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Briatore si, massa no: la F1 e l’insostenibile arroganza del potere

Uno striscione “Felipe Massa campione del mondo 2008” fatto rimuovere con un pretesto farsa. Poi l’invito a non presentarsi per l’ex ferrarista che reclama quel titolo mentre chi ha ordito l’imbroglio fa parte del Circus con tutti gli onori. l’ultimo atto di prepotenza posto in essere dalla FIA e da Liberty

Briatore si, massa no: la F1 e l’insostenibile arroganza del potere

Stefano TamburiniStefano Tamburini

6 set 2023 (Aggiornato alle 11:09)

Massa sgradito perché chiede giustizia

Proprio grazie a queste rivelazioni, Massa ha rotto gli indugi e prima ha annunciato la richiesta di un “risarcimento” morale e materiale e poi ha formalizzato un’azione legale contro la Fédération Internationale de l’Automobile e Formula One Group. La reazione, sotto traccia, secondo quanto rivela l’edizione brasiliana di Motorsport.com, è stata quella di inviare a Massa una precisa richiesta di non presentarsi sul circuito di Monza.

Segno evidente che il Potere non ammette discussioni, neanche di fronte a un uomo, un pilota, che ha la giusta aspirazione di vedersi riconosciuta una giustizia sia pur tardiva al cospetto di un torto subito non solo da chi ha ordito l’imbroglio ma anche di chi sapeva e lo ha coperto per anni. E cioè lo stesso Ecclestone, che ha confessato, e il predecessore di Mohammed Ben Sulayem, Max Mosley, scomparso nel maggio del 2021 e uscito di scena da tempo, fatto fuori per via di uno scheletro messo in fuga a bella posta dagli armadi della vergogna: un filmato mentre gioca- va a fare il comandante nazista con cinque prostitute. Massa è dunque persona sgradita, prima derubato di un successo e poi preso metaforicamente a schiaffi con le porte chiuse nei circuiti. Il suo carnefice, Flavio Briatore, invece è lì che sfila lungo la pit-line grazie al suo ruolo di “Brand ambassador” offertogli da Stefano Domenicali e dalla Formula One Group. Sfila e sorride beffardo appena un passo dietro alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al suo capo Stefano Domenicali, al presidente della Fia Ben Sulayem, al presidente dell’Aci Angelo Sticchi Damiani, al vice presidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvi- ni e alle altre autorità.

E dunque Massa sì e Briatore no. Come se non bastasse, ci sono anche altri sospetti che riguardano le scuderie gestite da Flavio Briatore, alcuni suffragati da fatti oggettivi, come quella volta sul circuito del Nurburgring, il 31 luglio del 1994. In seguito a un incendio sulla Benetton di Jos Verstappen, il padre dell’attuale campione del mondo e compagno di scuderia di Michael Schumacher, si scopre una pesante anomalia nei macchinari utilizzati per rifornire le monoposto durante i pit-stop. Di fatto è stata tolta una valvola di sicurezza che permette l’introduzione del 12,5 per cento del carburante in più traendo un vantaggio illegale durante le soste ai box. Finisce praticamente in nulla.

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