Verstappen e la Red Bull sono in crisi eppure i rivali nicchiano troppo...
Altro che crisi Red Bull, va crucis RB20 e team spaccato. Adesso è diverso. Il malessere, il travaglio e il morbo s’estendono a macchia d’olio, andando a lambire l’unico che fino a oggi si era mostrato immune, ovvero quel rissoso, irascibile e carissimo Max Verstappen.
L’olandese comincia le libere alla grande, venerdì, piantandosi davanti a tutti nella lista dei tempi FP1, ma poi scende, rallenta, si incasina, soffre sempre più il comportamento della ormai indecifrable RB20 orfana di Newey. Fino a subire, stranissimo a dirsi, perfino il confronto diretto col compagno di squadra Sergio Perez, salvato un mese fa d’un soffio dal licenziamento e comunque ritenuto, evidentemente a torto, un pilota in disarmo.
Sia chiaro, il messicano a Baku vola da una vita. Non solo ha vinto due volte, ma negli anni ha ottenuto anche un secondo e un terzo posto. Questo è il suo giardino, altroché. Però se uno è bollito, è bollito, no? E se uno, anzi, l’altro, è un è campionissimo, tale resta. Invece no.
Max in qualifica si ritrova a due decimi secchi da Sergio, che all’improvviso si mette ad andare bello unto come un baby alla play, mentre Max pare trasformato in suo zio.
CHE SORPRESA!
Così nel giro di poche ore vengono smentiti per sempre quelli che sostenevano da anni che di Red Bull in pista ce ne sono due ben diverse, una buona per Max e l’altra uguale alla prima solo nella livrea, per il malcapitato di turno.
Niente di tutto ciò. Ora, nel momento di rara e maggiore vulnerabilità di Max stesso nel mondiale conduttori, ecco che Sergio gli sta tranquillamente davanti, incredibilmente pronto perfino a sottrargli punti preziosissimi.
E infatti in gara il messicano fa un altro mestiere e gira con vantaggi siderali rispetto al più autorevole team-mate, fino all’incidentone finale, che poco sposta in termini di valutazioni.
Le quali sarebbero poi queste. Attenzione, perché in casa Red Bull l’ammosciamento sta toccando anche Max Verstappen, il quale è marziano, sì, ma specialmente se ha un’astronave sotto il sedere. Se si ritrova una monoposto decente, buona ma non più eccezionale, non solo pure lui non vince più, ma davanti a sé ha la possibilità di subire perfino il confronto diretto con chi in tempi migliori era da lui guardato come se fosse Sancho Panza.
Lontani appaiono i tempi in cui l’unica preoccupazione di Max era quella di vincere con la pipa in bocca, senza mostrare la vera entità del distacco de rivali, distanti sono i momenti in cui il campione deliziava lo universo mondo con cazziatoni live in team radio al malcapitato muretto RBR, accusato di chissà quali nefandezze tattiche e tecniche.
Adesso Newey non c’è più, la supremazia in pista è perduta, la RB20 si comporta come una cavalla imbizzarrita e perfino Sancho Panza si galvanizza, al punto da far sembrare in terra azera il suo capitano un malinconico e silente Don Chisciotte.
SMACCO TOTALE
Dai, il prossimo 30 settembre l’olandese compirà ventisette anni e mai fino a oggi aveva subito un affronto del genere. Per uno che filosoficamente odia perdere, finire sverniciato da Perez deve dare sensazioni prossime a quelle dei supplizi tantalici e della tortura della goccia, una forma di Red Bullismo involontario quanto insopportabile.
E così per la prima volta in vita sua Max sperimenta un nemico nuovo, spietato e molto pericoloso: se stesso. Ovvero, chissà, quella parte recondita e latente di sé che, accanto a quella cannibalica che vuole e può solo vincere, magari nutre una incipiente e fottuta paura di perderlo, questo mondiale, perché ormai, gara dopo gara, in quello che una volta era il dream drink team, rien ne va plus, niente va più.
Però c’è un però. Accanto alla crisi del numero Uno, c’è l’acquiescenza degli altri. Perché se è una realtà che da diversi Gp Max sta vagando sul ring, bersaglio comodo, vulnerabile e inoffensivo, è anche vero che incredibilmente nessuno ci si sta mettendo di buzzo buono a colpirlo al plesso solare, per mandarlo giù una volta per tutte.
PARADOSSO ASSOLUTO
Norris sta facendo di tutto per non vincerlo, questo campionato, sommando una cavolata dopo l’altra. La McLaren gli sta dando una mano, avendo troppo tardato a dare ordini di scuderia, e le altre rivali aiutano a loro volta, sottraendosi punti l’una con l’altra. Al punto che, malgrado tutto e tutti, la leadership del Verstappen più debole mai visto nella storia della F.1 pare ancora solida.
E così per l’avvenire ci si apparecchia una situazione paradossale e inusitata, con un campione in carica ormai fragile ma ancora in fuga, che spera molto negli avversari e ormai teme soprattutto se stesso.
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