La
Toyota TS 040 si conferma dal punto di vista prestazionale e nelle mani di
Nakajima (che divide la numero 7 con
Sarrazin e Wurz) conquista la pole position "tutta nipponica" alla
24 Ore di Le Mans, la prima per un pilota giapponese (mentre per un costruttore si va di 15 anni indietro). Questo precedendo la
Porsche 919 n.14 di
Dumas-Lieb-Jani e l’altra Toyota (8) di
Buemi-Davidson-Lapierre. Quinta la prima delle
Audi R18, la n.3 portata in quella posizione da
Marco Bonanomi (in equipaggio con
Albuquerque e Jarvis).
Va tuttavia rimarcato che anche le qualifiche finali per la 24 Ore sono state
condizionate dalle bandiere rosse. Nella seconda sessione prima per l’incidente di
Di Grassi, che dopo aver picchiato in testacoda con l’
Audi n.1 appena “resuscitata” dai meccanici ha poi ostacolato involontariamente ma brutalmente (nel rientrare lentamente ai box) la
LMP2 di Roussel che ha sbattuto violentemente appena prima dell’ingresso in pitlane. Ma soprattutto per quello occorso a
Calado, che alle ormai famigerate
esse Porsche è finito duramente contro le protezioni,
piegando la scocca della Ferrari n.71 che divide con
Rigon e Beretta. James è rimasto piuttosto scosso dall’impatto, tanto che portato in ospedale era in stato decisamente confusionale: per questo è stata richiesta la sostituzione con
Pierre Kaffer, accettata dai commissari (visto che non era iscritto).
Nel terzo e ultimo turno (aumentato di mezz’ora per recuperare un po' del tempo perso) nessuna bandiera rossa, ma solo perché sostituita dalle “
slow zone”, ovvero zone a bandiera gialla fissa in cui i piloti dovevano rallentare decisamente (max 60 km/h) ed era vietatissimo il sorpasso. All’atto pratico impedivano qualsiasi miglioramento cronometrico, salvaguardando comunque la sicurezza dei commissari al lavoro per risistemare le barriere. Operazione resasi necessaria prima per l’uscita della Ferrari n.90 con
Montecalvo sempre alle curve Porsche, poi per
Chandhok che sbatte a Indianapolis con la Oreca Murphy 48. Durata fino alla bandiera a scacchi, quest’ultima “slow zone” ha impedito miglioramenti degli ultimi minuti, e di questo i più seccati sembravano quelli della
squadra Porsche, che evidentemente volevano puntare a un risultato d’effetto (meno probabile in gara) dopo essersi portati a soli 357 millesimi dal vertice.
Grande risultato italiano fra le GTE, e non solo fra le "Pro" dove
Gimmi Bruni conferma il suo talento mettendo in pole la
Ferrari n.51 guidata con
Fisichella e Vilander, ma anche in "Am". Di questa classe, infatti, il secondo miglior crono assoluto fra le Gran Turismo lo ottiene
Michele Rugolo sulla Ferrari n.81 che condivide con
Wyatt e Bird. Seguono dappresso varie
Corvette e
Aston Martin, mentre le
Porsche 911 RSR sono rimaste in ombra, anche perché una di quelle di punta, la n.91 con
Pilet, si è fermata quasi subito, mentre
Makowiecki con la n.92 ha avuto qualche problema.
A seguire i
riscontri cronometrici della terza sessione (risultati i più indicativi), ricordando che però per gli ufficiali di gara ci sarà ancora parecchio lavoro. Infatti, oltre ad avere parecchi casi di eccesso di velocità in pit-lane e dopo aver autorizzato la
partecipazione di Kaffer e la
sostituzione della scocca danneggiata da Calado, vi sono diversi piloti che, per incidenti propri o degli altri (con i tanti giri persi per via delle neutralizzazioni) e per inconvenienti tecnici, non sono riusciti a completare i
5 giri minimi previsti con il buio. Ma si ritiene che i commissari autorizzeranno la partecipazione in questi casi, visto il tanto tempo perso con le bandiere rosse.
Il prossimo appuntamento in pista a
Le Mans sarà con il
warm-up di sabato mattina alle ore 9, ultima possibilità di verifica delle vetture prima della
gara di 24 ore che partirà
alle ore 15.
Maurizio Voltini