nel 1962 Ferrari doveva veramente agitare talenti e il suo dito si puntò su un giovane alto e magro, gran ciuffo di capelli neri e gran cervello: Mauro Forghieri. Tutti lo conoscevano, sia perché era il fglio di Reclus Forghieri, un anziano della fabbrica; sia perché il giovanotto durante gli anni dell’università capitava spesso all’ufficio tecnico di Maranello per iniziare un precoce tirocinio».

«Capitò come per Gilles Villeneuve: Ferrari scommise su uno sconosciuto e non si sbagliò». Sottolineava ancora Gozzi: «Già nell’ambiente studentesco a Modena, Mauro era un personaggio, un giovane animoso, noto per le alzate di cresta. Non è diventato Furia a Maranello. Lo era già prima. Aveva le doti da leader e non solo per le sue capacità tecniche. Lo chiamavano Furia ma le sfuriate duravano poco. Era un sanguigno e aveva il difetto di non saper contenere quella parola in più, della quale poi si pentiva subito. Succedeva quando se la prendeva con i colleghi, meccanici o con gli stessi piloti. Però era uno sfogo che finiva lì, non era un uomo che teneva i rancori». Progettista e responsabile del Reparto Corse Ferrari fino al 1984, è fra i nomi di maggior fama e prestigio nel mondo della Formula Uno. Di più.

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