12 Ore di Bathurst, Audi rompe il lungo digiuno

12 Ore di Bathurst, Audi rompe il lungo digiuno

Dries Vanthoor, Robin Frijns e Stuart Leonard vincono il primo appunatmento dell'Intercontinental Gt Challenge: Audi non vinceva in Australia da 6 anni

Dario Lucchese

04.02.2018 12:08

BATHURST - Dopo sei anni la Audi è tornata a vincere la 12 Ore di Bathurst, primo dei quattro appuntamenti dell'Intercontinental Gt Challenge 2018. A conquistare il successo è stato l'esperto equipaggio del Team Wrt composto da Dries Vanthoor e dai campioni in carica della Blancpain Sprint Cup, Robin Frijns e Stuart Leonard. Una vittoria che si è concretizzata quando mancavano poco più di 20 minuti dallo scadere del tempo, a causa della definitiva interruzione per un incidente dalla dinamica spaventosa, ma fortunatamente risoltosi senza importanti conseguenze per i piloti: quello che ha visto l'altra R8 Lms del locale Ashley Walsh fermarsi in mezzo alla pista in seguito a un contatto con la Marc Focus V8 di Bryce Fullwood, per poi venire centrata in pieno dalla Mercedes di John Martin.

 

A fare temere inizialmente per la sua salute è stato l'australiano, rimasto immobile nella sua vettura; poi tutto si è concluso al meglio e lo stesso Walsh, che divideva il volante con i connazionali Duvashen Padayachee, James e Theo Koundouris, in virtù del numero dei giri completati fino a quel momento ha potuto persino conservare la leadership di classe Am ed il decimo posto assoluto.

Un ultimo brivido finale, dopo una gara come sempre condizionata da continue neutralizzazioni, ma che ha inevitabilmente condizionato le strategie dei pit-stop nei minuti decisivi. Vanthoor, Leonard e Frijns sono stati protagonisti di una condotta accorta, tenendosi il più possibile lontano dai guai, con l'ultimo dei tre che si è portato al comando a 45 minuti dalla fine, nel corso del 259° giro, quando la Porsche della Manthey Racing guidata da Fred Makowiecki, leader nella conclusiva ora, si è fermata ai box per un ultimo rifornimento. Ma il vero colpo di scena si era vissuto ancora prima, con il ritiro alla tornata numero 239 per un problema alla trasmissione dell'altra Audi del Jamec Pem Racing che Markus Winkelhock aveva ereditato la prima posizione dai suoi compagni Chris Mies e Christopher Haase.

Ciò dopo che la vettura gemella di Kelvin van der Linde (in squadra con Frederic Vervisch e Garth Thander) aveva "baciato" le protezioni intorno all'ottava ora mentre era in testa, riportando dei danni alla posteriore sinistra. A vestire i panni dei protagonisti sono stati anche gli italiani. Cominciando da Raffaele Marciello, al suo debutto nella 12 Ore di Bathurst, che assieme a Tristan Vautier, Jamie Whincup e Kenny Habul ha raccolto con la Mercedes del SunEnergy1 Racing un eccellente secondo piazzamento.

Esordio, settimo posto e terzo di classe per David Fumanelli, costantemente nelle posizioni di vertice con la Amg-Gt3 del team Strakka divisa con Nick Leventis, Cameron Waters e Lewis Williamson; senza lo "stop" forzato per la bandiera rossa conclusiva, il podio assoluto poteva comunque essere alla portata del 25enne pilota milanese. Subito dietro la Lamborghini Huracán di Ivan Capelli, in equipaggio con Jim Manolios, Ryan Miller e Dean Canto, che ha fatto meglio dello scorso anno, quando aveva concluso decimo. Disastro per la Bmw del Team Schnitzer che Chaz Mostert (in equipaggio con Augusto Farfus e Marco Wittmann) era riuscito a piazzare in pole, poi protagonista di un contatto nelle fasi finali con la Bentley di Steven Kane che ne ha determinato il ritiro. Terzo posto per la Porsche di Jeroen Bleekemolen, Marc Lieb, Luca Stolz e Tim Pappas, primi nella Pro-Am.

 


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