Nel giorno dello straordinario successo di Leclerc e della Ferrari, ci si chiede dove abbia sbagliato la McLaren e cosa abbia rallentato la Red Bull a Monza, mentre Magnussen si becca una squalifica: Bearman al suo posto?
Non proprio, o meglio non ancora. Perché il primo ad affrettarsi a mettere le mani avanti è stato proprio Charles Leclerc: “Monza è piuttosto atipica, dubito sarà così anche nelle prossime gare”. Quello che ha detto Charles è una verità sacrosanta: piste come Monza ce ne sono poche, per cui la tappa brianzola non può essere esaustiva per tutti i circuiti che arriveranno. Baku, Singapore e Las Vegas sono sicuramente tre piste interessanti per questa SF-24, che tra velocità di punta (a Baku e Las Vegas si può riproporre l’ala posteriore di Monza o quantomeno tentare una prova nelle libere) e trazione può sperare di fare bene in questi tre cittadini.
La vittoria di Monza non svolta completamente la stagione, e per un Vasseur che crede ripetutamente nel Costruttori (ne parliamo a parte) non può nemmeno salvarla. Ma di certo la eleva, l’addolicisce, la rende più spettacolare agli occhi del tifoso e non solo, perché veder vincere una Ferrari nel GP d’Italia ha sempre il suo effetto. E soprattutto dà morale ad una squadra che non vinceva da tre mesi e che si era persa nel percorso di sviluppo della vettura. Da questo punto di vista, gli aggiornamenti introdotti in Lombardia al momento sono promossi: non ci sono stati danni collaterali, il che ha scongiurato problemi simili a quelli legati alla specifica di Barcellona. Monza non è certamente la pista migliore per valutare i miglioramenti, perché non è la pista più difficile in assoluto per la gestione del bouncing (il quale verrà rivalutato nelle prossime gare), ma intanto non ci sono state controindicazioni ed è già un punto a favore. Pare banale, ma non era scontato dopo i problemi con il pacchetto di Barcellona.
Leclerc racconta tutte le emozioni
Non è sacrilego pensarlo. Di corse belle Charles ne ha fatte tante, ma questa ha un sapore particolare e non solo perché arrivata a Monza: è speciale perché con un azzardo coraggioso ma al tempo stesso ben calcolato Leclerc e la Ferrari hanno ribaltato un pronostico che sembrava già scritto dopo la prima sosta, il che rende questo successo straordinario per come arrivato.
Sono i successi più belli quelli che arrivano non da favoriti, per di più con l’avversario principale in pista e non ritirato. L’idea dell’azzardo è arrivata dopo la sosta di Piastri, quando al muretto si è capito che per vincerla si doveva fare qualcosa fuori dagli schemi: un all-in che ha pagato e che ha riempito d’orgoglio Vasseur, il quale da tempo sostiene ed incita la squadra a prendersi rischi in una F1 di dettagli in cui, se non rischi, fai fatica ad emergere. Anche l’avere margine sul primo inseguitore (Hamilton, 5°) ha aiutato a correre l’azzardo: Leclerc e Sainz erano terzo e quarto dietro alle McLaren prima della seconda sosta delle due MCL38, per cui anche se la gomma fosse crollata ci sarebbe stato margine per rimediare e chiudere comunque con due macchine alle spalle delle due monoposto color papaya.
Magistrale è stato Leclerc con una condotta di guida sopraffina, ben evidenziata da uno stint con gomma hard a dir poco pazzesco: contrariamente alle McLaren i ferrarista non hanno dato subito lo “strappo”, dimostrando con i fatti di avere in mente la singola sosta sin da subito, anche se magari non ne erano del tutto convinti nei primi passaggi dopo il primo pit-stop. “Abbiamo capito di poter arrivare in fondo dopo 10 giri con le dure”, ha poi ammesso Vasseur. Da urlo sono state le tornate di Leclerc dopo la sosta di Piastri, al giro 38: in quegli ultimi giri Charles ha girato con una costanza pazzesca sul piede dell’1’23”57 di media, con una altalena ridottissima tra i passaggi più veloci (su 1’23”4) e quelli più lenti (su 1’23”7). Uno scarto di circa tre decimi tra giro più veloce e giro più lento di quella fase di gara, un ritmo insomma eccezionale che ha fatto la differenza.
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