Cinque anni fa Luca Filippi e Giorgio Pantano avevano tutte le carte in regola per sognare ad occhi aperti un futuro ai massimi livelli dell’automobilismo. In cinque anni la loro storia dice che non ci sono state occasioni sprecate, perché a mancare sono state proprio le opportunità per mettersi alla prova. Hanno sperato nella Formula 1, poi nella Indycar, così come in una chiamata in un Dtm in grande crescita. Pantano ha trascorso un lungo periodo negli Stati Uniti, mentre Filippi per continuare a respirare l’aria del paddock si è calato con grande impegno nel ruolo di inviato sui campi di gara di Sky. Il destino ha però voluto incrociare ancora una volta le loro storie, ed i due si sono ritrovati nel paddock del Paul Ricard in occasione del primo round stagionale del campionato europeo GT Open.
Quando si sono incrociati nei box del circuito francese è arrivato un abbraccio che ha detto più di molte parole. Una pacca sulle spalle e via, come sempre, a caccia dell’unico motivo che li porta a entrare in pista con casco e tuta: vincere. La conferma è arrivata nelle prime prove libere, che ha visto il tandem subito al vertice. Filippi con la Ferrari 458 classe SuperGT del team Villorba Corse, mentre Pantano sulla McLaren Mp4-12C classe Gts della BhaiTech. Luca ha fatto subito centro, Giorgio ci riproverà il prossimo weekend. Ma al di là dei risultati sportivi, vedere in pista due dei migliori talenti espressi dal vivaio italiano nell’ultimo decennio è stato un mix di emozioni. Da una parte c’è stata la conferma che la voglia è rimasta intatta nonostante tante delusioni, e che sia Pantano che Filippi sono sempre due ‘animali’ da pista di grande qualità.

Dall’altra la consapevolezza che senza la chiamata di due strutture private, come il team Villorba e il BhaiTech, sia Luca che Giorgio avrebbero ancora la tuta nel cassetto. E per un’Italia da corsa che in quanto a rappresentanti con il casco in testa sta vivendo un periodo di minimi storici, è una realtà che merita di essere ricordata. Il singolare ci sta, perché le carriere di Filippi e Pantano ad un certo punto hanno percorso le stesse strade, e si sono arenate per motivazioni molto simili. Una bella esperienza in Gp2 che non ha avuto il meritato seguito in Formula 1, la delusione del contesto statunitense, dipinto spesso a sproposito come più meritocratico rispetto a quello europeo.
E poi il silenzio assoluto, nessuna chance concreta arrivata dalle maggiori serie che includono Case ufficiali. Al punto da far credere che per i nostri piloti le cose siano sempre più in salita, sempre più difficili rispetto alla concorrenza straniera. Ma Pantano e Filippi non ci stanno, hanno messo da parte i rimpianti e si sono buttati al massimo in questa avventura che potrebbe rimandare, si spera per molti anni, il momento di vivere di ricordi. «Abbiamo ancora un volante in mano», ha commentato Filippi, e per un pilota questo è il massimo che la vita possa dargli.
- Come è arrivata questa chance inattesa?
L.F.: Mi ha chiamato Raimondo Amadio della Villorba Corse, e mi ha proposto un programma da professionista. Un’opportunità del tutto imprevista, che ho accettato con grande entusiasmo. Mi ha subito gratificato l’idea di tornare in pista con casco e tuta, e soprattutto il poter lavorare in un team che ha un programma molto professionale ed obiettivi decisamente ambiziosi.
G.P.: Nel 2003, quando correvo in Formula 3000 con il team Durango, il mio ingegnere di pista era Roberto Costa, oggi una delle figure di spicco del polo tecnologico BhaiTech. Con Costa sono sempre rimasto in ottimi rapporti, e quando lo scorso inverno hanno strutturato il loro programma nella serie GT Open con la McLaren, mi hanno contattato. Ci siamo sentiti un paio di mesi fa, e all’inizio ho preso un po’ di tempo perché avevo ancora delle risposte da ricevere dagli Stati Uniti. Poi ho detto basta: mi sono stancato di aspettare, e avevo in mano una chance concreta per tornare in pista. Ho detto ‘ci sono’, con grande e ritrovato entusiasmo.
- Dopo un inverno trascorso senza reali opportunità, avevi perso le speranza di tornare in pista nel 2013?
L.F.: Ormai mi ero abitualo alle delusioni. È da un po’ di tempo che vedevo tante aspettative svanire quando era il momento di scendere in pista. Negli ultimi due anni credo di non aver lasciato nulla di intentato, ma senza riuscire ad ottenere dei risultati concreti. Diciamo che ormai ero preparato a tutto, poi è arrivata la chiamata della Villorba.
G.P.: Speravo di avere le idee ed i piani ben chiari prima di Natale, mi riferisco al contesto Indycar. Le premesse c’erano. Però poi alla fine non si è concretizzato nulla di quello che serviva, ovvero il budget. Non sapevo realmente cosa mi avrebbe riservato il futuro, sin da piccolissimo ho sempre fatto il pilota, e quando ho avuto la chance per poter tornare in pista è stata una gran bella notizia.
- Dopo le delusioni europee, hai puntato molto sulla possibilità di una carriera negli Stati Uniti. Che bilancio fai di questo tentativo?
L.F.: Speravo di avere una chance per far vedere quanto valgo. E ci sono andato vicinissimo. Forse per questo la delusione è stata anche maggiore. Credo che il mio livello, così come quello di Giorgio, meriti senza dubbi la Indycar, e sono certo che se avessimo avuto la possibilità di affrontare una stagione, avremmo fatto molto bene. Ma la realtà è che anche dall’altra parte dell’oceano la crisi economica c’è, e si sente. L’unico rammarico è di aver giocato questa carta troppo tardi.
G.P.: Quando arrivi negli Stati Uniti danno un’occhiata al tuo curriculum, e lo mettono da parte senza dargli troppo credito. Ti vogliono vedere in pista, quello che hai fatto prima interessa poco. Ma negli ultimi anni per salire in macchina servono soldi, non ci sono altre vie, quindi anche solo farsi vedere è diventato molto difficile. Credo che anche Takuma Sato porti i suoi sponsor per garantirsi il sedile. Forse dieci anni fa era diverso, ma oggi il settanta per centro dei piloti al via garantiscono ai team dei supporti economici. Costerà sicuramente meno della Formula 1, ma sono comunque cifre importanti.
- Ruote coperte: possono essere una valida alternativa?
L.F.: Ci sto puntando dal 2011. Ho disputato dei test, delle gare ‘spot’ in Gt e Turismo, e ho sempre accettato con grande entusiasmo. Quando c’è stato da saltare in una macchina ci sono sempre andato, e con grande entusiasmo. Ho corso tre gare con l’Aston Martin, e l’anno scorso anno anche una sul circuito della 24 Ore di Le Mans. Sono convinto che nel mondo delle corse Gran Turismo ci siano tanti contesti molto professionali, che possono essere una chance di grande qualità per la carriera di un pilota.
G.P.: Si è aperta una nuova fase della mia carriera. Ho accettato questo programma per tornare ad essere un pilota, e voglio dimostrare in pista di meritarmi la fiducia che mi hanno dimostrato alla BhaiTech. Tornare ad avere un volante tra le mani mi ha confermato che è quello che voglio fare da sempre, quindi spero che questa avventura possa essere lunga e gratificante.
- Ritrovarvi in un paddock, che sensazione è stata?
L.F.: Ci siamo abbracciati, è stato spontaneo. Io e Giorgio siamo legati da tante cose, ma soprattutto da due storie che si somigliano. Alla fine siamo i soliti di sempre, sia in pista che fuori, anche se sono passati degli anni. Oggi per noi due questa è una bella occasione, abbiamo il nostro volante, e non possiamo sprecarla. Mi ha fatto sorridere vedere che nelle prime prove libere eravamo subito li davanti, nelle prime posizioni. Siamo partiti con lo spirito giusto, quello di chi va in pista per vincere.
G.P.: È stato bello rivedersi! Gli ho fatto i complimenti per la sua nuova avventura di commentatore televisivo, credo stia facendo un buon lavoro. All’inizio mi è sembrato strano vedere Luca col microfono, ed io a casa col telecomando…ma quando ci siamo rivisti i pista con casco e tuta è stato molto bello. Credo che il nostro posto sia qui.
- Com’è andata la ‘prima’ stagionale?
L.F.: Nonostante le peggiori condizioni che potessimo auspicarci, ovvero la pioggia, abbiamo vinto. Le vetture Gts che sono la maggioranza in pista, hanno l’Abs e sul bagnato sono un po’ avvantaggiate. Sull’asciutto eravamo andati molto bene, e il feeling con la monoposto e con il mio compagno Andrea Montermini è stato subito ottimo. Abbiamo iniziato molto bene, e questo mi fa sperare al meglio per il proseguimento della stagione.
G.P.: Posso dire che le sensazioni con la McLaren sono state subito ottime: adoro questa macchina! Sul bagnato non siamo ancora efficienti come in condizioni di asciutto, ma credo che prova dopo prova sistemeremo anche questo aspetto. La Gts va capita bene, perché è meno ‘racing’ rispetto alle SuperGT, ma sono convinto che in poco tempo saremo in grado di dire la nostra. Il richiamo del podio è forte, e state certi che non ci metteremo molto a raggiungere le prime posizioni.
di Roberto Chinchero
da Autosprint n.18 del 7 maggio 2013