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Simone Faggioli conquista la Pikes Peak: “Vittoria di squadra, gara dei vecchi tempi”

Faggioli trionfa alla Pikes Peak: primo italiano nella storia a riuscirci. Un trionfo frutto di anni di lavoro, passione e sacrifici
Simone Faggioli conquista la Pikes Peak: “Vittoria di squadra, gara dei vecchi tempi”
© Faggioli Racing Team

Debora FigoliDebora Figoli

1 lug 2025

Simone Faggioli, leggenda delle cronoscalate italiane ed europee, ha finalmente coronato un sogno lungo sette anni: vincere la leggendaria Pikes Peak, la gara in salita più iconica degli Stati Uniti. Un traguardo che profuma di impresa e che arriva in un percorso fatto di attese e sacrifici. E di una tenacia rara, che solo i grandi campioni possiedono davvero. Lo ha raccontato ad Autosprint con l’emozione ancora viva nella voce, carica del peso e della bellezza di ciò che è appena accaduto.

Il rientro in Italia non ha concesso tregua: “È stata una settimana tosta. La gara non te la fanno vivere bene, con questo sistema estremo per fare le prove alle 2 di notte. Poi in mezzo ci metti un po' di problemi e va a finire che dormi 2 o 3 ore al giorno, e quando arriva la gara sei distrutto.

Faggioli: "Gara difficile e regole rigidissime ma il team sapeva cosa fare"

Un racconto che restituisce la durezza di una competizione che non regala nulla. A Pikes Peak, ogni dettaglio può fare la differenza. Le prove si svolgono a tratti, in condizioni che cambiano costantemente: “Tutti i giorni si fa un settore diverso, quindi non provi mai la gara tutta intera e mai nelle stesse condizioni. La mattina la temperatura dell’asfalto è di 0 gradi. In gara, invece, fa più caldo; in più la lunghezza è di 20 km e l'aria è rarefatta, quindi non sai se la macchina regge. È una gara difficile.

E se pensate che l’adrenalina della gara compensi le fatiche, sappiate che nemmeno il giorno della competizione è pensato per i piloti: “Il passaggio all’1:30 per evitare il traffico degli spettatori, l’accesso alla strada solo dalle 3:30 alle 8:30. Si tratta di un parco nazionale privato, e le regole sono rigidissime.” Eppure, tra mille difficoltà, Faggioli e il suo team hanno costruito qualcosa di prezioso, giorno dopo giorno, anno dopo anno. La ferita del secondo posto nel 2018 ha scavato in profondità, ma è servita a cementare le fondamenta del successo: “L'esperienza del 2018 è stata importantissima. Quest’anno eravamo perfetti a livello organizzativo. Tutto il team sapeva cosa fare.

La macchina è stata il frutto di un lavoro meticoloso, orientato all'affidabilità più che alla prestazione pura: “Abbiamo penalizzato leggermente la prestazione per aumentare il peso e assicurarci una maggiore affidabilità.” Una scelta che ha pagato, soprattutto in una gara così imprevedibile.

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