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10 anni senza Maria De Villota: l'importante, è ricordare che la vita è un dono

L'11 ottobre 2013, 10 anni fa, Maria De Villota ci lasciava a 15 mesi dal terribile incidente che le aveva cambiato la vita: oggi rivive nel suo libro "Life is a gift", la vita è un dono, e sul casco di Carlos Sainz che la porta con sé

10 anni senza Maria De Villota: l'importante, è ricordare che la vita è un dono
© Motorsport Images

"Life is a gift", la vita è un dono. Il titolo del suo libro era profondo, la copertina che la ritraeva nella sua nuova condizione, con l'occhio bendato, un inno alla tenacia. Era il libro di Maria De Villota, quello, un libro scritto da lei che però, quel libro, non poté mai tenerlo tra le sue mani.

L'11 ottobre 2013 la Formula 1 doveva prendere atto di una triste notizia, della scomparsa di Maria De Villota, collaudatrice Marussia. Mentre il Circus girava a Suzuka, per le prove libere del Gran Premio del Giappone, Maria veniva trovata senza vita in un albergo di Sivigilia, quando in Europa era ancora mattina. Era insolitamente in ritardo, quella mattina in cui doveva presenziare ad una conferenza universitaria. Insospettita, la sua assistenza Arancha la andò a cercare in hotel e nella camera vide quello che non avrebbe mai voluto vedere.

Da padre in figlia

La vita, oltre che un dono, è anche un sogno. Il suo, era chiaro: essere come papà. Emilio, suo padre, aveva fatto il pilota da corsa e si era tolto la soddisfazione di debuttare in F1: due gare portate a termine, un 13° posto come miglior risultato più qualche non qualificazione. Come spesso accade nelle famiglie, la passione era passata da genitore a prole, e Maria si era trovata a suo agio con un volante in mano, come il fratello Emilio junior. A fare più strada, mentre il papà gestiva una scuola di pilotaggio dalla quale sarebbero passati anche Fernando Alonso e Carlos Sainz junior, era stata lei: tante categorie propedeutiche, poi la realtà che si avvicina al sogno: una presa di contatto con la Lotus nel 2011 e contratto da tester con la Marussia in F1, nell'anno del signore 2012, a 32 anni d'età, per lei classe 1980 di Madrid. Il sogno, sarebbe presto diventato in incubo.

Duxford, il posto maledetto

Il fattaccio avviene il 3 luglio 2012, in un test all'aerodromo di Duxford. Qualche chilometro di riscaldamento, poi test aerodinamici sul dritto. E qui accade un incidente che, più che raro, è assurdo: Maria sbaglia a premere un bottone seguendo una procedura che il team non gli ha spiegato fino in fondo, il sistema anti-stallo fa schizzare la macchine e lei, senza più controllo del mezzo, finisce a sbattere contro la pedana abbassata del camion. Scena drammatica, impatto devastante: l'altezza della pedana è, con catastrofica precisione, perfetta per colpire il volto. Lo squarcio sul casco, che nella colorazione richiama in tutto e per tutto quello di papà, è orribile.

La corsa all'ospedale, gli interventi chirurgici, la paura e poi la speranza. Il bilancio è drammatico, ma con il lieto fine dopo 17 giorni di degenza e 140 punti di sutura per il trauma facciale: Maria è viva. Il prezzo, però, è esorbitante: ha perso l'occhio destro ed alcuni danni cerebrali saranno permanenti. Nella fattispecie, Maria perde l'olfatto, quasi completamente il gusto, non ha più il senso della profondità da un punto di vista visivo e nei mesi successivi peggiorerà sempre più anche l'udito. Senza dimenticare i mal di testa continui e lancinanti, insopportabili compagni di vita dall'incidente in poi. Di fare il pilota, insomma, non se ne parla. Ma siccome la vita è un dono, guai a sprecarla.

Niente da fare

Da allora aveva cominciato una specie di seconda vita. Mise il massimo dell'impegno sulla sicurezza stradale, iniziò a raccogliere le sue memorie in un libro, fece interventi di chirurgia plastica, accettò di dover andare in giro con una benda all'occhio. Infine, diede un taglio ai suoi lunghi capelli biondi e si sposò nel luglio del 2013, senza poter sapere che quel matrimonio sarebbe durato solamente tre mesi, il tempo trascorso tra il "sì" ed il conto finale di quel terribile incidente di Duxford, che gli presentò in quella notte d'albergo a Siviglia.

Un libro che sa di testamento

Oggi Maria rivive nel casco di Carlos Sainz, che porta con orgoglio e nostalgia la stella che era il simbolo di lei. Quando si racconterà di Maria De Villota, la bambina che sognò la Formula 1, si racconterà di un sogno infranto e di un dopo fatto di coraggio e caparbietà. Non ebbe paura a mostrarsi per quello che era diventata, fu forte ad accettare la sua nuova condizione, fu altruista abbastanza per mettere la sua esperienza al servizio dei giovani e della sicurezza. Il suo libro, del resto, è quasi un testamento: la vita è un dono, non sprecatelo. Indipendentemente dal tempo che vi è concesso.

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