Norris sbaglia troppo e soffre la pressione mentre Piastri è discontinuo
Seguo il GP del Brasile, la domenica, guardo le McLaren e mi tornano in mente antiche rimembranze liceali, frasi e robe che rimbombavano giusto prima della maturità, con l’austero Massimo D’Azeglio on fire, grazie all’immortale frase “fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani”.
Ecco, fatte - e bene, benissimo - le Orange-Papaya, sono i due orangisti che lasciano perplessi. Su, non penserete mica che le MCL38 siano andate in crisi a Interlagos perché pioveva troppo, no? No, pioveva per tutti uguale e la differenza sul bagnato, tanto, tantissimo, non l’hanno fatta le macchine o l’assetto, ma gli uomini.
E nel team di Zak Brown e Andrea Stella ancora una volta le punte Lando Norris e Oscar Piastri si perdono, come turaccioli nell’oceano.
Dai, Lando Norris ormai ha la faccia di uno con un mutuo a tasso variabile sotto tiro dell’Euribor. Da quando ha una macchina con la quale diventa improbabile perdere, non è più felice e radioso come ai bei tempi in cui nessuno gli chiedeva granché. Il britannico soffre e non gode la sua posizione (privilegiatissima) d’essere il prim’attore di una compagnia che recita il testo migliore.
Sbaglia spesso, s’incasina, ha il braccino, spesso trema quando invece dovrebbe sparare spietatamente, sta sveglio la notte quando dovrebbe dormire e dorme a volte in pista quando gli si chiede di sfrecciare spietato. Poi, che c’entra, in qualifica sferra la coltellata e il passo gara di solito ce l’ha, ma se capita l’episodio topico, stai pur sicuro che lui s’incasina. E se piove, pure.
McLaren fa quadrato, Stella: pit-stop giusto, un altro GP senza interruzione
Discorso molto diverso ma equivalente negli effetti per Oscar Piastri. Velocissimo e talentuosissimo pure lui, ma ombroso, ghiaccio, mai empatico, quasi per niente uomo squadra e terribilmente discontinuo. Se si alza bene, ciao a tutti, se si alza male, si perde. E ultimamente si perde spesso. Con un’aggravante. Quella di apparire anaffettivo, distante, solo, scostato dal team. In grado sì di fare - per la prima volta quest’anno - il tanto invocato o temuto (dipende dai punti di vista) scambio di posizioni con Norris nella sprint, ma anche poi di disputare per l’ennesima volta una qualifica e un Gran Premio da anima persa, a far fallo su Lawson quando uno come Lawson, avendo una McLaren sotto il sedere, non avrebbe dovuto mai neanche vederlo, in gara.
Insomma, è ora di dirlo sinceramente, perché questo è un articolo d’opinione sulla McLaren e non sui suoi ragazzi: qui ci vuole qualcuno che faccia il Massimo D’Azeglio della situazione, cantando bello chiaro che così, in prospettiva, non si potrà andare avanti. Anche perché, okay, quest’anno arriverà - ragionevolmente, con buone probabilità - il mondiale Costruttori ad allietare la compagnia, ma l’anno prossimo il mondiale Piloti potrà e dovrà essere nel mirino. Ma di quest’andazzo i rivali più temibili della McLaren - se non si danno una svegliata e crescono rispettivamente ciascuno nel suo -, saranno proprio Norris & Piastri.
Sfoglia le pagine per continuare a leggere (1/3)
1 di 3
AvantiLink copiato