Ferrari 499P al microscopio

Ferrari 499P al microscopio©  Paolo Filisetti

Anatomia della Rossa che, dopo 50 anni, torna e vince subito a Le Mans

Paolo Filisetti

14.06.2023 15:03

La 499P è stata concepita con la 24ore di Le Mans in testa. In pratica, le fondamenta stesse di qusto progetto sono state ragionate sulla base delle “esigenze” della maratona della Sarthe. Nello stesso tempo, pare corretto sottolineare che l’intero concetto, all’interno dei vincolanti limiti del regolamento tecnico Hyper Car, sia stato estremizzato per estrarre la massima performance possibile, quasi seguendo come paradigma lo stesso della F.1, dove prima di tutto è cruciale trovare la performance e solo dopo l’affidabilità.

Come funziona l'ERS della 499P

Importante quel “quasi”, infatti, ad esempio, nell’ingegnerizzazione di questa vettura grazie anche all’esperienza maturata in F.1, a livello di sistema ibrido, ogni componente dell’ ERS è stato realizzato, ma soprattutto posizionato nel packaging della 499P, in modo tale da essere il più possibile salvaguardato da elevate vibrazioni, ed eccessivo calore, nonostante il packaging estremamente compatto del propulsore. Non è un caso, infatti, se la meno fortunata delle due 499P, la numero 50, sia stata costretta ad una prolungata sosta nella notte per un problema al radiatore dell’ ERS colpito da un detrito (pietra), dunque per una causa esterna, e non di un malfunzionamento del sistema.

Il reset al pit stop

Vero è, per contro, che sulla vettura vincitrice, sia stato necessario per due volte (la prima intorno alla 19 esima ora), e la seconda a circa 20 minuti dalla fine della corsa resettare l’impianto elettrico per consentire la rimessa in moto della vettura dopo la sosta ai box. In entrambi i casi, è stata eseguita una procedura standard di rcovery che ha di fatto azzerato il blocco del sistema. Anche questo, indica la che la “robustezza” delle procedure di emergenza abbia funzionato, di fatto evidenziando che non solo la parte hardware della vettura, ma tutto il software di gestione sia stato progettato con grande accuratezza, fornendo a tutti gli effetti, non solo ai piloti impegnati al volante, ma soprattutto agli ingegneri al box, strumenti affidabili che li hanno messi nelle condizioni di affrontare ogni problematica contingente con razionalità e soprattutto freddezza, due fattori cruciali per ottimizzare il tempo di ciascun intervento. Un plauso va decisamente alla precisa dinamica di questa vettura, che ha consentito di gestire brillantemente il degrado degli pneumatici, nel confronto diretto con gli avversari, prima tra tutti la Toyota. Pare corretto sottolineare che in occasione della prima prova del WEC a Sebring, la 499P avesse dimostrato un deciso svantaggio in tal senso. Nelle due prove successive che hanno preceduto Le Mans, i tecnici hanno progressivamente affinato l’assetto delle sospensioni grazie alla ingente mole di dati raccolti.

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