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Ecclestone a ruota libera

Ecclestone a ruota libera

13 mag 2010

Zitti tutti, parla Bernie. Il capo della Fom, il boss della Formula Uno, il padrone del vapore. Meno di un anno fa lo davano per spacciato, ma a sei mesi dall’ottantesimo anniversario della fondazione, Ecclestone è sempre presente, sempre istituzionale. Sempre disposto ad affrontare tutti gli argomenti. Perché tutti gli argomenti lo riguardano.
- Iniziamo dallo “stato di forma” della F.1. Come ti sembra, dopo tre gare?«Buono, molto buono. Voglio dire, il primo Gran Premio è andato come è andato, ma consideriamo che le squadre venivano da un inverno in cui non si provata tanto, a differenza dei vecchi tempi. Per cui era tutto molto nuovo. Poi c’è stata Melbourne, forse abbiamo anche avuto un po’ di aiuto dalla fortuna, ma è stata una bella gara...».
- E adesso, dopo la Malesia, anzi proprio a Sepang abbiamo avuto un problema di pneumatici. Sembra che non ci fosse molta chiarezza sul prossimo fornitore. «Un problema di gomme? Io non so che cosa succederà con la Bridgestone, se continueranno oppure no. Al momento, il loro contratto scade alla fine di quest’anno. Ma abbiamo altri due o tre che vorrebbero rilevare la Bridgestone. Non è solo la Michelin, sono due o tre fornitori. Dovremo aspettare e vedere: è sempre stato un problema commerciale».
- Non sei preoccupato dal fatto che per prendere una decisione ci sia tempo soltanto fino al prossimo giugno e che le squadre sembra stiano perdendo tempo? Si parla di tante cose, anche di nuove misure per gomme e cerchi... «Della situazione delle gomme mi sto occupando io personalmente».
- Sempre a proposito di contratti: l’attuale Concordia scade alla fine del 2012, ma nessuno sembra intenzionato a rinnovare, a impegnarsi al di là di quella scadenza che ormai è dietro l’angolo. «Proprio così. Il fatto è che non possono firmare niente perché non c’è niente da firmare ».
-E dopo, le squadre saranno libere di fare quello che vogliono?«In che senso, libere? La Formula One management detiene i diritti televisivi, se non mi sbaglio, per cento anni. Quindi da questo punto di vista non c’è un problema con niente. È solo questione di vedere se le squadre vorranno fare un accordo oppure no».
- Quest’anno siamo arrivati a ventiquattro monoposto in griglia. Dovevano essere 26 ma c’è stato il caso della Usf1. Ti ha fatto arrabbiare, e c’è margine per una tredicesima squadra? «Bisognerà vedere quante e quali delle altre squadre saranno ancora in circolazione. Ventisei è il numero di vetture che possiamo ospitare, la nostra capacità, ma niente altro. Non abbiamo obblighi di sorta».
- Sempre a proposito di politiche sportive: l’anno scorso la Ferrari sembrava schierata decisamente contro di te, all’epoca della guerra Fia-Fota. Come sono i rapporti adesso?«Buoni, buoni, buoni. Mi sostengono in pieno ».
- Non potrebbero essere proprio loro a impegnarsi oltre la data del 2012 per correre nella categoria?«Non ho la minima idea di quello che vorranno fare, se ci saranno ancora o no. Il fatto è che al momento non lo sa nessuno. Sono impegnati fino al 2012, dopo quella data, se vogliono smettere di correre, possono farlo».
- E temi che lo faranno? «Ne dubito fortemente, ma non si può mai dire... ».
- E con le altre squadre: la McLaren, la Mercedes... «È la stessa cosa. Sono impegnati anche loro. Il problema con le squadre è... Vedi, la Toyota aveva un contratto e se ne è andata prima del tempo. Della Bmw non sono sicuro».
- Pensi mai alla possibilità di avere una Formula Uno senza grandi Costruttori?«Guarda, sarà quel che sarà. Le squadre vanno e vengono. La Formula esiste da sessanta anni: in questo periodo abbiamo avuto sessantanove Costruttori diversi».
- A proposito, quest’anno anche per te è un anniversario. «Direi di sì: quarant’anni di attività dal 1970 ».
- E quando cercasti di qualificarti a Monaco, come pilota? Quello era molto prima. «Ah be’» ridacchia «Se è per questo sono in giro da tanto di quel tempo...».
- Hai indicato Sebastian Vettel come il futuro campione del mondo: cambiato idea?«Già due anni fa, ho detto che aveva la stoffa del campione del mondo. Quello che è successo a inizio anno non ha niente a che fare con lui. È stata la macchina. Se scommetterei su di lui? Penso che bisogna usare il buon senso e dire che sarà campione la Ferrari. Detto questo, mi piacerebbe che lo diventasse Vettel. Intendiamoci: solo perché sono un amico di Alonso, vorrei vederlo vincere il titolo. Ma lui c’è già riuscito. Per cui sarebbe bello vedere qualcuno di nuovo, Vettel, appunto ».
- Qual è il più importante fattore di interesse quest’anno Sebastian, Alonso in rosso o il ritorno di Schumacher?«Penso che ci siano tanti fattori nuovi a creare un super-interesse. Certamente lo crea il ritorno di Michael. La cosa strana è che prima che si ritirasse tutti dicevano: la F.1 è noiosa perché lui vince sempre. Adesso che è tornato sono tutti contenti. Almeno, io lo sono».
- Lo hai sentito spesso in questo periodo? Pensi che rimanga per i tre anni del suo contratto, dopo un inizio non esaltante?«Sì, lo sentivo. Io credo che Michael non abbia ancora mostrato quello che può fare. Sono sicuro che resterà fino alla fine... Mi preoccupa solo un po’ che non tornino i problemi al collo».
- E con Flavio Briatore sentite ancora? Tornerà mai?<<L’ho sentito, non ho idea di quello che voglia fare, ma penso che per il momento non ci tenga molto a tornare in F.1. Credo che voglia solo “ripulire” il suo nome e continuare con i suoi affari».
- Sarebbe giusto riammetterlo, secondo te?«Io non riesco a immaginare che qualcuno abbia un problema particolare con lui».
- Si parla di tante gare nuove, dall’India a New York, a Roma, ma intanto c’è un Gp Corea ancora tutto da costruire. Ce la faranno?«Oh, certo, anzi li ho incontrati proprio in Malesia per dargli una sveglia. Hanno solo bisogno di una spintarella...».
- Dopo le sgommate di Hamilton in Australia, qualcuno avrebbe proposto un “codice di condotta” per i piloti. Sei d’accordo?«Io sono nell’ambiente delle corse da tanto, tanto tempo. Se andiamo indietro agli anni Settanta-Ottanta, e vediamo quello che facevano i piloti di allora, e li paragoniamo a quelli di adesso... Abbiamo bisogno di più personaggi, di gente come Lewis. Per me quello che ha fatto non è proprio un problema».
- Ci sono delle misure ragionevoli, sensate per ridurre i costi della F.1? «Io penso che avverrà naturalmente. A tagliare i costi ci abbiamo già provato in passato, ma il giorno che non ci saranno tanti soldi in giro, i costi scenderanno. Non c’è nessuna ricetta magica: sono le squadre che devono pensare a se stesse».
- E per lo spettacolo si deve fare qualcosa? «Certamente sì. Il nostro mestiere sono le corse e abbiamo bisogno di super-gare come Melbourne. È questo che la gente vuole vedere. La pioggia non c’entra niente, anche sull’asciutto provavano a sorpassarsi. Quello che dobbiamo cambiare è il regolamento tecnico».
- Con meno carico aerodinamico e più “grip” meccanico?«Un po’ di tutto questo. Al momento si sta guardando alla parte aerodinamica».
- Ancora sui piloti: sei sempre convinto che non abbiano bisogno di un manager?«Assolutamente sì. Anzi, se fossi il proprietario di una squadra non vorrei neanche assumere un pilota che abbia dietro un management. Uno che non sappia badare a se stesso. Ognuno ha bisogno, è certo, di persone accanto per assisterlo in tante cose, come per le pubbliche relazioni. Ma non di un manager».
- C’è sproporzione negli stipendi dei piloti? «Penso che ognuno debba farsi pagare quello che riesce. Se un team è disposto a darti tanti soldi, meglio così». - Hai ripensamenti sul nuovo criterio di punteggio?«Io non credo ai punti. I punti sono per il Costruttori. Io credo alle medaglie. Chi vince più gare deve essere campione del mondo».
- E credi ancora anche alle scorciatoie in pista?«Sì. Non sarebbero necessarie con un diverso regolamento tecnico. Ma dobbiamo pensare un po’ a tutto per migliorare le corse. E quelle servirebbero ».
- Hai una nuova vita e una nuova compagna: te la godi? «Assolutamente sì. La mia fortuna è che faccio quello che faccio perché mi piace, e non perché devo farlo... ».

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