Tre scuderie diverse sul podio, distacchi ravvicinati: vince ancora la Red Bull con uno straordinario Verstappen, ma McLaren e Ferrari sono lì. Tsunoda esulta, Vettel commuove
Fred Vasseur parlava di “sensazioni contrastanti”. Charles Leclerc invece, quando gli hanno fatto notare che quello di ieri fosse il suo primo podio ad Imola, ha detto: “Sì, è il primo podio qui ad Imola… ma io sono molto felice solo quando vinco”. Perché al di là delle dichiarazioni ufficiali, è inutile girarci intorno: la Ferrari sul Santerno voleva vincere. Messa così, un 3° e 5° posto possono risultare anche particolarmente deludenti, ma non bisogna commettere l’errore di perdere la lucidità di analisi.
Per provare a vincere, oggettivamente, la Ferrari ha fatto tutto. Nel caso di Leclerc, che sta prendendo sempre più confidenza con la SF-24, c’era anche una power unit fresca per tirare fuori il massimo. C’erano anche i pezzi nuovi, i cui effetti da Maranello fanno sapere si vedranno meglio su altre piste. C’era la giusta attesa, insomma, per provare a fare il colpaccio. Ma non si corre da soli, e le aspettative di uno devono poi fronteggiare le aspettative dell’altro.
Non a caso già a Miami Carlos Sainz aveva fatto sapere che secondo lui Imola era una pista adatta soprattutto alla McLaren. La quale infatti si è confermata, mettendosi dietro pure la SF-24 ricca di aggiornamenti (i quali, magari, hanno altro potenziale da sbloccare: un nuovo pacchetto ha spesso bisogno di qualche gara di rodaggio per essere pienamente padroneggiato). Tuttavia, anche se il popolo rosso si sarebbe aspettato di più, non è un dramma: è una mezza delusione, ma non bisogna nemmeno parlare di speranze tramortite. Perché a parte Melbourne, l’unica gara stagionale vinta, il distacco dal vincitore non è mai stato così limitato come quello di Imola: a Sakhir la prima delle Ferrari ha preso 25”, a Jeddah 18”, a Suzuka 20”, a Shanghai 23” ed a Miami poco meno di 10”, anche se in Florida la safety car ha reso il dato meno rappresentativo. Sul Santerno, invece, il distacco è stato di 7”9: in una corsa senza neutralizzazioni, dunque con 63 giri di gara effettivi, il ritardo medio sul giro è stato di 0”125. Per quanto i ferraristi si augurassero un esito diverso, è un grande dato per una squadra che rincorre da quasi due anni.
Questo perché bisogna ricordare che alla fine del 2023 la Rossa parlava di ritardo medio sul passo attorno ai 7 o 8 decimi, un ritardo dimezzato in avvio di 2024, ma sempre consistente. Ad Imola, invece, il distacco si è assottigliato ancora: servono verifiche su altre piste per promuovere pienamente il pacchetto della SF-24 “evo”, ma c’è la sensazione diffusa che Ferrari (e anche McLaren, ovvio) adesso possano cominciare a pensare di non partire battute ad ogni weekend. E’ già questo un grande traguardo, considerando il dominio Red Bull nel 2023 e la stabilità regolamentare che non lasciava presupporre ribaltoni.
La domanda se sia una svolta per il mondiale o no la lasciamo volentieri in sospeso, perché è difficile avere certezze. Di sicuro, le prospettive si fanno interessanti. Mettendo da parte Monaco, pista atipica per eccellenza, poi arriveranno Montréal e Barcellona, due piste diverse ma a loro modo significative: saranno un po’ loro la cartina tornasole per i bilanci finali dei vari pacchetti portati da Red Bull, McLaren e Ferrari, dato che nei prossimi tre GP difficilmente si vedranno altri sviluppi.
Alla fine dei conti, le sensazioni contrastanti è giusto averle. Questo, almeno, se si ha la capacità di non perdere di vista la realtà delle cose: a circa un terzo di campionato, siamo di fronte ad una situazione probabilmente più rosea del previsto dal punto di vista dello spettacolo. Certo, come detto servono verifiche su altre piste: ma è un mondiale che potrebbe avere, condizionale d’obbligo, parecchio da dire. E sarebbe già un successo.
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