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Roland Ratzenberger, quando l'ultimo va a morire

Imola, 30 aprile 1994: il pilota austriaco muore nelle qualifiche. Emergono dubbi sulla sicurezza. Il giorno dopo in gara lo stesso destino tocca al campionissimo Ayrton Senna, che aveva portato con sé una bandiera austriaca per dedicargli il trionfo. L'abbraccio fra primo e ultimo: stessa passione, stessi sogni

Roland Ratzenberger, quando l'ultimo va a morire

Stefano TamburiniStefano Tamburini

20 gen 2023 (Aggiornato alle 12:20)

E poi c’è la storia più tragica. Quella di Roland Ratzenberger, morto da ultimo della fila il giorno prima che andasse in scena l’analogo destino per il pilota più amato, il più famoso, Ayrton Senna. Siamo a Imola, ed è il 30 aprile del 1994. È una stagione che vedrà affannarsi in pista ben 52 piloti di 14 scuderie, ci sono le prequalifiche per eliminare due fra i 28 che si presentano ogni volta al via. Roland fin da piccolo voleva essere come Niki Lauda e andava a 300 all’ora verso il viale dei sogni, prima con la mente e poi al volante. E pazienza se l’aveva imboccato tardi, quello stradone pieno di gloria. Pazienza se quella vettura sgangherata che gli hanno messo sotto il sedere è la più lenta. È o non è l’auto che avrebbe sempre voluto guidare? Sì, è una Formula Uno, è dipinta di blu e ha il numero 32.

Ricordando Roland Ratzenberger

Roland è al settimo cielo il giorno che ci sale per la prima volta. La gloria, quella vera, quella dei Primi della classe, è dall’altra parte del viale dei box, dove ci sono auto come la sua, solo più luccicanti e molto più veloci. Anche quel giorno a Imola è come essere bambini con lo zucchero filato al Luna park. C’è l’inarrivabile Ayrton Senna, c’è l’astro nascente Michael Schumacher (poi vincitore del Gp più triste), quindi Damon Hill, Gerhard Berger, Mika Hakkinen, Michele Alboreto.

E anche altri che, come lui, cercano le briciole della notorietà in coda al gruppo. A Roland però sembra già tanto bello così, poter salire su quella Simtek, vettura di una piccola e giovane scuderia con un vecchio motore Ford e un telaio adattato alla meglio. Sì, sa di essere uno fra gli ultimi, l’ultimo della gara del debutto, neanche qualificato a San Paolo del Brasile, ma Roland è comunque un ragazzo felice, il giorno prima del giorno che cambiò per sempre la Formula Uno. Il maledetto 1° maggio che rapì Ayrton Senna, il campione più campione di sempre.

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