La Ferrari 499P vale anche in quanto simbolo

La Ferrari 499P vale anche in quanto simbolo

Il Wec e l’altra Rossa sono la vera alternativa alla Formula 1

16.04.2023 ( Aggiornata il 17.04.2023 09:29 )

La vera notizia di Portimao non riguarda Portimao, ma tutta la stagione 2023 e a maggior ragione anche quelle successive. La Ferrari 499P è bellaviva e combatte insieme a noi. Siamo all’alba di uno dei più affascinanti, coinvolgenti e solidi pretestimotoristici aggreganti degli ultimi anni, diciamo pure del recente mezzosecolo, e del tutto al di là della Formula Uno.

Non sarà un’avventura - come cantava la Formula 3, non quella del Motorsport ma il gruppo del mondo delle note musicali -. Non può essere soltanto una primavera, questo amore. Non è una stella che al mattino sene va. Che poi, a dirla diversa, il podio di Sebring, alla luce della gara portoghese, non era né una botta di culo né un caso o, se sì, semmai un caso tecnologico-agonistico di quelli interessanti davvero. Perché a oggi, risultati alla mano, l’unica Ferrari in quota iridatacostantemente a podio e migliorativamente e meritocraticamente prima terza e poi seconda è quella di Antonello & Amato. In striscia positiva e inprogressione, per un inizio di campionato che meglio non potevacominciare. E questo non è certo il momento delle conclusioni e dei bilanci, ma solo delle sottolineature e delle considerazioni orientative, a contenere qualche riga d’agenda a rendere il piatto assai stuzzicante.

Tanto per cominciare la Rossa è complessivamente affidabile nella sua punta più prestazionale, perché mette puntualmente una delle sue macchine nella fascia più alta del rendimento e senza problemi rilevanti. Poi se una vettura ogni volta, a turno, fa assai meglio dell’altra e non tutto fila con perfezione assoluta, ci può anche stare. Anzi, ci sta eccome, per un team e un marchio debuttanti in Hypercar. E, al di là della flamboyant pole position di Sebring, a Portimao a eccitare ancor più c’è il miglior giro in gara, di neanche un decimo menoveloce rispetto a quello della Toyota vincente, anche se l’altra, quella che ha perso sei giri per un guaio a un sensore, alla fine, pur correndo ormai senza speranze, ha fatto segnare un best lap di circa 1”3 sotto rispetto a quello della Ferrari meglio piazzata.

Eppure il dato resta: di passo, rispetto alla Toyota che ha vinto, la 499P pagava in media tutto ciò che alla fine l’ha vista seconda a un giro, ma come possibilità di spinta, in prospettiva, le indicazioni che arrivano son tutte più che buone, perché le punte prestazionali dell’una e quella dell’altra sembrano distanti solo d’un decimo di secondo, ossia di un’inezia. E poi, attenzione, una Toyota che sta ferma sei giri per una riparazione, rappresenta l’altra vera clamorosa news della tappa lusitana, la qualespiega benissimo che i giapponesi non sono né invulnerabili né imbattibili, ma qualche scricchiolio e una mezza sfumata cominciano a emetterli eccome. In poche parole, la Ferrari non solo esce a testa alta dalla parte di campionato più difficile e delicata, le forche caudine dell’inesperienza assoluta, che andavano comunque passate e sofferte nelle prime due apparizioni, tra l’altro su tracciati diversi e molto particolari, ma lo fa cominciando a creare qualche problemino al colosso giapponese che ha due stagioni nette di vantaggio in termine di militanza in Hypercar, più una vita agonistica trascorsa nella categoria maggiore nell’era Lmp1.

Adesso si va a Spa in serie ottima, col piatto emotivo che s’ingrassa e l’emozione che cresce solo a pensare al weekend del centenario della 24 Ore di Le Mans. Là dove la Ferrari arriva nel favoloso ruolo di rivelazione d’inizio stagione, (ben) davanti a Porsche, Cadillac e Peugeot, per non parlare di Glickenhaus e Vanwall. E non finisce qui, perché il Wec che esce da Portimao e va verso il cuore della stagione può contare sulla gara belga che è una specie di fervi da pre-Le Mans e la classicissima della Sarthe a rappresentare un mondiale nel mondiale, ovvero una sorta di iride assegnabile in prova unica, a coefficiente di gloria ben gonfio.

E che bello assistere a un campionato nel quale non c’è la paranoia del format, degli ingressi di nuovi tracciati, dei mutamenti regolamentari estrutturali in corsa e di ricchi pretendenti che vengono considerati dipiù rispetto ai teatri storici minacciati e snobbabili. No, qui le cose vanno esattamente com’è giusto e logico che debbano andare, punto. Eppure a Le Mans nel weekend del centenario ci saranno oltre mezzo milione di persone a far festa, sol perché costoro hanno una cultura delle corse profonda e matura. Quindi, se permettete, questa Ferrari e questo Wec rappresentano non solo dei gran bei soggetti ma anche simboli importantissimi e dal dnapurissimo, da tenersi ben stretti, in un periodo come questo.

Visto che culturalmente vantano l’importanza e la decenza di ultimi baluardi di un certo tipo di qualità del Motorsport. E, più semplicemente e luminosamente, ricordano che l’automobilismo da corsa resta un fenomeno diversificato, multiforme, assai complesso e da godersi ben oltre le estremizzazioni, le massificazioni, le spettacolarizzazioni finte, le paperonate e le peperonate su Netflix, in ossequio alla tradizione dei marchi e dei luoghi in cui essi stessi si sfidano. Per questo la Ferrari di Antonello&Amato, meglio ancora dopo Portimao, rappresenta la risposta alternativa nobile, bella e dolce anche a tutto ciò di brutto e d’amaro che altro, altri e altrove vorrebbero sempre più propinarci.


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