GP Monaco: i 5 temi del fine settimana

GP Monaco: i 5 temi del fine settimana© Getty Images

Un weekend superlativo da parte di Verstappen, mentre la Aston Martin di Alonso, pur se felicemente a podio, spreca forse un'occasione; gioia Ocon, delusione Ferrari

29.05.2023 ( Aggiornata il 29.05.2023 11:59 )

Manca tutto

Quando ti prendi certi rischi, quando provi sempre e comunque a fare qualcosa di diverso, è perché sai che a copiare le mosse degli altri non ci guadagni nulla, per il semplice motivo che a parità di condizione sei quello messo peggio. Ed effettivamente, è proprio così, questa Ferrari: messa male, molto male. Messa in una situazione in cui sembra mancare tutto: velocità, gestione delle gomme, lucidità.

Questo non è un processo ad una chiamata dai box sbagliata, o quantomeno tardiva, perché indicare il muretto vorrebbe dire mettere da parte quello che resta il vero, enorme problema del 2023 della Ferrari: la SF-23. Poi è giusto analizzare anche il contorno, ma il fatto principale resta quello di una macchina che non si capisce come faccia ad essere l'erede della F1-75, che pure qualcosa di buono aveva fatto vedere. Se vogliamo prendere uno spunto più importante degli altri, si può prendere lo stint con gomma dura (ripetiamo: dura) di Leclerc. Su una pista sì impegnativa sul fronte della trazione, ma di certo non la più difficile dal punto di vista della gestione (sia per il ritmo contenuto di gara sia per le temperature in calo), il crollo prestazionale di Charles è stato a dir poco preoccupante. Il monegasco si è fermato dopo 44 giri, e non importa stare nemmeno a sottolineare che Verstappen, con una mescola più tenera, sia riuscito a coprirne tranquillamente 11 di più; quello che importa sottolineare è che dopo quei 44 giri Leclerc fosse appena davanti a Gasly, bravo a ricucire il distacco grazie ad una gestione gomme migliore. Questo era il passo Ferrari a Monaco: quello dell'Alpine. O forse anche un pelo inferiore. L'avevamo già vista a Melbourne, quasi due mesi fa, una A523 in grado di stare vicina sul passo gara alla SF-23. Allora era una pista “front limited”, qui, per quanto caotica la corsa e atipico il circuito cittadino, eravamo su una pista “rear limited”. Abbastanza per parlare di un quadro preoccupante per la Rossa.

Facile dire adesso che la Ferrari doveva attendere, che doveva allungare lo stint di Leclerc con la C3. Il problema è che il crollo è stato talmente evidente che forse qualcuno al muretto ha reputato anche pericoloso tenere ancora in pista il numero 16. E poi va dato atto alla Ferrari, come ha detto Vasseur, che nessuno si aspettava un acquazzone così improvviso. Si poteva fare qualcosa di più, invece, al primo pit-stop di Sainz: è stata la Mercedes a rompere gli indugi con Hamilton, col senno di poi poteva provarci la stessa Ferrari per l'undercut su Ocon. Dopo la sosta di Lewis, fermarsi era praticamente obbligatorio: un altro giro e forse Hammer si sarebbe ritrovato davanti. Anche nel passaggio all'intermedia c'è di che discutere: un giro di troppo (quello dove Sainz finisce in testacoda al Mirabeau Alto) e le Rosse si sono ritrovate dietro alle Mercedes, nonostante un errore lo abbia poi commesso anche Russell. E qui si apre un'altra parentesi, sempre dal punto di vista prestazionale: George aveva da scontare 5” di penalità, sarebbe stato sufficiente stare sotto questo distacco. E invece Leclerc di secondi se ne è beccati più di 10, altro segno di una mancanza di competitività totale, indipendentemente da degrado, usura o graining, perché nello stint (poco più di 20 tornate) con l'intermedia non c'era proprio tempo per parlare difficoltà con le gomme. Non c'era velocità, punto.

La speranza che c'era alla vigilia non era completamente infondata. Il disegno era semplice: qualificarsi più avanti possibile e poi sperare di gestire il ritmo a piacimento, visto che a Montecarlo è possibile. E infatti la Rossa sul giro secco lontana non era: 106 i millesimi che hanno separato Leclerc da Verstappen, e appena 22 quelli costati la prima fila a favore di Alonso. Dalla terza casella di partenza, Charles e la Ferrari avrebbero impostato la stessa gara di Ocon: avrebbero fatto fuggire i primi due e si sarebbero concentrati sulla concorrenza alle spalle. Non è stato possibile per il grande errore del sabato, imperdonabile: un 10% di responsabilità (e forse siamo già troppo cattivi) può andare al pilota, non completamente di lato, ma è chiaro che la stragrande maggioranza della colpa è di un muretto ancora una volta carente. Con sole altre nove macchine in pista, la gestione del traffico, per quanto complessa a Monaco, deve essere migliore, e invece non lo è stata.

Ecco perché tra prestazione e freddezza al muretto si può dire che a questa Ferrari manchi un po' di tutto. Manca anche la fiducia, ovvio, quella che si spera di recuperare in parte con gli aggiornamenti di Barcellona. Con l'attuale SF-23, Barcellona fa paura per gli sforzi che chiede ai pneumatici (ma non solo per quello): con gli aggiornamenti che arriveranno sulla monoposto si spera di avere un quadro migliore, risolvendo qualche problema di questo progetto deficitario. Guai ad attendersi miracoli: gli sviluppi non serviranno di certo per prendere la Red Bul (anzi, difficile pensare che sul passo possano colmare di botto il ritardo su Aston e Mercedes nelle gare più critiche nella gestione gomme), ma dovranno, oltre che migliorare il rapporto tra velocità in qualifica e passo gara, dare quelle indicazioni utili per ulteriori sviluppi. Un po' come Mercedes, la Ferrari deve innanzitutto capire che mosse fare per il futuro: il concetto delle “vasche” introdotto sulla F1-75 e proseguito sulla SF-23 potrebbe essere al capolinea e sparire nel progetto 2024. L'importante è che gli aggiornamenti riflettano le attese: perché ad una Ferrari a cui manca tutto, non ci vorrebbe di certo la mancanza pure della correlazione dati. Così facendo, un'annata già difficilissima diventerebbe un vero e proprio incubo.

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