A cinque anni di distanza dall'ultima volta, e dopo quattro edizioni saltate, il GP Cina è pronto a tornare in calendario: sarà come correre su una pista nuova, con l'imprevedibilità che verrà aumentata dal nuovo format della sprint al debutto proprio a Shanghai

GP Cina, l'anteprima: 5 domande verso Shanghai

<h2>È come la prima volta?</h2>

Sotto tanti punti di vista, sì. Perché nell’ultima volta a Shanghai, nel 2019, c’erano macchine diverse e gomme diverse, e alcuni piloti nemmeno erano in griglia (in quattro non ci hanno mai corso con una F1). Premesso che la memoria di un pilota è “storica” (ricordano molto bene le piste, e quello non sarà un problema), il tracciato sarà come “nuovo” dal punto di vista più ingegneristico, perché a livello tecnico tutti i riferimenti pre-2020 sono di fatto inutilizzabili. All’atto pratico, Shanghai è come se fosse un nuovo circuito, ed ogni riferimento verrà ripreso dal simulatore proprio come avviene su una pista che si appresta a debuttare.
Certo, rimangono le linee guida del vecchio ciclo tecnico, quelle secondo cui essendo poco utilizzato, si sa che l’asfalto cinese andrà verso una costante evoluzione e gommatura nel corso del weekend, oltre ad offrire una bassissima aderenza nella prima sessione di libere (l’unica del fine settimana). Rimangono le linee tecniche secondo cui a Shanghai il tracciato richiede una vettura ben bilanciata, perché tra curve veloci e curve più lente offre un’abbondante varietà di curve e sezioni, un qualcosa che richiede una buona trazione ma anche un buon inserimento alle alte velocità. Avere una vettura più neutra possibile, insomma, fa più differenza in Cina che altrove, con Shanghai che da questo punto di vista rappresenterà un bel banco prova. Trasferimenti di carico sia longitudinali che laterali sono abbondanti, per sforzi sulle gomme che non risparmiano né l’asse anteriore né quello posteriore, su un tracciato in cui la Pirelli porterà le tre mescole “mediane” della gamma (C2, C3 e C4) preparandosi ad affrontare un weekend in cui lo stress dei pneumatici sarà alto.
Da valutare saranno anche le condizioni di un asfalto che, negli ultimi cinque anni, ha ospitato pochissimi eventi e che sarà per questo motivo molto “green” nelle FP1. I timori, se così si possono chiamare, sono quelli legati ad un terreno paludoso che facilita la formazione di irregolarità sull’asfalto, il quale comunque non è stato rifatto: ci sono stati interventi minori per appiattire alcune asperità, ma niente di così profondo da far parlare di asfalto nuovo. Secondo le simulazioni non dovrebbero esserci criticità (c’è stata una nuova ispezione della pista lo scorso anno per valutarne le condizioni dopo il lungo periodo di inattività), e la speranza è che sia così perché, oltre che per il bene dello svolgimento del weekend, con una sola sessione di libere non ci sarebbe tempo per intervenire e valutare eventuali lavori di riparazione.
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<h2>Perché la Cina è rimasta fuori dal calendario così a lungo?</h2>

Perché sulle leggi nazionali non può farci nulla nemmeno Liberty Media, e le leggi nazionali cinesi, in epoca Covid, sono state tra le più stringenti che si siano viste nel mondo. Mentre tanti altri Paesi hanno scelto di riaprirsi all’esterno molto più in fretta, la Cina ha offerto misure ben più restrittive che nel resto del mondo e solo a cinque anni dall’ultima volta (e dopo quattro edizioni saltate), a Shanghai potranno tornare a girare le F1.
Liberty Media e Fia, in questo lasso di tempo, non hanno potuto che prendere atto che date le regole vigenti, tornare a correre in Cina fosse qualcosa di praticamente impossibile, per quanto la tappa cinese fosse stata inizialmente reinserita in calendario già per il 2023, salvo una nuova marcia indietro. In epoca Covid le gare intercontinentali, per motivi di scali aerei e di trasporti, sono state quelle che hanno sofferto di più la pandemia, tant’è che nel 2020 si è corso praticamente solo in Europa (ad eccezione di Bahrain e Abu Dhabi) ed anche nel 2021 tante gare sono saltate (Australia, Giappone e Cina stessa).
Ora però la Cina è pronta a riabbracciare il Circus. Lo farà a cinque anni dall’ultima volta, 105 GP dopo (il GP Cina 2019, l’ultimo finora disputato a Shanghai, fu il GP numero 1000 nella storia della F1, mentre quello di Suzuka 2024 è stato il numero 1105) e nel ventennale del suo debutto, avvenuto nel 2004. Per tanti sarà un gradito ritorno, per Guanyu Zhou il coronamento di un sogno: per la prima volta nella storia, un cinese correrà il GP di Cina.
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<h2>Sprint 4.0: è il format definitivo?</h2>

Se si vuole a tutti i costi il weekend sprint, allora sì, può essere la soluzione definitiva. Perché, francamente, non ci sono altre soluzioni da sperimentare nell’arco di un weekend che obbligatoriamente non può andare oltre un certo numero di sessioni.
Il format sprint 4.0 (4.0 perché, se nessuno se ne fosse accorto, siamo già al quarto anno con le sprint in calendario ed ogni anno viene ritoccato qualcosa) è il format che Liberty Media si augura possa divenire quello definitivo. Per chi non lo sapesse, quest’anno andrà così: libere 1 al venerdì mattina e qualifica valida per la sprint al venerdì pomeriggio, sabato gara sprint al mattino per tornare a dare spazio alle qualifiche tradizionali al sabato pomeriggio, quelle che decreteranno la griglia di partenza del GP della domenica. Nota non da poco, che è una novità ancor più grande della ridisposizione del fine settimana, l’apertura del parco chiuso tra la gara sprint e la qualifica tradizionale al sabato.
Il parco chiuso era il grande nemico dei fine settimana sprint: i team avevano a disposizione una sola sessione prima di deliberare l’assetto per tutto il resto del weekend. Stavolta invece niente sarà definitivo: dopo le FP1 le scuderie prepareranno un assetto per la qualifica della sprint e della sprint stessa, ma se qualcosa non andrà per il verso giusto potranno liberamente intervenire sulla vettura dopo la sprint e prima della qualifica tradizionale, con l’assetto che verrà nuovamente bloccato non appena lasceranno i box al primo giro del Q1 (come avviene nel fine settimana tradizionale). Una svolta importante e addirittura necessaria per provare a dare un brio nuovo al weekend: la sprint potrebbe non essere più un antipasto così chiaro dei valori che si avranno in gara, sia perché le squadre si potranno avere assetti diversi sia perché la gara sprint ed il GP andranno in scena ad orari piuttosto differenti, con cambiamenti di condizioni al contorno che potranno avere ripercussioni dirette sulle prestazioni.
Ci sono dei contro in tutto ciò? Possono esserci, perché mai ci sarà qualcosa di tutto bianco o tutto nero. Con questo nuovo format che debutterà nel 2024, la preoccupazione più grande per lo spettacolo sarà il freno a mano tirato che potrebbero avere i piloti (e certamente avranno in tanti) nella gara sprint: perché il rischio è quello di distruggere la macchina poche ore prima delle qualifiche, rischiando di non avere la vettura pronta per il sabato pomeriggio, cosa che costerebbe tantissimo ovviamente in virtù del GP. Ecco perché, dunque, in tanti potrebbero avere timore di sbattere al sabato mattina, con uno show che inevitabilmente calerebbe. E poi, il discorso della riapertura del parco chiuso potrebbe indurre team e piloti a vedere nella sprint, soprattutto tra le squadre di seconda e terza fascia, niente più che una sorta di warm-up per cercare l’assetto ideale in vista di qualifiche e gara.
Eccoli qui, dunque, pro e contro di un format che, se davvero ci deve essere (tanti ne farebbero a meno, piloti e squadre stesse), può inventarsi poco altro di così dopo le sperimentazioni dei precedenti tre anni. Ora spazio alla pista, la prova d’appello per la valutazione delle sprint 4.0.
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<h2>Red Bull può avere problemi con il nuovo format?</h2>

Premesso che problemi possono averne tutti, la Red Bull in questi anni è parsa soffrire mediamente un po’ più di altri il format sprint. Attenzione poi a cadere nel luogo comune che la Red Bull abbia “sempre” sofferto il format sprint, perché non è vero. Però, è indubbio che tante volte la squadra ha avuto bisogno di più sessioni a disposizione per trovare la quadra definitiva: un vanto per il lavoro della squadra in pista, sempre pronta a trovare la soluzione giusta (l’ultima la volta scorsa a Suzuka, con un assetto modificato all’ultimo tuffo tra FP3 e qualifiche) nel lavoro ai box.
Questo poi non significa necessariamente una Red Bull in difficoltà, perché appunto il discorso di un fine settimana praticamente privo di riferimenti alla vigilia è uno spauracchio per tutti, ma è vero che quando sei il più forte hai anche più da perdere in un fine settimana in cui le incognite sono maggiori che su altre piste. Di sicuro però la Red Bull, dopo tre doppiette in quattro gare, partirà di nuovo da favorita sulla pista in cui, 15 anni fa (era il 2009), ottenne la sua prima vittoria in F1. La RB20 ha visto gli avversari avvicinarsi a livello di distacco medio, ma continua ad essere il riferimento per una griglia in cui, Ferrari a parte, ancora nessuno si sogna di poter battere la Red Bull in tempi brevi da un punto di vista puramente cronometrico.
Dal canto suo, Red Bull dovrà appunto stare attenta al lavoro in fabbrica in vista del primo weekend sprint dell’anno, potendo contare su una RB20 che nelle curve lente di Shanghai avrà una nuova opportunità per mettere alla prova i miglioramenti compiuti in quest’area. Le irregolarità dell’asfalto, se ci saranno, potrebbero portare a regolazioni leggermente più morbide nell’assetto meccanico, il che sarebbe un altro elemento di verifica per una vettura sulla quale si è lavorato molto anche in questo senso.
Come già detto inoltre saranno 15 anni dal primo successo della Red Bull su una pista in cui il team di Milton Keynes ha raccolto “solamente” due vittorie (2009 e 2018), peraltro non riuscendoci mai a vincere nei suoi anni “iridati” (dopo il successo del 2009, zero vittorie nell'era Vettel dal 2010 al 2013, poi mai gareggiato dal 2021 ad oggi nel nuovo ciclo di trionfi): uno stimolo in più per fare bene su uno dei due circuiti del calendario 2024 (l’altro è Singapore) sui quali Max Verstappen non ha mai vinto.
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<h2>Ferrari: è un’occasione?</h2>

Certo che lo è, ma anche in questo caso si ribalta il discorso precedentemente fatto per la Red Bull: può essere un’occasione, ma vale per tutti. Essendo la Ferrari la prima alternativa alla Red Bull, sarebbe la prima a poterne approfittare in caso di difficoltà dei campioni in carica, a patto che si faccia trovare nuovamente pronta nel ruolo di seconda forza, ruolo che pare difficile le venga strappato per la trasferta in Cina.
Questo perché tra Mercedes, Aston Martin e McLaren, tutti hanno logici motivi per andare cauti a Shanghai. Da Woking, per bocca di Andrea Stella, fanno sapere di temere la trasferta cinese per le caratteristiche del circuito (la MCL38 ancora non digerisce bene le curve più lente ed i trasferimenti di carico longitudinali), mentre in casa Mercedes le ultime tre trasferte hanno lasciato il segno. Poi, è anche vero che se si guarda le prime quattro gare la W15 è andata meglio in Bahrain, che si avvicina un po’ di più alla Cina per gestione delle gomme e assetti (in entrambi i casi si dovrebbe optare per livelli di carico aerodinamico medi), motivo per cui tra le indicazioni raccolte nella prima gara ed in quelle successive, in Mercedes possono essere ragionevolmente un pelo più ottimisti in vista della Cina, dove comunque non sarà facile. Vale anche per Aston Martin, la quale però è l’unica tra le scuderie dopo la Red Bull a poter disporre di un aggiornamento già dal Giappone: con alcuni dati in più, il nuovo pacchetto potrebbe essere digerito meglio sbloccando più potenziale.
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In questo quadro comunque per la Ferrari confermarsi seconda forza è diventato l’obiettivo minimo, e come dicevamo in apertura la speranza è quello di fare uno sgambetto alla Red Bull sfruttando proprio il nuovo format del weekend. Saper interpretare bene da subito la pista (e per la Ferrari del 2023 quello è stato un punto di forza) sarebbe un vantaggio enorme a prescindere, soprattutto in caso di debolezze degli avversari. Poi, va anche detto che il disegno di Shanghai forse non è così favorevole alla SF-24 (fortissima quando il limite è dato dall’anteriore) come potevano esserlo gli ultimi tre circuiti, per cui un fine settimana da seconda forza a distanza dalla RB20 non dovrebbe essere visto necessariamente come un mezzo fallimento, considerando che a livello di sviluppi la vettura del Cavallino è ancora ferma alla configurazione di base della prima gara.
Piuttosto, con due sessioni di qualifica in programma, sarà importante valutare se i tecnici (ed i piloti, soprattutto Leclerc) saranno stati in grado di compiere dei passi avanti sul giro secco, o meglio sulla preparazione di esso, su una pista sulla quale avere i due assi in temperatura è fondamentale per compiere un buon giro. E’ un passaggio delicato di una stagione che, se risolvesse anche questo punto, potrebbe guardare con ancor più fiducia ai prossimi appuntamenti.
(5/5)

È l'anno delle cifre tonde, per il Gran Premio della Cina. Perché Shanghai torna in calendario a cinque anni dall'ultima volta, e lo fa nell'anno in cui cade il ventennale della prima edizione del 2004. Una storia che tocca dunque la seconda decina, raccontata qui attraverso gli scatti più significativi di questi due decenni


Bentornata Shanghai: la storia del GP Cina in 10 scatti

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