GP Germania 1953: Ascari e la Ferrari campioni del mondo

GP Germania 1953: Ascari e la Ferrari campioni del mondo

Esattamente 70 anni fa, il 2 agosto 1953, Ascari portava a casa il secondo alloro iridato della carriera: ad oggi, è l'ultimo italiano ad aver vinto il titolo in F1, nonché l'unico ad averlo fatto con la Ferrari

02.08.2023 ( Aggiornata il 02.08.2023 15:09 )

A riviverlo oggi, il GP Germania 1953, sembra di rispolverare non solo un'altra epoca, ma addirittura un'altra galassia. Il vecchio e terribile Nurburgring, con i suoi 22,81 chilometri, le 34 vetture al via, un vincitore più vicino alla soglia dei 50 anni piuttosto che dei 40, giri da pole intorno ai 10 minuti, pit-stop nell'ordine dei 4 e, soprattutto, un pilota italiano a diventare campione del mondo con la Ferrari. L'ultimo e l'unico, finora, a riuscirci: Alberto Ascari.

Bis mondiale

E' una pagina ingiallita, quella del 2 agosto 1953, ma assolutamente non priva di fascino, se oggi, 70 anni dopo, siamo qui a ricordarla. Nessuno poteva sapere, e forse neanche immaginare, che quella domenica sarebbe stata l'ultima ad incoronare un italiano campione del mondo. Non esisteva ancora il titolo Costruttori, che sarebbe arrivato solamente 5 anni più tardi, per cui il titolo Piloti era tutto quello per cui valeva la pena gareggiare. E quell'anno avrebbe riservato il bis ad Ascari e alla Ferrari, capaci di difendere il titolo di un 1952 dominato in un 1953 complessivamente più difficile, ma ancora una volta vittorioso, con quella complicata ma felice domenica tedesca a consegnare a Maranello il secondo alloro iridato della sua storia.

Domenica difficile, ma alla fine trionfale

Non fu una corsa semplice, quella. Nonostante la pole position (in 9'59"8, unico a scendere sotto il muro dei 10 minuti), per Ascari la domenica è complicata: vorrebbe stare davanti ed imporre il suo ritmo, nella condizione che predilige, ed al primo giro le cose sembrano mettersi bene. Non ha fatto i conti però con una gomma che si stacca, e ci vuole maestria e coraggio per portare la macchina ai box, nel vecchio 'Ring, su tre ruote: la sosta dura 4 minuti e la situazione si fa ardua, mentre davanti Farina, Fangio e Hawthorne lottano per la vittoria. A metà gara Ascari scambia la vettura con Villoresi (all'epoca si poteva), ma farà comunque poca strada, perché al 15° dei 18 giri previsti deve ritirarsi, con in pungo il punto del giro veloce. Tuttavia, basta e avanza: Farina, prima iridato della storia, vince il quinto e ultimo GP della carriera a 46 anni, 9 mesi e 3 giorni, mentre Ascari può festeggiare un titolo arrivato in virtù della regola degli scarti (sono validi solo i quattro migliori risultati dell'anno) nonostante manchino ancora due tappe alla conclusione del mondiale. Ascari è il primo pilota della categoria a portare a casa un bis mondiale, in una corsa resa immortale, oltre dall'ultimo titolo di un pilota italiano, dalle 34 vetture al via: nessun gran premio ha mai avuto un numero di partenti così elevato.

Tale padre, tale figlio

Era un figlio d'arte, Alberto. Era un figlio d'arte che aveva dovuto dire addio troppo presto al suo papà, Antonio, scomparso quando lui aveva compiuto da pochi giorni 7 anni. Un papà che, conscio dei rischi del mestiere, non aveva mai voluto essere troppo tenero con i suoi figli: "Faccio un mestiere troppo rischioso, non voglio che soffrano troppo nel caso me ne dovessi andare presto". Una triste profezia che si avverò, senza distogliere comunque Alberto da quella che sarebbe stata la sua vera passione, le corse: "Io obbedisco soltanto a una passione. Le corse. Senza non saprei vivere". E in nome di questa passione, avrebbe scelto di seguire le orme del padre. Perdendo la vita, proprio come lui, in macchina, in circostanze mai chiarite, a Monza, durante un test improvvisato. Ma questa è un'altra storia.


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