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Meno estrema e basata su un progetto fatto "con il braccino": la nuova vettura che vedremo insieme a Max Verstappen sembra non sia pronta a "mettere le ali" al team di Milton Keynes
Paolo Filisetti
12 feb 2025 (Aggiornato alle 12:00)
È ormai acclarato (anche secondo alcuni tecnici rivali), che nella seconda parte del 2024 Red Bull avesse concentrato la maggior parte delle risorse tecniche a livello di tempo e ricerca, per andare a fondo su quali fossero i limiti, o comunque quelle aree meno chiare nel comportamento della vettura, che impedivano di replicare le prestazioni che a livello di simulazioni la RB20 sarebbe stata in grado di esprimere. Questo perché non sarebbe bastato un ritorno al recente passato a livello di concetto aerodinamico, né sarebbe stato possibile.
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Se è stato chiaro che nel 2024 la RB20 sia stata una monoposto dalla ridotta finestra di utilizzo, in sostanza una vettura che sull’altare di un estremizzazione del concetto aerodinamico, ma soprattutto nel packaging, aveva sacrificato l’equilibrio dinamico, sarebbe parsa una logica conseguenza che la RB21 si basasse a livello di concetto base, su una sua esemplificazione funzionale all’equilibrio dinamico/aerodinamico, perso e riconquistato nel 2024 solo in specifiche e ridotte finestre di setup.
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Per contro, sembrerebbe che la direzione progettuale scelta dai tecnici di Milton Keynes, per la nuova monoposto prosegua nel percorso segnato dalla RB20. Questo perché, secondo quanto trapela, valutando pro e contro, effettuare una scelta di compromesso a favore dell’equilibrio della vettura, determinerebbe come conseguenza una tangibile perdita di prestazione che non sarebbe compensata dalla maggiore adattabilità della vettura alle caratteristiche dei singoli tracciati. In sostanza, nonostante siano state palesi le difficoltà che a Milton Keynes hanno incontrato la scorsa stagione nell’estrarre le prestazioni attese dalla RB20, proprio a causa di una sua elevata track sensitivity, la leadership tecnica del team rappresentata da Pierre Wachè, ritiene che sia più proficuo ricercare sempre la performance top come obiettivo primario a livello di progetto, lasciando poi al setup in pista l’onere di estrarla su ciascun circuito.
Ma le cose stanno proprio così? Da nostre fonti emerge una realtà diversa, oseremmo dire non tanto nei fatti quanto nella loro narrazione. Infatti, abbiamo appreso che il concetto aerodinamico della RB20 non sia stato sostanzialmente mai messo in discussione. Ovvero, la ridotta finestra di utilizzo di quella vettura non dipendeva dal concetto aerodinamico che aveva imboccato una strada senza uscita, bensì dalla piattaforma dinamica, che estremizzata per un incremento immediato delle performance, di fatto si era dimostrata inadeguata ad un’evoluzione aerodinamica della vettura. In poche parole, si era creato uno scollamento molto ampio, tra ciò che potenzialmente a livello aerodinamico la vettura sarebbe stata in grado di ottenere e il suo comportamento in pista, che di fatto impediva il raggiungimento di quegli obiettivi...
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