GP Imola: i 5 temi del fine settimana

Tre scuderie diverse sul podio, distacchi ravvicinati: vince ancora la Red Bull con uno straordinario Verstappen, ma McLaren e Ferrari sono lì. Tsunoda esulta, Vettel commuove

20.05.2024 11:56

What if…

I “what if” sono sempre affascinanti. Perché hanno il fascino dell’ignoto, lasciano spazio all’immaginazione e per un secondo ti fanno vivere ciò che la realtà ha negato. Fanno parte del mondo delle idee, ma a volte hanno il sapore di una delusione che sembra reale. E bastava vedere Norris, appena sceso di macchina, per capirlo: “Se solo ci fossero stati uno o due giri in più…”.

Se ci fossero stati uno o due giri in più, forse, ora racconteremmo altro. Saremmo probabilmente qui a parlare del secondo successo di fila della McLaren, di un Norris lanciatissimo verso l’estate, di una MCL38 incredibilmente pimpante su due piste molto diverse, Miami e Imola. Si può pensare che sarebbe andata così perché Verstappen, senza aderenza, sarebbe uscito meno forte di Lando dalla Rivazza 2 e, tra accelerazione, scia e Drs, magari Lando ce l’avrebbe fatta. Magari, non c’è certezza: la certezza è solo che quei due giri in più tanto auspicati dall’inglese non ci sono stati, e Max ha vinto di nuovo.

E’ troppo pragmatico Andrea Stella per farsi cullare del “chissà come sarebbe andata se…”. Anche perché la realtà, dalle parti di Woking, è comunque stupenda: questa McLaren sta compiendo un altro piccolo miracolo tecnico, perché con i pezzi di Miami è praticamente arrivata a prendere la Red Bull ed a scavalcare la Ferrari. Certo, sono tutti lì, con il forte sospetto che a questo equilibrio basta un niente per variare, sensibile com’è a caratteristiche della pista, caratteristiche delle vettura, lavoro di messa a punto e, non ultimo, “esecuzione” del weekend: ovvero come i team saranno in grado di destreggiarsi tra le sessione del fine settimana o con i piani di lavoro, un po’ come fatto da McLaren che è stata l’unica a prendersi lo scrupolo di testare la hard al venerdì. Forse una differenza non da poco.

Il bello è che ora questa MCL38 pare completa. Della vecchia MCL60, che si esaltava sui curvoni veloci e con i pacchetti da alto carico, è rimasta l’impostazione di base: sulla MCL38 si è lavorato per spostare il punto di lavoro ed essere altamente competitivi anche con i pacchetti a basso e medio carico, estendendo la capacità della vettura di andare forte pure nelle curve a media o bassa velocità, il tutto in una ricerca mai terminata sull’efficienza aerodinamica per migliorare sul dritto. Ecco, oggi tutte queste magagne sembrano risolte: e tra Miami e Imola la squadra ha dato un enorme segnale, quello di essere finalmente pronta per giocarsela sempre o quasi. E potrebbe essere la realtà più bella, più di qualsiasi “what if”.

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