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Riviviamo i giorni della F1 autocostruita coraggiosamente dal pilota britannico, piccolo grade eroe dei GP, nel ’77 e dotata del nome della casa di frigoriferi paterna
1 giu 2020 (Aggiornato il 2 dic 2021 alle 16:42)
Sette Gran Premi disputati in carriera, zero punti e un nono posto con una March nel 1973 come miglior risultato. David Purley vanta un curriculum piuttosto anonimo, ma il suo nome è simbolo di un culto condiviso, d’una fratellanza semisegreta tra veri appassionati di sport e irriducibili cuori da corsa.
E le sue Lec sono tutto ciò che resta della sua voglia di sentirsi magicamente libero, fuori dagli schemi. La seconda Lec realizzata resta per tanti anni in mostra presso il museo di Donington - al fianco del- la progenistrice distrutta e destrutturata - dotata del musone avvolgente, tipico della prima versione della monoposto.
Fino a che è stata venduta dalla famiglia Purley a Gary Whright e a Charlie Birkett, che l’hanno schierata al Festival della Velocità di Goodwood nel 2014, guidata da Joe Twyman.
Sfruttando pezzi di ricambio, una terza Lec viene quindi assemblata dal Wdk Motorsport l’anno dopo, facendo pure essa capolino a Goodwood 2015.
Le sole due Lec ancora in condizioni gara hanno poi corso la Silverstone Classic, un mese più tardi, mentre la più nuova delle due ha gareggiato nei Masters Usa, dove nel 2017 si è vista in azione pure la 002. Quarant’anni esatti sono passati dall’ultima apparizione agonistica pre-vintage di una Lec guidata dall’immenso David Purley.
E la marca dal nome di frigorifero, stavolta poeticamente più che termicamente, continua a conservare bella fresca e nobile la leggenda del suo orgoglioso e amatissimo artefice.
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