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Marco Cortesi
26 mag 2025
Nei giorni prima della gara, aveva spiegato che senza una vittoria alla Indy 500, la sua carriera sarebbe stata incompleta. Non lo sarà. Alex Palou ha conquistato il suo primo trionfo nella 500 Miglia con una gara come sempre caratterizzata da una gestione e da una lettura delle situazioni perfette.
Per quasi tutta la corsa è stato nascosto, mostrando un discreto margine ma senza mai esagerare. Poi, a quattordici giri dalla fine, ha approfittato di una porta lasciata aperta da Marcus Ericsson per passare al comando e non mollarlo più. Lo svedese, in una posizione molto migliore in termini di consumo, non si aspettava l'attacco, ma Palou aveva già visto avanti. Avendo bisogno di una scia per risparmiare carburante, ha approfittato di Louis Foster e Devlin DeFrancesco che, pur essendo quasi doppiati, restavano veloci: perché essere secondo quando puoi passare e comunque trovare una scia da leader? Ragionamento perfetto. Palou non ha mai sorpassato i due, e ha risparmiato abbastanza da non doversi più preoccupare di Ericsson. Un finale proprio alla Palou. Pochi fuochi d'artificio, e il più grande successo di una carriera servito in tavola. Mister tre titoli in quattro anni, cinque vittorie in sei gare, ora forse potrà correre più tranquillo. Si salvi chi può.
La gara è stata caratterizzata da precipitazioni leggere nelle fasi precedenti e anche durante l'avvio, e questo ha forse alterato la confidenza, oltre che il grip della pista, portando a incidenti ed errori. Il primo, addirittura prima del via, ha mandato KO Scott McLaughlin mentre scaldava le gomme. Incredibile. Poi è stata la volta di Marco Andretti, Kyle Larson e tanti altri. Un "lungo" in corsia box ha tolto di mezzo il leader iniziale Takuma Sato, mentre Rinus VeeKay e il poleman Robert Shwartzman, per problemi ai freni, sono finiti contro il muretto box. Nel caso del poleman, è stato coinvolto anche un meccanico, senza gravi conseguenze. La vettura della PREMA, che era partita davanti a tutti conducendo i primi giri, è stata però costretta al ritiro.
Problemi tecnici ai freni hanno levato dai giochi subito anche Scott Dixon, arrivato staccato di tre giri. Poi, l'Indy 500 del team Penske, turbolenta sin dalle qualifiche, è se possibile anche peggiorata, con lo stop per un problema alla pompa della benzina per il rimontante Josef Newgarden e un Will Power mai in gara. In tutto questo, Alex Rossi è finito a fuoco per un problema al cambio. Un peccato anche per Ryan Hunter-Reay, che a fuoco era andato nel Carb Day: il team DRR aveva fatto un lavoro monumentale, convertendo la vettura per gli allenamenti di pit-stop. Nel finale, si trovava in testa, e con una situazione di carburante e gomme migliore di tutti. All'ultima sosta, Hunter-Reay ha stallato e non è più riuscito a ripartire.
Dodicesimo posto alla fine per Callum Ilott con la seconda vettura PREMA. Una prova eccellente la sua, arrivato a combattere tra i primi cinque prima di soffrire un po' di degrado nel lungo stint finale. Per la compagine italiana è il miglior risultato dell'anno e, a dispetto di elementi su cui lavorare, come i pit-stop, una dimostrazione di solidità.
1 - Alex Palou (Dallara-Honda) - Ganassi - 200 giri
2 - Marcus Ericsson (Dallara-Honda) - Andretti - 200
3 - David Malukas (Dallara-Chevy) - Foyt - 200
4 - Pato O’Ward (Dallara-Chevy) - McLaren - 200
5 - Felix Rosenqvist (Dallara-Honda) - MSR - 200
6 - Kyle Kirkwood (Dallara-Honda) - Andretti - 200
7 - Santino Ferrucci (Dallara-Chevy) - Foyt - 200
8 - Christian Rasmussen (Dallara-Chevy) - ECR - 200
9 - Christian Lundgaard (Dallara-Honda) - RLL - 200
10 - Conor Daly (Dallara-Chevy) - DRR - 200
1. Palou 306;
2. O'Ward 191;
3. Kirkwood 180;
4. Lundgaard 177;
5. Rosenqvist 163
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