
Successo finale quindi per la
Ligier-Honda di classe LMP2, il primo per una vettura LMP2 nell'Imsa, con l'equipaggio composto da
Scott Sharp, Johannes van Overbeek, Ed Brown e Luis Felipe "Pipo" Derani, che nonostante non fossero fra i favoriti "sulla distanza" e malgrado una tamponata nelle fasi iniziali da parte della vettura gemella numero 60 (più un drive-through per "speeding" in pitlane) sono invece riusciti a sgominare un nugolo di
Corvette DP. Oltre a quella finita seconda di Angelelli e dei fratelli Taylor, ai quali si era unito
Rubens Barrichello, vi sono infatti quelle del team Express Racing con Fittipaldi-Albuquerque-Barbosa-Pruett finita terza a pieni giri e quella del VisitFlorida condotta da Dalziel-HunterReay-Goossens al quarto posto finale.
Con la
Deltawing fra i protagonisti iniziali (anche al comando) ma poi ritirata dopo l'incidente con una vettura PC ferma in curva, problemi di vario genere fra avarie e incidenti hanno invece colpito le
Riley-Ford: quella più avanti è finita quinta con Stroll-Wurz-Hartley-Priaulx, staccata di 6 giri.

Ancor peggio per la Ford è andata nella
classe GTLM, dove le
Ford GT hanno brillato per prestazioni ma non hanno retto in termini di affidabilità, con vari problemi soprattutto alla trasmissione. Chi si attendeva uno scontro "storico" con la
Ferrari è dunque rimasto deluso, anche perché pure le "rosse" non sono state esenti da problemi. Per cominciare con quelli all'alimentazione (poi risolti) già prima del via alla numero 68 di
PierGuidi-Prenat-Serra-Rojas, costretta a partire dal fondo nonostante il 4° tempo in qualifica. Pur evidenziando una velocità massima limitata - importantissima su questa pista - la nuova
Ferrari 488 GTE ha tuttavia messo in campo buone prestazioni complessive che hanno permesso alla n.68 di ottenere il quarto posto finale. Mentre la n.62 di
Fisichella-Rigon-Vilander-Beretta è stata prima tamponata poi bersagliata da varie noie, arrivando comunque sesta di classe, e la n.72 di
Bruni-Bertolini-Calado-Shaytar è stata addirittura costretta al ritiro per cedimento di una turbina.

La
GTLM ha messo ugualmente in campo una sfida avvincente, però
fra Porsche e Corvette. Quando la
911 GT3 R ufficiale con numero "omonimo" di
Tandy-Pilet-Estre ha avuto un problema al cambio, l'ha rilevata la numero 912 di
Bamber-Makowiecki-Christensen, che tuttavia quasi in vista del traguardo non è riuscita a contenere il ritorno delle
Corvette C7R. Complice una toccata sullo spigolo posteriore destro (che però la direzione gara non ha ritenuto di penalizzare)
Oliver Gavin ha tolto a Bamber la prima posizione che ha poi dovuto difendere fin sul traguardo, dopo una lotta a tratti feroce in cui rischiavano di farne le spese i doppiati, con
Antonio Garcia sulla vettura gemella. Alla fine le Corvette numero 4 e numero 3 sono arrivate sul traguardo
separate di soli 34 millesimi! Con la vittoria andata alla macchina che Gavin ha condiviso con
Marcel Fassler e Tommy Milner, mentre
Garcia-Rockenfeller-Magnussen si sono dovuti accontentare del secondo gradino del podio.

Crediamo che alla fine chi abbia da recriminare più di tutti sia la
Lamborghini, per via dei risultati assolutamente non all'altezza delle prestazioni effettivamente messe in mostra in pista dalle
Huracan GT3 in GTD. Dopo i problemi elettrici alla macchina di Piscopo-Antinucci-Bell-Sweedler, è arrivato verso l'11ª ora di gara l'incidente "suicida" fra Bryce Miller (che condivideva la n.48 con Bortolotti-Sellers-Snow) e Justin Marks (sulla n.16 con Pumpelly-Lewis-Grala) mentre guidavano la corsa. Ciò nonostante,
Fabio Babini stava "raddrizzando" tutto: superando l'Audi di Rast a pochi minuti alla fine, aveva preso il comando dopo una bella rimonta (assieme a
Basseng-Ineichen-Konrad-Wilsey) ma l'euforia è durata pochi giri, tanti quanti permessi dal carburante nel serbatoio prima di avere problemi ad essere "pescato" lungo il "banking" di Daytona.

Così la vittoria finale fra le
GTD è andata a
René Rast, John Potter, Marco Seefried e Andy Lally con l'Audi R8 LMS del team Magnus Racing, a precedere la Porsche 911 di Pappas-Catsburg-Long-Pilgrim e la Dodge Viper di Keating-Robinson-Mosing-Foss-Faulkner.
In ogni caso, se le
avarie - pur comprensibili su vetture al debutto assoluto - hanno in qualche modo condizionato la gara delle GT (anche le
BMW M6 non hanno brillato sulla distanza, dopo che su quella di Luhr è addirittura esploso un disco freno alla prima staccata, mandandolo a muro) i livelli raggiunti nella
classe PC sono stati fin esagerati, quasi "da massacro". Fra i Prototipe Challenge, vale a dire le "barchette" biposto aperte, solo i vincitori
Miller-Simpson-Goikhberg-Koch con la Oreca del team JDC sono stati esenti da problemi e/o incidenti, tanto che i secondi (Alon-KimberSmith-Gutierrez-Boulle, sempre con un'Oreca) sono arrivati a 4 giri. Un distacco insolito in una categoria normalmente abbastanza equilibrata.
La prossima gara Imsa e Naec sarà la
12 Ore di Sebring, nel weekend del 19 marzo, ma agli appassionati dell'endurance segnaliamo che già il prossimo fine settimana vi sarà un altro appuntamento imperdibile: quello con la
12 Ore di Bathurst, gara che si disputerà sull'intrigante circuito australiano di Mount Panorama domenica 7 febbraio con partenza quando in Italia saranno le 19,45 di sabato.
Maurizio Voltini
VENTESIMA ORA

Anche nel penultimo quinto di gara, la
24 Ore di Daytona ha offerto duelli emozionanti. Come la lunga sfida per la leadership fra la
Ligier n.2 di Derani-Sharp-Brown-vanOverbeek e le
Corvette DP n.5 e 10 di Albuquerque-Fittipaldi-Barbosa-Pruett e di Angelelli-Taylor-Taylor-Barrichello. È quest'ultima, con l'italiano alla guida, a risultare al comando allo scadere preciso della 20esima ora di gara, che avviene in regime di neutralizzazione per via della Ford n.67 ancora ferma a bordo pista e di un'aletta sull'asfalto all'uscita dalla chicane "bus stop". Mentre stiamo ancora scrivendo, però, Albuquerque (che aveva preso il comando al restart) rientra direttamente al retrobox dove si interviene sulla sua vettura e così è sempre
Angelelli davanti a tutti.

Ora orfana della Porsche n.911 di Tandy-Estre-Pilet ferma a lungo per la sostituzione della trasmissione, la sfida in
GTLM ha vissuto anch'essa momenti esaltanti con 5 macchine ravvicinate. E tuttora risultano a pieni giri le
Corvette n.4 e 3 di Fassler-Gavin-Milner e di Rockenfeller-Garcia-Magnussen seguite dalla
BMW n.25 di Werner-Spengler-Auberlen-Farfus, dalla
Ferrari n.68 di PierGuidi-Serra-Premat-Rojas e dalla
Porsche n.912 di Christensen-Bamber-Makowiecki. Anche in questo caso avviene però un colpo di scena mentre stiamo scrivendo: la Corvette n.4 è infatti costretta a scontare 60 secondi di penalità per non aver rispettato il semaforo in pitlane nel corso di una sosta ai box.
Pure in
GTD la lotta resta aperta, avendo
6 macchine a pieni giri e abbastanza ravvicinate, con la
Porsche n.22 di VanGisbergen-MacNeil-Keen-Jeannette a guidare un gruppo in cui Basseng è riuscito a risalire al 7° posto con la sua
Lamborghini n.28, staccato di un solo giro dopo tutti i problemi precedenti.
SEDICESIMA ORA
Subito prima di un'ulteriore neutralizzazione dovuta alla Ford GT n.67 di Mucke che si blocca in corrispondenza della chicane, e mentre inizia a sorgere il sole, scade
la 16ª ora di gara a Daytona. In questo momento al comando si trova
Christian Fittipaldi con la Corvette DP n.5 davanti per meno di 2 secondi alle altre Corvette di Ryan HunterReay e Ricky Taylor (rispettivamente n.90 e 10) che lottano per il secondo posto. A un'altra decina di secondi c'è quindi la Riley-Ford n.01 con Andy Priaulx, mentre è ora più staccata (1 giro) la Ligier n.2 con Sharp alla guida.
Lotta accesa anche in
GTLM, con
Gavin che guida la Corvette C7R n.4 al comando seguito a meno di 20 secondi da
Tandy con la Porsche 911 n.911. Invece il duello per la terza posizione momentanea viene risolto solo quando Makowiecki con la Porsche n.912 è costretto ad evitare la Viper di Keating che si gira alla chicane, permettendo così a Spengler e alla sua BMW M6 n.25 di passare. Seguono la C7R di Magnussen e le 488 di Calado e Serra, mentre Fisichella si trova 8°.
In
GTD è salita al vertice l'Audi R8 n.44 di Rast, ma anche qui la situazione resta fluida perché vi sono ancora
7 macchine a pieni giri, a partire dalla Porsche n.23 guidata da Riberas seguita dappresso dalle BMw n.97 di Martin e Aston Martin n.98 di Lauda.
Qui la situazione a metà gara.