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Ecco la storia di Tim Mayer, rivale di Ben Sulayem

L'incredibile vicenda plurigenerazionale di corse del candidato alla Presidenza FIA
Ecco la storia di Tim Mayer, rivale di Ben Sulayem

Mario DonniniMario Donnini

15 lug 2025

Ora in F.1 non c’è colletto bianco più in vista di Tim Mayer, statunitense classe 1966, candidatosi nei giorni scorsi alla presidenza FIA all’insegna di un concetto semplice e deflagrante: «Serve un cambiamento». Tim Mayer, è figlio del co-fondatore McLaren, Teddy e ha ufficializzato con decisione la candidatura alla presidenza FIA, dopo che era stato allontanato da capo commissario F.1. L’uomo giusto e “Ben” motivato, quindi, per attaccare la gestione Ben Sulayem. E anche in grado di raccontare, perfino senza volerlo, una calda, drammatica e pervicace storia di passione per le corse. Appunto, quella della sua famiglia.

Tim, un nome che parte da lontano

Tim in realtà porta il nome dello zio, ovvero il fratello di Ted, al secolo Timothy Andrew “Timmy” Mayer, nato nel 1938 a Dalton, presso la contea di Lackawanna, in Pennsylvania. Il primo Tim è figlio di Edward B. Mayer e Marion Scranton. Suo papà è un ricco agente di cambio, mentre lo zio materno, William Scranton, è un noto uomo politico e, oltre a ricoprire il ruolo di Governatore della Pennsylvania dal 1963 al 1967, a metà degli Anni ’70 è Ambasciatore Usa alle Nazioni Unite.

Laureato alla Yale University, Timmy inizia la carriera racing al volante di una Austin-Healey nel 1959, a 21 anni. È di due anni e mezzo più giovane del fratello Teddy Mayer, laureato in giurisprudenza, che gli dà una mano finanziandolo e seguendolo sui campi di gara.

Il salto in monoposto

Timmy guida poi una Lotus 18 Formula Junior, mettendosi in luce con cinque secondi posti nel 1960, che gli valgono la chiamata della neonata squadra Rev-Em Formula Junior team, creata guarda caso dal fratello Teddy insieme al suo ex compagno di scuola Peter Revson, erede della fortuna dei cosmetici Revlon e futuro pilota di F.1 della McLaren (pensa te il destino!) quando al timone della Casa di Colnbrook passerà proprio lo stesso Teddy. Ma rallentiamo per vivere meglio tutta la storia, tornando al giovane e intraprendente Timmy.

Il quale fa presto conoscenza di Mr. Falkner, importatore americano della Cooper cars, che è ben lieto di affidargli una Cooper T56-Ford.

Il debutto in F.1

Nel 1962 il ragazzo è militare a Portorico, ma trova il modo di laurearsi SCCA Formula Junior champion. E già che c’è corre con una Cooper Monaco sport di Roger Penske e viene addirittura fatto debuttare in Formula 1 nel Gp Usa a Watkins Glen, con la terza Cooper ufficiale, ovvero una T53-Climax. Si qualifica undicesimo su18 partenti ma la rottura del cambio lo mette fuori gara dopo pochi giri. Be’, è un inizio.

Allievo di Ken Tyrrell

Con un viatico del genere, arriva l’ingaggio di Ken Tyrrell che gestisce la squadra ufficiale della Cooper in Formula Junior ma le T67-BMC non sono competitive rispetto alle Brabham e alle Lotus dominanti, così il baby si deve accontentare solo di piazzamenti interessanti, proseguendo comunque una carriera che punta tendenzialmente verso l’alto.

Prediletto da Bruce Mclaren

E quando Bruce McLaren capeggia anche organizzativamente, oltre che esserne il pilota di punta della Casa, la trasferta delle Cooper in Formula Tasmania, a sorpresa Timmy Mayer viene convocato quale prossimo secondo pilota del Cooper Formula 1 team, laddove andrà a sostituire il sudafricano Tony Maggs. Nella Tasman Cup 1964 in Australia e Nuova Zelanda, mandato per allenarsi, Timmy si mostra subito in gran forma. Al volante della Cooper T70-Climax di 2,5 litri appositamente modificata da Bruce McLaren, ottiene due sonanti secondi posti, a Levin in scia a Denny Hulme su Brabham BT7A-Climax e a Teretonga, in coda al caposquadra McLaren. Poi arrivano due podii, uno nel New Zeland Grand Prix a Pukekohe e l’altro a Warwick Farm, più un quarto nell’Australian Grand Prix, sul tracciato di Sandown Park.

Tragedia a Longford

Tutto sta procedendo alla grande, insomma, e nel pieno dela vita Timmy Mayer sta affilando le unghie prima di iniziare la sua vera e propria carriera in F.1, quando resta vittima in prova di un terribile incidente sul pericolosissimo circuito di Longford, in occasione dell’ottava e ultima gara della Tasman Series 1964, il South Pacific Trophy, su uno stradale di 7.081 chilometri. Un tracciato velocissimo, su strade rurali, nel bel mezzo della Tasmania. E proprio qui, pare per un’avaria meccanica della vettura, segnatamente alla ruote posteriori, Timmy perde il controllo della sua Cooper che si disintegra contro una fila d’alberi. Il ragazzo muore durante il trasporto all’ospedale, venerdì 28 febbraio 1964.

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